Grande spettacolo e tanto pubblico per il ritorno della boxe a Milano.
Il giudizio di Fragomeni sulla manifestazione.
di Giuliano Orlando
MILANO. Non era una scommessa facile, e personalmente temevo che l’entusiasmo e la fiducia del promoter Edoardo Germani, si potesse spegnere davanti agli spalti vuoti dell’Allianz ex Palalido, nonostante il programma avesse gli stimoli giusti per invogliare il pubblico a tornare a vedere boxe dal vivo. Mi ero sbagliato e ne sono felicissimo. Ha vinto il pugilato alla grande e ai guantoni si sono uniti gli acrobati che giocando con la musica hanno divertito, una specie di anteprima in attesa dell’esame che li aspetta ai Giochi di Parigi. Dopo l’esito del debutto, con l’ausilio di Sara Fragomeni, sicuramente Edoardo Germani starà pensando ad un nuovo appuntamento, magari con altre novità che possono essere il sale delle serate. Intanto ha distribuito premi vari e reso felici i due vincitori del viaggio alle Hawaii. Soddisfatto il promoter e fiera la moglie di Giacobbe nel ruolo di coordinatrice e non meno il mai dimenticato ex campione del mondo dei cruiser Fragomeni. Un grande esempio per i giovani, la cui carriera, iniziata abbastanza tardi, ma talmente ricca di trofei da meritare il ricordo dei suoi trascorsi. Da dilettante ha preso parte ai mondiali, dove conquista il bronzo nel 1997 a Budapest e l’anno dopo a Minsk in Bielorussia compie l’impresa di cogliere l’oro europeo nei massimi, battendo in semifinale il russo Macharenko, che era il favorito, un pugile che nel corso della carriera ha vinto europei e mondiali, sulla carta insuperabile. Che l’azzurro è capace di fermare tra lo stupore di spettatori e tecnici. Arriva in finale dove trova il beniamino di casa, Siarhei Dychkov, che lo sovrasta in altezza e nel primo round lo assale deciso a spedirlo nel mondo dei sogni. Facendo male i conti. Dal secondo al quarto round, Giacobbe inizia una rimonta strepitosa, portandolo alla vittoria finale. Titolo che restò l’ultimo di casa nostra, fino al 2022, ovvero per ben 24 anni, quando Aziz Mouhiidine, a Yerevan in Armenia, vinse nei massimi. Non da meno la carriera di Giacobbe da pro, iniziata nel 2001 a 32 anni, culminata con la cintura mondiale dei cruiser, vinta il 24 ottobre 2008 al Palalido di Milano (tutto esaurito) oggi Allianz, superando il cecoslovacco Rudolf Kraj, fino ad allora imbattuto. Fu una battaglia epica che il nostro guerriero vinse alla grande e difese a Roma l’anno dopo contro il polacco Wlodarczyk, dal fisico impressionante da massimo, che nel nono round riuscì a far contare l’italiano, per cui il match sembrava ormai segnato. Fragomeni, ancora una volta compì un miracolo, recuperando e finendo in crescendo mettendo addirittura in crisi l’avversario. Il pari gli permise di restare giustamente campione. Cintura che perse malamente in Germania contro l’ungherese Zsold Erdei, per una conduzione dall’angolo a dir poco assurda. L’ultimo match il 22 dicembre 2017, concludendo una carriera iniziata nel 1995. Non un addio, ma un cambio di ruoli. Insegnando boxe nella bella palestra a Milano. Dall’interno all’esterno delle corde. E anche nella nuova situazione dimostra di avere talento. Gli ultimi risultati nel bilancio della serata all’Allianz, dove Mazzon, Samuel Nmomah, ma anche Alessio Spahiu, hanno centrato gli obbiettivi. Unico rimandato Joshua il gemello di Samuel, che ha perso una battaglia, ma la sconfitta gli servirà come stimolo per una pronta riscossa.
Giacobbe è soddisfatto ma deciso a fare ancora meglio: “Visti i risultati e la presenza del pubblico, con tantissimi giovani, aspetto che mi ha aperto il cuore alla speranza di credere in un futuro per il nostro sport, debbo dire che il bilancio dei ragazzi che ho preparato mi soddisfa, anche se Joshua è stato inferiore alle attese, ma ha margini di miglioramento, come tutti gli altri. Mazzon ha iniziato prudente, studiando le caratteristiche di El Harraz che non avevamo sottovalutato. Quando ho chiesto a Christian di aumentare il ritmo ha risposto alla grande, vincendo una sfida importante. A Samuel avevo chiesto di mostrare quello che fa vedere in allenamento ed è stato perfetto. Rossetti confermatosi avversario di tutto rispetto e per batterlo doveva dimostrare personalità, essendo sul piano tecnico allo stesso livello. Lo ha fatto e ha vinto. Mi è piaciuto anche Alessio Spahiu, gestendo con giudizio la sfida. Damiani è avversario scomodo, non un campione ma un collaudatore forte. Averlo domato nettamente è stato importante, confermando i progressi tecnici e tattici. Ormai il titolo italiano è alla sua portata. Su Kogasso e Paparo, gli altri vincitori non mi pronuncio, che lascio ai rispettivi maestri ai quali faccio i complimenti. Aspettando il prossimo appuntamento, con tano entusiasmo e fiducia”.
Purtroppo e lo dico con amarezza, l’assenza più clamorosa è stata quella della stampa. Ingiustificata sia dallo spettacolo offerto dai pugili che dall’insensibilità editoriale verso una disciplina storica come il pugilato. Così non si aiuta lo sport, semmai il contrario. Per fortuna spuntano appassionati come Edoardo Germani, premiato dal vero giudice: il pubblico.
Maggiore sensibilità della stampa, l’hanno mostrata Massimo Bugada il presidente della boxe lombarda, che unisce capacità imprenditoriale e passione infinita, facendo salire a numeri record le palestre, giunte nel 2023 alla quota record di 162, con quasi 2000 iscritti che, dopo aver assistito alle semifinali degli assoluti dilettanti svoltisi a Chianciano Terme nel senese, assieme alla consigliera federale lombarda Carlotta Rigatti Lucchini, sono partiti verso Milano, in tempo per essere presente all’appuntamento dell’Allianz. Importante anche la presenza di Lara Magoni, un passato da sciatrice ad alto livello, con l’argento mondiale nel 1997, senatrice della Repubblica ed oggi sottosegretario della Regione Lombardia, con delega allo Sport e ai Giovani, che ha avuto parole di grande entusiasmo per la disciplina, indicandola tra le più formative per i ragazzi.
A completamento della bella riunione, la vittoria del superwelter Christian Mazzon (12-4), 27 anni, pro dal 2019, milanese, dopo aver conquistato il titolo italiano il 24 marzo scorso, sempre all’Allianz, battendo il romano Francesco Russo, dopo quattro round di fuoco, una delle sfide più drammatiche, con atterramenti per entrambi, ha confermato i progressi auspicati, superando un Khalil El Harraz (15-5-1), 30 anni, pro dal 2016, giunto da Roma per vincere. Non ci è riuscito per la bravura del rivale, ma merita un plauso alla pari del milanese che mette in bacheca la cintura WBC del Mediterraneo superwelter. I gemelli Samuel (19) e Joshua (13-2), tornano a Novara con verdetti opposti. Il primo promosso a pieni voti, intascando l’Internazionale Silver WBC medi vacante, a spese di Giovanni Rossetti (12-3), tarantino allievo di Cataldo Quero, che non ha deluso, ma gli è mancata quella personalità che ha invece mostrato l’avversario. A questo punto potrebbe starsi anche la rivincita. Anche per Joshua, occasione rimandata, sconfitta netta di fronte ad un avversario che non è un medio, ma ha mostrato la personalità capace di condizionare il rendimento del rivale. Il calabrese adottato da Bergamo, Morello ha vinto nettamente, conquistando il Mediterraneo WBC vacante, senza correre rischi, usando intelligenza tattica e dosaggio della fatica. Per la cronaca, Morello ha perso una sola volta, il 23 ottobre 2020 a Milano, contro il tosto inglese Luther Clay, contro il quale ha sofferto ma anche reagito. A questo punto si è parlato di affrontare Chiancone, per il tricolore. Ci può stare, anche se la sfida è ben diversa. Mi chiedo, perché non provare nei superwelter? Voto ottimale per Il gigante buono congolese Jonathan Kogasso (10), 28 anni, argento agli assoluti 2017, pro dal 2021, allievo da sempre di Vincenzo Gigliotti che lo ha fatto crescere nel modo migliore, in attesa della nazionalità italiana e anche nella speranza di trovare un rivale per il titolo italiano. Che il francese Brice Clavier (8-5-1), fosse una tappa, lo si è visto subito. Il KO è stato il risultato logico di una superiorità costante di Kogasso. Sul match tra i leggeri Francesco Paparo (6-0-1) e Andrea Sito (7-3-3), vado controcorrente. I commenti ufficiali lo descrivono come una battaglia equilibrata, io la definisco una sfida rimandata. Un altro arbitro li avrebbe richiamati per scarsa combattività. Dico questo perché entrambi hanno buone basi, ma in questo caso le hanno utilizzate per mantenerle allo stato intenzionale. Il mio giudizio spero serva per stimolarli entrambi in futuro. Il massimo Alessio Spahiu (7), 32 anni, pro dal 2021, la cui storia ho raccontato in sede di presentazione del match, ha messo un altro mattoncino nel cammino verso la sfida tricolore. Contro di lui, Alfonso Damiani (7-7), 37 primavere, laziale di Subiaco e pro dal 2021, abituato alle trasferte (Inghilterra e Germania), un tentativo fallito per cingere il tricolore, ha fatto solo da spalla, perdendo tutti i sei round, gli ultimi tre alla grande. Alessio sta completando la parte tecnica, aggiustando sia la tattica che il repertorio offensivo e merita il buon proseguimento.
Giuliano Orlando