Grande Italia agli europei scolari a Banja Luka in Bosnia con ori, argenti e bronzi.
Dopo l’uscita dall’IBA della FPI, che futuro per i campionati di categoria?
di Giuliano Orlando
Conclusi gli europei “scolari” (13-14 anni) edizione 2024, la 21°per i maschi, la 6° per le femmine, con un bilancio di casa nostra più che onorevole: due ori, tre bronzi femminili e due argenti maschili, ovvero 7 podi, molto meglio del 2023 a Maribor in Slovenia, con un argento e tre bronzi al femminile, nessun podio al maschile, col particolare non certo secondario che lo scorso anno mancava la Russia, presente a Sarajevo in tutte le categorie. In virtù di questi risultati, l’Italia nel medagliere globale figura al quarto posto, preceduta da Russia, Polonia e Inghilterra, davanti a Irlanda, Moldovia, Armenia, Turchia, Georgia e Bulgaria, le top ten di questi europei. Ancora più avanti la formazione femminile, al terzo posto, preceduta solo da Russia e Polonia, davanti alle inglesi e alle irlandesi. La mancata conquista di almeno un oro, penalizza i maschi, che figurano al decimo scalino, alla pari con la Grecia. L’ultima presenza della Russia data dal 2021, sempre a Sarajevo, presente l’Ucraina, che risulta la squadra più agguerrita contro la corazzata russa. L’anno prima (2020) nell’edizione disputata a Tbilisi in Georgia, la squadra russa venne rispedita a casa, avendo gli organizzatori riscontrato che i certificati di nascita non erano corretti. A questa edizione hanno preso parte 30 nazioni tra gli scolari (16 categorie) con 240 atleti, mentre le nazioni presenti nel settore femminile (14 categorie) erano 24 con 123 atlete. Turchia e Russia al completo con 30 iscritti, l’Azerbajan 16 maschi e 9 ragazze, Irlanda al completo tra le giovani e con 15 scolari. Nel settore maschile Armenia, Georgia, Romania e Moldovia con 13 presenze, Croazia (12), Polonia e Italia (11), Inghilterra, Israele e Serbia (10), le nazioni a doppia cifra. Nel settore rosa, robusta presenza di Georgia e Romania (10), Italia e Azerbajan (9), Inghilterra (8) e Polonia (7). Il ritorno della Russia ha confermato tra i maschi una superiorità schiacciante, peraltro facilitata dai giudici che quasi sempre in caso di 3-2, hanno scelto i russi, confermando una sudditanza psicologica ancora attuale. D’altronde, la diversa esperienza tra loro e le altre nazioni, salvo poche eccezioni, viene specchiata dai sette ori, due argenti e un bronzo (10 podi) sulle 16 categorie presenti. Nonostante questo handicap, si è constatato un miglioramento generale, in particolare la Moldovia, che ha raccolto due ori, un argento e tre bronzi, meglio dell’Armenia (2-0-5). Le altre nazioni che hanno centrato un oro sono state: Inghilterra, Polonia, Irlanda, Turchia e Georgia. Pur avendo portato pugili in finale, si sono dovute accontentare dell’argento: Bulgaria, Azerbajan, Grecia, Israele, Slovenia e l’Italia, con Patrizio Oliva responsabile tecnico e i colleghi Mirco Turrin e Rocco Prezioso, preparatore atletico Armando Sangiorgio. Italia in ripresa, vittima purtroppo di verdetti che non rispecchiavano le realtà del ring. In particolare le sconfitte di Fabi (46), sceso di categoria rispetto al 2023, contro l’armeno Mkhitaryan, di Ricci (66) con l’altro armeno Kirakosyan e ancor più quella in finale di Lo Piccolo (44) di fronte al russo Garakoev di 4-1, lasciavano sconcertati. Il baldo siciliano, allievo della Cannata Boxe, nella sfida titolata, ha mostrato le cose migliori, mentre il russo abusava in tenute e furberie di vario genere, ignorate dall’arbitro. Potremmo dire, niente di nuovo sotto il sole. L’altro azzurro finalista, Raul Barone (57) dopo aver battuto il polacco Salaga e il serbo Nesic, in modo netto, entrava in finale senza combattere, risultando il lettone Jevgrafovs, inidoneo al combattimento. Per l’oro, incrociava il turco Celik che aveva eliminato il russo Aleksandrov e il georgiano Pavliashvili, i due favoriti. Contro l’azzurro confermava la superiorità di mestiere e di varietà tattica. Barone di batteva con onore, perdendo ai punti. Degli altri azzurri, Gaetano Vinci (40) dopo l’ottimo debutto contro il quotato azero Bakhishli, trovava disco rosso contro l’inglese Price, a sua volta ingiustamente punito dai giudici contro il russo Tseboev (3-2) che andava poi a vincere il titolo. Per l’altro siciliano Mattia Fortunato (42) il cognome non ha rispecchiato la buona sorte, dato sconfitto (3-2) nei confronti del montenegrino Raicevic con i giudici in confusione: il russo e l’estone segnano 30-27 in antitesi, ovvero sei punti di differenza su tre round! Platania (48) debutta e perde contro l’inglese Baker, l’elemento migliore della categoria, degno erede del connazionale Flemming, che aveva dominato nel 2023, ma i giudici lo fermano in semifinale, favorendo in modo sfacciato il russo Fargiev giunto al titolo. Niente da fare per il mancino esordiente Cesare Spaziani (50) allievo del gym Setteville di Roma, posto di fronte al moldovo Buhaniuc, giovane talentuoso, giunto in finale, battuto dai giudici (3-2) non certo dal russo Guchapshev. Battaglia equilibrata tra l’azzurro Michel Morelli (52), proveniente dalla Imperium Boxe, e il serbo Katic, che la giuria ha preferito (3-1). Valentino Risoluti (54), della Boxe Ladispoli, ha sfiorato il podio, lottando quasi alla pari con l’inglese Billy Long, il castigamatti dei 54 kg. che lungo il suo cammino ha battuto netto il russo Tlekhas, ha costretto allo stop l’irlandese Brannan e l’armeno Ghazaryan, dominando in finale il bulgaro Spasov. L’azzurro, dopo aver battuto l’azero Aslanov e lo scozzese Martin, entrava in rotta di collisione con l’inglese, che pur vincendo, trovava nell’azzurro il rivale più impegnativo. Merito non da poco. Roberto Miglietta (63), il debuttante pugliese, esordiva contro l’armeno Harutyunyan, che avrebbe vinto il titolo. Lotta impari, finita con lo stop al terzo round. Infine l’abruzzese Christian Ricci (66), vincitore dopo lotta incerta col romeno Schiopu (3-2), ha fatto tutto il possibile per superare l’armeno Kirakosyan, non abbastanza per i giudici (4-1) che hanno preferito l’asiatico.
La formazione femminile guidata dalla responsabile Valeria Calabrese e il supporto dei tecnici Gianfranco Rosi e Lorenzo Di Giacomo, ha migliorato sia il bilancio del 2022 (1-1-2) che quello dello scorso anno (0-1-3), nonostante il ritorno della Russia. Squadra rinnovata, salvo la conferma di Gaia Caldarella (64), la siciliana della Dugo Boxe, argento a Maribor. Le altre otto erano tutte esordienti. Per Vittoria Milani (36) la guerriera mignon della Life Center di Roma, il sorteggio appariva proibitivo, con l’esordio contro l’irlandese Smithers e a seguire la russa Kharitanova due delle favorite che Vittoria regolava alla grande, confermando il carattere da guerriera senza paura. In finale l’israeliana Hurieva ha fatto la parte della spalla, dimostrando un affetto verso l’Italiana decisamente forte. Tenute, abbracci e tutto lo scibile per ridurre al minimo i pugni che le arrivavano da ogni parte. L’arbitro si è limitato a bonari richiami, evitando a Hurieva di chiudere prima del limite. Un oro tanto meritato, quanto a sorpresa. Più atteso quello di Gaia Caldarellla (64), sfiorato nel 2023, contro l’irlandese Henderson, conquistato alla grande a Sarajevo, nel segno della predestinata. La turca Durmus, la moldova Gritco, l’irlandese O’Reilly, vincitrice della russa Anufrieva e in finale la greca Karpozilou, che aveva impressionato per la potenza dei pugni, non hanno avuto scampo. Una dietro l’altra si sono inchinate all’azzurra. Compresa la greca che inizialmente ha provato lo scambio uno a te e uno a me. Dopo un minuto quelli che subiva erano il triplo dei dati. Al terzo round, dopo un paio di conteggi, l’arbitro riteneva che ulteriori pugni potevano essere deleteri per l’ellenica e la rimandava all’angolo, evitandole rischi inutili. Il colpo doppio azzurro, agli europei delle scolare, mancava dal 2019, alla seconda edizione del settore in quel di Tbilisi in Georgia, senza la Russia e con sole 18 nazioni al via. Nell’occasione vinsero Maria Sannino, Luisa Acconcia e Valentina Marra, con l’aggiunta di due bronzi. A Sarajevo era tutto più difficile per la qualità messa sul ring da molte nazioni e dominio russo è quasi sfumato del tutto. Delle 14 in gara, sei sono rimaste fuori dal podio. Tre sono uscite in semifinale, riducendo le vittorie per l’oro a quattro centri e un argento. Nel 2021 la Russia al femminile conquistò otto ori e quattro argenti. Il regresso è evidente. La Polonia è stata ottima protagonista in entrambi i settori. Un oro, un argento e un bronzo al maschile, due ori e un argento tra le ragazze con Amelia Urban, che ha bissato il successo 2023 nei 44 kg. salendo nei 46 a spese dell’irlandese Murphy che aveva già battuto in semifinale a Maribor. L’altro oro polacco nei 48, con la Michalak premiata (3-2) sull’azera Muradli finita alla pari. I due trionfi inglesi sono il frutto dell’esperienza del 2023, dove la Grigg (40) e la McKee (54) hanno tramutato l’argento in Slovenia in oro a Sarajevo, battendo entrambe le russe. L’Italia, oltre alla doppietta d’oro, ha conquistato anche tre bronzi, grazie ad Aurora Turrin (51) alleva della Boxe Latina, fermata in semifinale dalla scozzese che sembra una diciottenne e boxa da atleta esperta. Altro podio alla milanese Amadori (57), 13 anni, allenata dal papà. Giunta agli europei con pochissimi match, dimostratasi un talento di erba. In semifinale è stata alla pari dell’irlandese di colore Dossen, che ha vinto l’oro. Contro la nostra scolara ha vinto col dubbio (3-2) e l’anno prossimo, l’azzurra sarà sicura protagonista. Serena Sinagra (42), siciliana e allieva della Lanza Boxe, ha esordito battendo la quotata azera Miriyeva, cedendo con onore in semifinale alla turca Celyn, atleticamente più forte. Fermata all’esordio Annalisa Palumbo (40) pugliese e allieva del gym diretto dal papà, dopo una battaglia tosta contro l’armena Khachatryan, premiata con un 3-2 che poteva andare anche alla nostra. La biellesa Matilde Bertolone (44) dopo aver battuto l’azera Samadova con un finale gagliardo, trova la russa Trokhina, una spilungona che tocchetta e lega, mentre l’azzurra quando arriva fa male. I giudici inventano un 5-0 che sembra una passeggiata per la russa, mentre il ring ha raccontata una storia diversa e molto più equilibrata. La Tartaglione (46) debutta contro la polacca Urban, giunta all’oro. La nostra azzurra la impegna abbastanza, tanto da convincere il giudice magiaro a darla vincente. Più di così non poteva dare.
Valeria Calabrese è giustamente soddisfatta, nonostante una preparazione difficile e piena di imprevisti. “Prima di tutto ringrazio la dottoressa Cristina Pane, la dietista che ha portato le atlete al giusto pesoi senza cali di rendimento. Idem per tutta la squadra, nove tigri sul ring, come avevo chiesto e ottenuto. Mai stata tanto orgogliosa, anche se sulla carta, solo Gaia Caldarella, sulla carta era in grado di competere. Le altre partivano da zero o quasi. Pochissimi incontri alle spalle, addirittura qualcuna era sotto i dieci match come la Amadori, che aveva dalla sua il sacro fuoco delle predestinate. Come lei, tutte le altre sono andate oltre le attese, al punto che siamo tornate a casa con cinque medaglie e due sono d’oro. Vittoria Milani non la conosceva nessuno, poteva uscire all’esordio, invece ha matato tutte le avversarie, dall’irlandese alla russa, fino all’israeliana che in finale ha ridicolizzato. Non sempre puoi arrivare a questi traguardi, quindi sarà necessario programmare molto meglio la preparazione in vista dei prossimi europei di categoria”.
La speranza della responsabile azzurra pone nel contempo un interrogativo importante. Ci saranno e da chi verranno allestiti i prossimi europei delle varie categorie? La FPI, il 27 luglio scorso ha lasciato l’IBA, entrando nella World Boxing, la nuova organizzazione mondiale presieduta dall’olandese Boris Van der Vors, in contrapposizione all’ente presieduto dal presidente russo Umar Kremlev, in carica dal 2019, l’anno in cui il CIO ritiene che le attività dell’allora AIBA, non siano conformi alla Carta Olimpica e la sospende dal ruolo di federazione riconosciuta dal Comitato Internazionale Olimpico. Da quel momento è battaglia aperta e, nonostante i numerosi ricorsi dell’IBA ai vari gradi dei tribunali sportivi e disciplinari, il risultato finale è stato la sua cancellazione definitiva da federazione olimpica. Nel 2022, si forma un gruppo che fonda il CCA (Common Cause Alliance), diventata poi World Boxing, con 18 nazioni aderenti, salite a 25 a fine anno. Tra le quali USA, Inghilterra, Canada, Francia, Irlanda, Australia, Nuova Zelanda, Ucraina, Filippine e altre. Le previsioni sono per una forte incremento dopo i Giochi di Parigi. In particolare dall’Asia, finora la roccaforte dell’IBA con Uzbekistan, India e Cina alle quali i ricchi premi che Kremlev assicura ai migliori dei mondiali e dei tornei che l’IBA allestisce nei vari continenti, fanno gola. Soldi che arrivano attraverso il contributo della Gazprom, l’azienda russa che produce gas, ma fornisce i servizi più vari, comprese forze militari a chi li richiede, nella quale lo stesso Putin ha interessi diretti. Il conflitto è esclusivamente politico e si è acuito quando la Russia ha invaso l’Ucraina, creando di fatto la rottura completa non solo nella boxe. I pessimisti ritengono che al momento la WB non abbia la forza finanziaria e di adesioni per sostituire l’IBA che al momento conta oltre 200 nazioni iscritte. Chi sostiene che il CIO non contempla il pugilato a Los Angeles 2028 afferma il falso. Il CIO ha informato i vari comitati continentali che non intende allestire l’organizzazione delle preolimpiche come è stato per Tokyo e Parigi, che debbono tornare in seno ad un ente che lo stesso CIO riconoscerà nel ruolo. Decisione assolutamente necessaria, dopo i disastri di arbitri e giudici ai Giochi di Parigi, con verdetti che hanno eliminato ingiustamente alcuni dei favoriti, tra cui il nostro Mouhiidine (92 kg) ma non solo l’azzurro. Al momento la World Boxing non sembra ancora in grado di accollarsi questa responsabilità. Non una bocciatura, solo una la fase di transizione. Con sviluppi che potrebbero far decollare la W.B. I cambiamenti riguardano tutti i continenti. Le Americhe e l’Oceania già sono fuori dall’IBA, restano Asia, Africa ed Europa. Di certo l’Italia dovrà optare per il cambiamento. Tenendo presente che nel sito dell’EUBC, campeggia questa frase: “La missione dell’EUBC è quella di governare lo sport della boxe, in tutte le sue forme in Europa. Come Confederazione, attraverso la direzione e la guida dell’IBA”. Cosa deciderà il presidente europeo, il dottor Ionnis Filippatos, eletto a fine aprile 2022 ad Assisi, dopo un testa a testa con l’olandese Boris Van der Vors, sostenuto dalla Francia, che rifiutava la vicepresidenza offertagli dal neo responsabile europeo, avendo già nei programmi la scissione dall’IBA? Nel mio prossimo articolo, imperniato sui risultati dei Giochi di Parigi, in chiave pugilistica, comprese le situazioni createsi nel corso dei giochi, farò conoscere il mio punto di vista. Agli interessati, appuntamento a breve.
Giuliano Orlando