Pep Guardiola e un futuro in Italia? “Perchè no”. L’apertura arriva proprio dal diretto interessato, intervenuto oggi sul palco del Festival dello Sport, organizzato dalla Gazzetta dello Sport a Trento. Pep ha dialogato con Arrigo Sacchi e Carlo Ancelotti nell’incontro “La bellezza del calcio raccontata dai maestri”. Difficile immaginare tre nomi più adatti per trattare questo tema.
L’allenatore spagnolo non si pone limiti nel suo futuro: “Se mi avessero detto anni fa che avrei allenato il Barcellona poi a Monaco… Ora in Inghilterra non so dove mi porterà. Forse, perché no? Si mangia molto bene qua”.
E quando gli si chiede della situazione in cui versa il nostro calcio Guardiola risponde: “L'Italia resta un grande Paese, ora posso dire che serve riflessione, ma non sono certo io che devo dare suggerimenti, non posso dire quello che manca all'Italia, siete un Paese che ha vinto tanto, a livello di nazionali e di club. Poi sento dire che l'Italia ha un calcio difensivo, ma difendere bene è una grande qualità e voi siete maestri in questo. L'insuccesso del Mondiale è un momento così, è capitato anche all’Argentina. A volte capitano periodo così, tecnici e federazioni devono trovare le risposte giuste, ma voi avete qualità speciali”.
Poi però il discorso si sposta sulla Champions però Guardiola rimpiazza il suo Tiki Taka con il catenaccio: “Il più grande successo del Manchester City è una semifinale. Non so se siamo pronti perché non abbiamo una storia dietro al di là di chi va in campo. I favoriti? Real Madrid, Barcellona e la Juve, che dopo due finali ha dimostrato di volerla acquistando Cristiano Ronaldo, poi l’Atletico che giocherà in casa e se ne inseriranno altre: speriamo di essere lì”.
Ancelotti commenta il percorso europeo delle italiane: “Il nostro girone è durissimo ma lo abbiamo ben indirizzato. Finora le altre hanno fatto bene: sicuramente sarà competitiva la Juventus, ma le valutazioni di oggi cambieranno in aprile, vedi il Real Madrid dell’anno scorso: è la condizione di quei mesi quella che conta. Mi sembra una Champions League molto più equilibrata, anche perché il Real ha perso un giocatore importante”.
A proposito di Tiki Taka: “È un concetto che non mi piace molto - spiega il tecnico catalano - sembra una parola scherzosa, ma era un sistema di gioco che ci permetteva di far girare la palla per portarla dove volevamo noi. Sono però contento che questo gioco sia piaciuto, se per 20 anni parleremo ancora di quela squadra significherà che qualcosa di buono abbiamo fatto”.