Al Madison di New York è accaduto quello che non ti aspettavi. Il campione dei massimi Anthony Joshua (22-1) alla sesta difesa delle quattro cinture (IBO, IBF, WBA e WBO) è scivolato fragorosamente sui colpi di Andy Ruiz jr. (33-1), primo messicano campione del mondo messimi. Quando si dice il destino: Ruiz aveva sostituito Jarrell Miller (23-0-1) 30 anni, pugile di Brooklyn, beccato per la terza volta con le mani nel sacco (doping) e squalificato dalla Commissione di New York.
Sulla carta una difesa di tutto riposo per l’inglese, sul ring è successo di tutto e il pubblico ha assistito ad un match incredibile per le emozioni. Era iniziato come previsto con fasi di studio. Al terzo round la tempesta incredibile. Ruiz jr., sulla combinazione gancio sinistro e diretto destro, Ruiz jr., frana al tappeto ma riprendeva molto bene. Addirittura aumenta la pressione offensiva, chiudendo la distanza e portando serie sopra e sotto. Joshua si trova a mal partito contro questo avversario più basso, che gli toglie spazio costringendolo a difendersi, un tema poco abituale per il campione. Infatti, su una fase confusa, il messicano pizzica Joshua al volto, facendolo contare a sua volta. Ma non è finita, lo sfidante galvanizzato dal risultato insiste ad attaccare, passa sotto il lungo ma lento sinistro del campione e ancora trova il pertugio giusto e Joshua per la seconda volta è ancora al tappeto. Stavolta ha perduto il sorriso, più che scosso è sorpreso. Si rialza, ma la situazione è cambiata e non poco. Adesso lo sfidante ha preso fiducia, mentre per Joshua i fantasmi della sconfitta si affacciano ripensando al passato. Quando nel 2011, agli europei di Ankara, il romeno Nistor, fotocopia di Ruiz, lo mise al tappeto nel terzo round. Sono passati otto anni, ma i fantasmi sono duri da dimenticare. Le successive tre riprese sembrano spicchi di nuvole che attendono di scatenare acqua a catinelle. Sconcerta che un atleta dal fisico statuario come Joshua, che sovrasta di oltre dieci centimetri il rivale, con pancetta da commendatore, sembri soggiogato dall’attacco di un rivale che non fa nulla di straordinario, se non attaccare come è d’uopo dello sfidante. Ma, ormai nel cervello dell’inglese il tarlo della paura si è fatto largo e lo paralizza. Infatti alla settima tornata accade ciò che è nell’aria. Il messicano che mantiene grande velocità di braccia, mette a segno la doppietta giusta al viso e Joshua frana irrimediabilmente al tappeto. Ha gli occhi sbarrati, ma trova l’orgoglio per rialzarsi e riprendere la lotta. Sentenza rinviata di pochi secondi. Il destro che lo centra è definitivo, anche se quando l’arbitro decreta lo stop, lui è ancora in piedi, sia pure senza uno straccio di energie. Neppure quelle della protesta. Dall’angolo del messicano è festa incredibile, il brutto anatroccolo ha umiliato il bronzo di Riace inglese di radici nigeriane. Nella boxe ogni tanto succede. Ed è anche questo il suo bello, la sua magicità. Nella presentazione avevo dato vincente facile Joshua, ma non avevo dimenticato di scrivere che nel pugilato la sorpresa è sempre dietro l’angolo. Ricordando che l’Inghilterra nel passato ha avuto un altro pugile statuario, dal mento di cristallo. Parlo di Frank Bruno, idolo di casa, con 40 vittorie e 5 sconfitte, tutte per ko. Debuttò nel 1982 e chiuse la carriera dopo la seconda sconfitta contro Mike Tyson a Las Vegas il 16 marzo 1996, ko al terzo round. In precedenza lo avevano battuto James Smith (Usa) nel 1984, quindi Witherspoon (1986), Tyson (1989) e Lewis (1993) sempre per il mondiale. Che aveva conquistato dopo lungo inseguimento contro Olivier McCall (Usa) un picchiatore che aveva la stessa caratteristica di Bruno: non incassava. Infatti nel 1995 a Wembley al 12° round, Bruno trovò il destro giusto per conquistare la cintura WBC, che sei mesi dopo consegnò a Tyson. Fu il suo ultimo match. Tornando a Ruiz, che oltre alle quattro cinture porta a casa oltre 7 milioni di verdoni, e che da contratto sottoscritto prima della sfida, dovrà concedere la rivincita a Joshua, come ha annunciato Eddie Hearn (Matchroom). Match previsto entro l’anno, quasi sicuramente a Wembley, con l’esaurito assicurato (100.000 spettatori?). Nell’occasione la borsa del nuovo campione dovrebbe essere più che raddoppiata. Papà Andy e mamma Felicitas, che si trasferirono in California quando il pargoletto aveva quattro anni, e già tendeva ad essere più largo che alto, incapace di resistere al richiamo dei fast food, adesso saranno felici. Portato dal padre, il pargolo in palestra ci arriva presto e presto debutta sul ring (sette anni). Resta sempre messicano e nel 2007 ai mondiali di Chicago, si ferma all’esordio di fronte a Michael Hunter uno che ha fatto parte della nazionale USA a lungo, nell’occasione i nostri Clemente Russo e Roberto Cammarelle vinsero l’oro iridato nella categorie più pesanti. Professionista a 19 anni, inanella 29 vittorie fino alla prima e unica sconfitta rimediata a Auckland in Nuova Zelanda, contro il locale Joseph Parker, titolare della cintura WBO. Un risultato per MD che lascia molti dubbi sulla realtà del match. Il clan messicano parla di furto. Il giovanotto accusa il colpo, riprende ad ingrassare e sale fino a 135 kg. Resta fermo per quasi un anno e mezzo. Per sua fortuna firma un contratto con la PBC (Al Haymon) e riprende a curare il peso. Nel precedente match contro l’ucraino non più verde Alex Dimitrenko scende a 118 kg. Quando inizia la preparazione per Joshua, fa anche potenziamento e sale sul ring del Madison a 121 chili e mezzo. Per certi versi il suo fisico ricorda quello di Tony Galento, origini italiane, un barilotto alto 1.75 che superava i 110 kg. battutosi negli anni ’30 con tutti i migliori massimi, da Max Bear a Lou Nova, fino a Joe Louis che prima di vincere per KO, finì a sua volta al tappeto. Personalmente ritengo che quello è il suo fisico, chilo più chilo meno, e sarebbe un errore farlo cambiare. Esteticamente non è fa bella figura, ma ha braccia veloci, si muove bene sulle gambe e sul tronco e deve fare anche male, se 23 dei suoi avversari, dei 33 battuti sono finiti al tappeto. Una cosa è certa, dopo questo colpo a sorpresa la famiglia Ruiz può vivere agiatamente e dopo il bis con Joshua, anche di rendita.
Giuliano Orlando