Gli parlano di record. Gli prospettano un favoloso tris agli Open d’Italia, dopo il 2006 e il 2016, e un altrettanto storico sesto urrà nell’European Tour. Lo innalzano quasi oltre Costantino Rocca, il pioniere del golf italiano nei tornei importanti, all’estero. Lo lusingano affiancandolo in centinaia, in migliaia, nei suoi giri a Gardagolf all’inseguimento delle buche. Lo esaltano ricordandogli che è dalla undicesima buca del secondo giro di Wentworth – un campo classico di questo sport – non commette un bogey. Cioè, da 80 buche non chiude con un colpo più del dovuto. Lui, Francesco Molinari, si è riappacificato anche col nomignolo “Chicco”, non più diminutivo, ma vezzeggiativo, e avanza spedito sul bellissimo percorso di Brescia col sorriso stampato in faccia come non gli era successo mai. Ha la sicurezza dei forti. Non sa se davvero vincerà, non sa se agguanterà il redivivo Martin Kaymer, ex numero 1 del mondo, battuto nel 2015 ai playoff da Karlberg, a secco sul Tour da Pinehurst 2014, quand’ha firmato il secondo Major, che comanda dopo due giri con un colpo di vantaggio a quota 13 (-11). Non sa si scrollerà di dosso gli altri quattro coi quali è appaiato a -10, gente forte come Graeme McDowell, Rafa Cabrera Bello, Thomas Pieters e Danny Willett (campione Masters 2016). Non sa se terrà a bada i cinque che inseguono a una solo colpo, e gli altri cinque che sono a due, fra i quali anche Matteo Manassero, che gioca in casa. Da uomo e giocatore forte, Chicco ha la consapevolezza del suo nuovo livello di professionista rotto a qualsiasi esperienza sul Pga Tour, alla grande perizia nei ferri e alle qualità nell’approccio, ha aggiunto un’efficacia nel putt e un rendimento medio-alto che forse, in extremis, gli procurerà in extremis anche un posto in squadra nella nazionale europea di Ryder Cup.
Articolo scritto da Vincenzo Martucci (SportSenators.it). Per continuare a leggere l'articolo, clicca QUI.