Chi è Valentino Rossi? Semplicemente il dio del motociclismo. Coniugabile in mille versioni, come i milioni di suoi tifosi ancora oggi lo considerano. Intanto è figlio d’arte e il padre Graziano, come afferma con cognizione di causa Aldo Drudi, il disegnatore dei caschi del “dottore”, che lo ha seguito dall’inizio alla fine di una carriera di impressionante logevità, è stato la vera fonte del successo di Valentino. “Graziano ha innovato il modo di allenarsi, di guidare e di divertirsi, ha inventato l’allenamento alla Cava e ha ispirato il Ranch, come il tipo di approccio alle gare. Sempre il Grazia, gli ha insegnato quella follia che poi Vale ha reso grande. Ovviamente anche la Stefi, con la sua dolcezza, ha plasmato Vale, dando una direzione alla sua energia e alla sua euforia”. Ergo, “Datemi una leva e vi sollevo il mondo”. Detto da un certo Archimede matematico e inventore dell’antica Grecia, che non pensava certo a quella leva chiamata Valentino Rossi, capace di sollevare il mondo del motociclismo e farlo proprio. Che l’autore del libro, Fabio Fagnani sia un fan del tavulliese non è neppure discutibile. Lo ammette nell’introduzione con forza e decisione. Orgoglioso di aver scelto anche la cover, che descrive così: “Bianco e nero come il sole e la luna, con cui ha deciso di presentarsi. Magnetico, penetrante, potente. Anche quando manca la risata, gli occhi non tradiscono mai. Dietro quello sguardo forte, deciso c’è un sorriso, quello che per una vita è sempre stato sul volto di Vale”. Sorprende non abbia assicurato faccia anche qualche miracolo. In verità qualcuno lo ha realizzato, rivedendo certi equilibrismi impossibili a velocità folle, su piste insaponate dalla pioggia, con la moto che si impenna come un cavallo bizzoso e furioso, capire come sia potuto restare in sella e magari andare a vincere, il termine “miracolo” sembra il più appropriato. Non solo, in questo sport dove velocità e rischio sono gemelli omozigoti, Valentino Rossi ci ha soggiornato quasi trent’anni, un record da guinness dei primati. In verità il tempo potrebbe risultare assai più lungo, se stiamo a quanto si legge a pagina 28. “…. Quando il 16 febbraio 1979, nasce Valentino, mentre mamma Stefania si sta ancora riprendendo dalle fatiche del parto, Graziano sta già pensando quando potrà mettere suo figlio su una minimoto. Anni dopo dirà: “Se non è stato il giorno della nascita, la prima volta che ho sognato potesse diventare pilota è stata la settimana successiva”. Nei fatti non lo fece attendere troppo tempo. Guidava una Malaguti 50 già in età prescolare. Nel 1993 a 14 anni, debutta ufficialmente nel campionato Sport Production con una Cagiva Moti 125, esperienza indispensabile per crescere, che comprende scivolate, cadute e sconfitte. Vince il titolo nazionale nel 1994 a tavolino, per la squalifica della Cagiva di Dellino. Ed è in quel frangente che Carlo Pernat, allora direttore sportivo dell’Aprilia, coglie al volo che quel ragazzino sempre sorridente è un predestinato. Commenta: “Questo è fuori di testa”, e lo mette sotto contratto, superando le perplessità di Beggio lo sponsor e di Witteveen l’ingegnere e del talent scout Guidotti che aveva portato all’Aprilia i futuri campioni Biaggi e Roberto Locatelli. Graziano Rossi, firma per il figlio Valentino: 30 milioni al primo anno, 60 al secondo e 180 al terzo. Il debutto ufficiale nel 1995 con l’europeo 125, dove giunge terzo. Valentino corre ovunque, corre e cade e vince, senza un attimo di sosta. Il 31 marzo 1996 debutta al Gran Premio della Malesia, la sua prima corsa mondiale. Sula carena, spicca il 46, il numero che sfoggiava papà Graziano. Da quel battesimo sono trascorsi 26 anni, che l’autore descrive con dovizia di particolari, unendo ai risultati commenti ed episodi anche inediti. Di sicuro pagine dove l’emozione è il pepe di ogni gara, oltre che il prima e il dopo. I nomi degli avversari sono una lista infinita, a partire dal suo primo idolo, il giapponese Abe, quindi Biaggi, Capirossi, Ukawa, Lucchi, Jaque, Batttaini in odine sparso che fanno parte della pattuglia iniziale. Poi arrivano Gibernau, Dovizioso, Melandri, Hayden e Barrios. Stoner, Lorenzo e Pedroza fino a Bagnaia. Resta inteso che le sfide con Biaggi hanno un gusto speciale. Fino al 2005 Valentino sembra di un altro pianeta. Cambia moto e marche e trova sempre lo spunto o il miracolo per vincere. Dal 2006, come scrive l’autore, Vale diventa più umano. Un pilota fatto di carne ed ossa, di incertezze e imperfezioni, di errori, ingiustizie e delusioni. Anche se il cammino di Valentino prosegue e resta nei cuori degli italiani, il tracciato è sempre più impervio. La morte di Simoncelli è una ferita che non si rimarginerà mai. Vale e Simo erano amici veri, indissolubili, evento raro nel mondo del motociclismo. Loro facevano eccezione. Si conoscevano da tempo ma solo nel 2006, quando il Marco guidava nelle 250, capirono le assonanze reciproche. Nel 2008 il Vale conquista l’ottavo alloro iridato, dopo tre stagioni di inseguimento forsennato. Nel 2011 i due sono rivali su moto diverse. La tragedia in Malesia, e lo scontro coinvolge oltre a Marco, che su quella pista ci lascerà la
vita, anche Rossi e Colin Edwards protagonisti incolpevoli. Simoncelli aveva solo 24 anni. Da quella tragedia sboccia la fondazione a suo nome. Per ricordarlo sempre. Nel 2021 dopo 26 stagioni Valentino Rossi ha ufficialmente chiuso il sipario agonistico il cui compendio lo troverete nelle pagine 347-348 e 349. Vi invito a leggerle, per capire quanto sia stata fenomenale la sua carriera. Come per gli attori che per definire il meglio si usa il termine “animali da palcoscenico”, per Vale la vetta del termine in pista, gli spetta di diritto. Nessuno ha saputo vincere in un mondiale a distanza di tempo come lui, il primo squillo il 18 agosto 1986, l’ultimo il 25 giugno 2017, quasi 21 anni. Ripeto: Chi è Valentino Rossi? Semplicemente il dio del motociclismo.