Il 13 luglio 1908 si aprì ufficialmente, a Londra, la quarta edizione dei Giochi Olimpici dell'era moderna. Dopo le delusioni di Parigi e Saint Louis, che avevano rischiato di bloccare irrimediabilmente la crescita del giovane movimento olimpico, il barone De Coubertin, la mente che ridiede luce alle Olimpiadi, puntò, per un pronto riscatto, su Roma, sede di grande suggestione storica e culturale. Ma l'Italia rinunciò, soprattutto per le sue scarse disponibilità economiche. De Coubertin si rivolse allora agli inglesi, che accettarono l’offerta e si adoperarono subito per realizzare nel 1908 a Londra un’Olimpiade senza precedenti per strutture ed efficienza organizzativa. Fu costruito uno stadio da 100.000 posti, che racchiudeva al suo interno una pista in cemento lunga 600 metri per il ciclismo, quindi una pista per l’atletica e, al centro del prato, le pedane per salti e lanci, nonché una piscina lunga 100 metri. Vicino allo stadio sorse il villaggio olimpico. Per la prima volta furono stabilite norme precise per la partecipazione ai Giochi; in passato chiunque aveva potuto iscriversi, tanto che spesso, più del valore, era risultata decisiva la disponibilità economica degli atleti. Da allora ogni aspirante concorrente doveva rivolgersi al Comitato olimpico del proprio paese, che avrebbe deciso, in base a considerazioni di carattere tecnico, se inserirlo o meno nella rappresentativa nazionale iscritta ai Giochi. A Londra si raggiunse il numero record di 2095 partecipanti (di cui 36 donne), in rappresentanza di 22 paesi. Per la prima volta l’Italia inviò una rappresentanza ufficiale, composta da 60 atleti. A parte gli inconvenienti causati dalla pioggia incessante e dagli errori dei giudici inglesi (di quelli stranieri l’organizzazione aveva fatto sdegnosamente a meno), tutto si svolse in maniera soddisfacente. Le Olimpiadi vissero soprattutto sulla rivalità fra inglesi e americani, rivalità che spesso assunse toni molto accesi e polemici. Alla fine prevalse la Gran Bretagna con 50 vittorie contro le 20 degli Stati Uniti. Gli americani si confermarono fortissimi nell’atletica, ma furono inaspettatamente sconfitti nelle gare di velocità: i 100 metri furono vinti dal sudafricano Walker e i 200 dal canadese Kerr. La vittoria dello svedese Lemming aprì quello che sarebbe stato un lungo periodo di dominio nordico nel lancio del giavellotto, specialità introdotta nel programma olimpico proprio a Londra.