"Quando me lo hanno raccontata mi sono commossa perché ho pensato al dramma per lo sport italiano e per il ragazzo. L’ho visto come quando si guarda un figlio che si mette nei guai. Perché l’ha fatto?". Con queste parole Josefa Idem commenta il dramma del marciatore azzurro, trovato positivo all'Epo dopo un controllo antidoping ed escluso dai Giochi olimpici di Londra 2012.
Giochi che, invece, hanno visto ancora una volta protagonista la 47enne canoista azzurra, capace di qualificarsi alla finale del K1 500 metri: "Complessivamente questa è la mia decima finale olimpica - dice la Idem a Tgcom24 -. Noi stiamo fuori dal villaggio perché preferisco stare con la mia famiglia. Nel villaggio c’è distrazione, ma qui con la famiglia posso ricordare che lo sport è bello ma c’è anche dell’altro nella vita. Attualmente mi sento molto forte. Ancora lo devo fare il risultato, anche se essere entrata qui in finale è già un risultato. Cosa scatta? Non lo so, è l’Olimpiade, non c’è descrizione, un incantesimo che non si può descrivere. Io non mi identifico con le mie medaglie altrimenti nel momento in cui si va in crisi non rimane altro".