Grande boxe a Milano: Zucco, Mazzon, Prodan e Sarchioto entusiasmano il pubblico.
di Giuliano Orlando
Tanto pubblico, tanti pugni, entusiasmo alle stelle nel segno del ritorno della grande boxe a Milano, dopo un digiuno durato dieci mesi. La OPI 82 della famiglia Cherchi e la fattiva collaborazione del Fight Club Fragomeni, si sono presentati all’Allianz Cloud di Milano, la “bomboniera” della boxe, con un cartellone di qualità e la presenza della Top Rank, ovvero ESPN+ che ha irradiato l’evento negli USA, oltre a DAZN tornata con le telecamere in diretta. Il cartellone mancava purtroppo di Daniele Scardina, che sta affrontando il match più difficile della vita, dopo l’infortunio in allenamento, puntando sul verbanese Ivan Zucco alla prova più impegnativa della carriera, sul rientro di Prodan e sul tricolore supermedi, tra due antagonisti inediti per Milano. Il romano Francesco Russo (12-3) che metteva in palio la cintura e il lombardo, con radici venete Christian Mazzon (10-4-1) alla grande occasione della carriera. Un cartellone per addetti ai lavori, che evidentemente sono tanti, visto che la struttura ha sfiorato il tutto esaurito. Nonostante la “rosea” abbia quasi ignorato l’evento, un segnale preoccupante sulla filosofia del quotidiano che ha sempre sostenuto le iniziative della noble-art, il successo di pubblico ha confermato che lo zoccolo duro degli appassionati ha aumentato la schiera e dobbiamo dare atto che il maggior artefice di questa escalation è stato proprio Daniele Scardina, al quale facciamo gli auguri più sinceri affinché recuperi al più presto e bene.
I Cherchi hanno scelto l’inglese Germaine Brown (12-2), per testare le capacità di Zucco (17) in vista di un salto di qualità, valutando con attenzione i rischi per questa sfida. Il verbanese sta crescendo gradualmente e questa vittoria è servita parecchio in prospettiva futura. Brown strutturalmente sembra un mediomassimo, alto e ben proporzionato ha due limiti: non possiede il pugno del KO e neppure la furia del guerriero. In compenso ha ottima base tecnica, usa bene e velocemente i colpi lunghi, smaliziato e furbo, abile anche con testa e gomiti, quando si trova in difficoltà. Lo ha fatto spesso contro Zucco e l’arbitro Poggi ha lasciato correre, ritenendoli ininfluenti sull’equilibrio del match. Zucco è partito prudente, lasciando l’iniziativa all’inglese per i primi tre round, studiando l’avversario. Dal quarto tempo si è invertita la tendenza, Zucco accorcia la distanza, aumentando il ritmo dei colpi, mentre Brown dimostra i limiti tecnici dovendo scambiare. Le riprese si susseguivano con l’identico clichè e la distanza aumenta fino alla conclusione, con la decima tornata forse la più bella dell’italiano, che colpisce anche a distanza, si muove bene ed evita le repliche di un Brown consapevole di aver trovato un rivale più bravo. I giudici segnano coralmente 99-91, che personalmente ritengo eccessivo, ma questo può essere secondario essendo la vittoria di Zucco fuori discussione. Tutto benissimo? Le vittorie aiutano sempre, ma esaltarle è sbagliato. Il verbanese è in progresso, questo non significa sia giunto al top. Deve migliorare ancora molto. Il gancio sinistro è ancora lento e spesso impreciso, sente molto la pressione e, inizialmente è molto rigido. Brown era un buon test e lo ha superato senza correre rischi, finendo in crescendo.
La sfida tricolore dei supermedi ha esaltato il pubblico in un susseguirsi di emozioni e alternanza con situazioni incredibili. Francesco Russo (12-3), 31 anni, il pugile di Ladispoli nel civitavecchiese aveva conquistato la cintura a spese di Francesco Sarchioto, lo scorso ottobre a Roma, vincendo per KO all’ottavo round. A contendergli il trofeo, il milanese, con origini paterne venete, Christian Masson (10-4), 27 anni, una carriera in chiaro scuro, dovuta alla necessità di combattere all’estero per raccogliere quelle borse che il mercato di casa nostra, non assicura. Entrambi i pugili provengono dal calcio, ripudiato per l’ambiente non certo ideale, fra invidie e delusioni. Al via Masson dimostra più iniziativa, anticipando il campione con serie precise che raggiungono spesso il bersaglio, mentre Russo appare più sorpreso che intimorito ma appare in difficoltà. Il ritmo è sostenuto e spettacolare, il pubblico si scalda e non poco. Al terzo tempo Masson incalza Russo, lo centra col destro mettendolo al tappeto, passa meno di un minuto e a finire giù tocca a Masson, centrato dal destro bomba del campione. Si riprende e lo sfidante ha la lucidità di evitare le bordate di Russo che cerca in ogni modo di concludere alla sua maniera, senza farcela. Si chiude il terzo round tra un uragano di applausi per lo spettacolo offerto dai due pugili. Al via del quarto round, dopo una prima sfuriata di Russo, evitata da Masson muovendosi bene sulle gambe, tocca allo sfidante riprendere il martellamento, avendo ritrovato energie incredibili, dopo gli scambi violentissimi. Infatti, Masson chiude alle corde Russo, lo martella sopra e sotto facendolo crollare faccia in avanti e l’arbitro Licini con saggia lucidità, ferma il match, dichiarando Masson vincitore per KO.
Il nuovo campione è quasi incredulo, era il match della vita e lo ha vinto. “Ho lasciato il calcio nauseato e ho trovato nella boxe, quello che cercavo, uno sport vero che mi permettesse di soddisfare la mia esuberanza. Ho girato varie palestre, fermandomi alla Folgore Caratese, col maestro Sirtori, una persona squisita, disputando 28 incontri da dilettante. Nel 2018 a Cascia ho vinto il titolo italiano senior nei 69 kg. L’anno dopo passo professionista e vado ad allenarmi alla OPI Gym, con un maestro eccezionale come Franco Cherchi, ma dopo il quarto match mi trasferisco a Sarnico (BG), dove vivevano i miei genitori. Accetto trasferte non facili, visto che solo all’estero ottieni borse decenti. Tre delle sconfitte lo ho subite fuori dall’Italia, affrontando avversari di tutto rispetto. In particolare il francese Bakary Samake (11) fortissimo che ha vinto vari titoli internazionali, poi il danese Jacob Bank (9), altro elemento di qualità. Ho perso pure dal kosovaro Edmond Zefi a Pec, ma avevo stravinto, solo che da quelle parti, anche se vinci per KO, trovano il modo di farti perdere”.
Dove hai preparato la sfida tricolore?
“Nel gym di Giacobbe Fragomeni, partendo ogni giorno da Sarnico a Milano, che mi fatto sudare e soffrire parecchio, ma ne valeva la pena. Mi ha parlato subito chiaro, facendomi capire che per battere Russo dovevo dare tutto in allenamento, arrivando al match pronto e cattivo al punto giusto. Così è stato, ora sono l’uomo più felice del mondo. Rendo onore al mio avversario che ha due martelli nei guantoni, ma io sono stato più bravo e ho vinto. Adesso torno a vivere a Milano, pronto per difendere questo meraviglioso titolo”.
Ha vinto prima del limite anche il welter Maxim Prodan (23-2-1), ucraino di nascita, residente da circa dieci anni alla periferia di Milano, dove è benvoluto da tutti. Nato pugilisticamente alla OPI 82 col maestro Franco Cherchi, ha spedito KO al secondo round Mirko Marchetti (8-5), velletrano di 34 anni, pro dal 2017, con intervalli tra il 2019 e il 2021, reduce da due sconfitte, mai battuto prima del limite. Tra l’altro, Prodan ha vinto senza mai rischiare, ragionando con lucidità come gli suggeriva il maestro Cherchi. Soddisfatto del risultato, ha commentato: “Quando l’ho messo giù la prima volta, ho pensato a quanto mi era successo contro il venezuelano Enrique Romero, deciso a non ripetere l’errore. Così ho fatto le cose con calma e ho risolto la faccenda con la combinazione conclusa col sinistro al fegato, studiata a lungo in palestra col maestro. Una vittoria che mi rasserena. Vorrei ritrovare Florian Marku, che affrontai a Tottenham il 25 maggio 2021, una sconfitta ingiusta che vorrei cancellare, disposto ad andare anche in Albania, la sua patria. Finora ha sempre declinato la nostra proposta. Spero di ottenere presto il passaporto italiano per combattere per il tricolore e sposarmi”.
Sul ring pure l’imbattuto medio Giovanni Sarchioto (7), 25 anni, residente ad Anzio, in forza all’Esercito fin da dilettante. Ha battuto, meglio, ha dominato il francese Houcine Moulahi (4-14-2), origini tunisine, che si è confermato una roccia, lungo gli otto round, anche se negli ultimi due, solo la buona volontà dell’arbitro gli ha permesso di chiudere ai punti. Moulahi, li ha conclusi legando e abbracciando, mentre Sarchioto che aveva gestito con intelligenza la fatica, chiudeva con bella eleganza.
“Sapevo che il francese era resistente, come si è dimostrato, anche se alla fine non si reggeva in piedi. Io stavo bene, ha fatto ulteriore esperienza e a questo punto spero che Alessandro Cherchi mi trovi l’opportunità tricolore e anche qualche utile match all’estero”.
Debutto vincente per i superwelter Morgan Moricca (1) ai danni di Mario Giovanni Zolli (1-3) dopo sei round molto vivaci sempre a vantaggio del primo e di Kone Yaya (1) impegnato dall’esperto Riccardo Pompeo Mellone (3-29-1), la cui esperienza gli è servita a limitare i danni.
La siciliana Gloria Peritore (1), peso gallo, dopo una lunga e titolata attività nella kick, con titoli a iosa, ha debuttato nel pugilato, superando l’argentina Chiara Giselle Insarrualde (0-1) dopo quattro round piacevoli, inizialmente condotti dall’ospite, poi incanalati verso la Peritore che ha sfruttato il maggiore allungo, vincendo ai punti.
Giuliano Orlando