Il campionato ormai è assegnato, il Napoli dopo la vittoria con la Cremonese per 3-0 ha le mani sullo scudetto, statistiche alla mano con un vantaggio di 15 punti nessuna squadra è stata raggiunta. Un simile distacco alla 22^ giornata non si era mai registrato, bisogna risalire alla stagione 2006-07 quando l’Inter aveva un +11 sulla Roma. La squadra di Spalletti si diverte, gioca il miglior calcio in Italia, 19 vittorie, 2 pareggi, 1 sconfitta, numeri che certificano uno strapotere assoluto, nulla da aggiungere. Se lo scudetto è assegnato significa che si lotta per il secondo posto, per i posti in Champions. La classifica recita Inter, fermata sul 0-0 dalla Sampdoria, con un margine di 3 punti su un trio al terzo posto composto da Milan, Roma, Atalanta e 5 sulla Lazio. Ma il campo, quel rettangolo verde, indicherebbe che la Juventus sarebbe al secondo posto con 44 punti. Quante volte abbiamo sentito dire alla squadra bianconera rivendicare quei titoli che aveva conquistato nell’era di Fabio Capello, di cui uno assegnato o "cartonato" all’ Inter, uno revocato, secondo caso in Italia dopo che era già successo nel lontano 1926-27 al Torino di cui ancora la F.I.G.C sta discutendo, dal momento in cui ha aperto un inchiesta. Questo è lo specchio della giustizia sportiva. La Juventus va giudicata in campo, non gioca bene, ma vince. Allegri, oscar della simpatia e dell’ironia, si trova ogni domenica a prefissare degli obiettivi. La partite vinte con la Salernitana erano per lo scontro salvezza, quello con la Fiorentina per il settimo posto. I giocatori dopo la sconfitta interna con il Monza si lamentavano perché non avevano stimoli, l’astuzia dialettica livornese è riuscita nell’intento di distogliere l’attenzione su argomenti futili e banali. Si gioca per vincere in casa bianconera, ed è e sarà sempre cosi, si chiama mentalità vincente. Il rimpianto principale può essere Pogba, il fiore all’occhiello della campagna acquisti che ancora deve scendere in campo, e chissà quando scenderà. Chiesa ha iniziato a giocare da inizio anno, ma la squadra pur seconda con la teoria del corto muso non era da scudetto. Gioca chiusa in difesa, e aspetta la giocata di un singolo, che può essere Di Maria, lo stesso Chiesa. L’unica nota positiva sono i giovani, punto di partenza per quella che si annuncia una rivoluzione copernicana. Addio a spese folle, insostenibili, anche perché questo caso plusvalenze più si va avanti più escono intercettazioni davvero squallide, quello stile che aveva contraddistinto la vecchia signora, è un vecchio ricordo. Nel calcio si può anche perdere, non è vero che l’unica cosa che conta è vincere, ma è anche vero anche che alla fine conta l’albo d’oro, e classifica finale.
A tal riguardo l’interesse si sposta alla lotta salvezza, in cui il rinato Verona sta risalendo. La città di Romeo e Giulietta, auguri a tutti gli innamorati, spera nella rimonta. La vittoria sulla Salernitana, per 1-0, ha ridato slancio e ora sono solo 2 i punti di svantaggio sullo Spezia, dove la posizione di mister Gotti è traballante. Sul campo dell’Empoli ha gettato una vittoria con il doppio vantaggio, raggiunta nei minuti finali dalla banda di Zanetti che ben si sta comportando come il sorprendente Monza, capace di vincere a Bologna, viaggiando in quella parte della classifica di anonimato per tante squadre blasonate, ma non di certo per una città che non riempierebbe lo stadio di San Siro. Venerdì ci ha giocato nell’anticipo il Milan che ha domato il Toro con una incornata di Giroud in una partita a larghi tratti dominata dalla squadra di Juric, che gioca bene, corre ma non concretizza. L’assenza di un vero bomber si sente, la partenza del gallo Belotti che tra l’altro ha smesso di cantare, poteva essere invitato a Sanremo, non è stata gestita nel miglior dei modi. Un limite di tante squadre la cui assenza di liquidità, di sostenibilità è un fardello troppo pesante. L’unica eccezione è il modello Atalanta, che ha dato una lezione di calcio alla Lazio di mister Sarri. Intuizioni di mercato, investimenti mirati e programmati sul settore giovanile fanno della Dea un modello unico, invidiabile in tutta Europa, forse paragonabile al solo Ajax. E’ da qui che deve ripartire il calcio, uno spettacolo alla fine noioso, dove vincono sempre le solite, ma almeno in Italia quest’anno non succede, perché se dovesse succedere allora è meglio cambiare canale.
Foto: sito lega calcio
a cura di Marco Foianesi