La notizia, di per sé, desta un certo scalpore: “Ex giocatore di serie A va a finire in Terza Categoria”. Potrebbe essere il titolo per chi non va a fondo della questione limitandosi ad un’analisi provvisoria ed irrispettosa. La faccenda è tuttavia più complessa e romantica di così, perché se un pezzo da novanta come Riccardo Allegretti, Bubba per gli amici, decide di rimettersi in gioco su campi dove l’erba c’è se sei fortunato, bisogna sforzarsi di capire quali sono le motivazioni di una scelta tanto unica quanto particolare.
Breve riassunto: Riccardo Allegretti, classe 1978, ha cominciato la sua avventura nelle giovanili del Milan, poi nel 1996 è passato al Lecco e da li è iniziato un cammino che lo ha portato in giro per l’Italia, indossando le maglie di Empoli, Reggiana, Como, Modena, Chievo, Venezia, Avellino, Triestina, Bari, Grosseto, Barletta, Monza e Benevento, squadra con la quale ha disputato pochi mesi fa i playoff per accedere dalla Lega Pro alla serie B. Ben 68 presenze in serie A, una miriade di reti su calcio di punizione, stagioni esaltanti a Trieste (dove è diventato un idolo): questi, in sintesi, i numeri di una carriera che tanti ragazzi si sognano.
E adesso? E’ proprio qui che entra in scena Giancarlo Patera, imprenditore che opera a stretto contatto con la Regione Lombardia e che lo scorso anno, insieme ad alcuni soci, ha dato vita al Città di Cologno (società che in passato era conosciuta come Doria Voluntas): Patera può sembrare un visionario al primo impatto ma in realtà è un uomo che, in un mondo come quello del calcio sempre più popolato da personaggi border line, continua a credere che si possa fare sport anche in modo sano, con alla base valori importanti. Non ama apparire e non vuole essere considerato un benefattore: al giorno d’oggi nessuno fa niente per niente, ma quando espone le sue idee tra una sigaretta ed un caffè gli brillano gli occhi.
“Io non sono di Cologno Monzese – specifica subito il 'pres' – e la mia avventura qui è iniziata per caso. Tutto è nato quando Marco Limetti (ex calciatore pure lui, ndr) mi ha detto che la Doria Voluntas era in svendita: io volevo prendere un club di queste zone, sono un appassionato di calcio e uno dei miei figli lo pratica. Purtroppo le società attuali sono diventate lavatrici di denaro sporco e questo non mi piace, infatti il Città di Cologno ha solo tre sponsor: per me il calcio deve avere un valore sociale, l’anno scorso abbiamo costruito la Juniores prendendo i ragazzi da quei posti dove ci sono le slot machines proprio perché volevo togliere la manovalanza alla criminalità organizzata. Chiunque voglia giocare a calcio da noi è il benvenuto”.
Da quel punto di partenza siamo arrivati al 2015, il Città di Cologno ha 13 squadre, 270 tesserati e 50 collaboratori con rimborsi spese. “Nessun ragazzo delle giovanili, da noi, è obbligato a pagare una quota” puntualizza Patera, che in questa avventura ha investito oltre 100 mila euro: “Soldi che contiamo di recuperare con le vendite al bar, gli incassi delle gare e varie lotterie”. Ampliare e migliorare le strutture per accogliere sempre più ragazzi, far crescere la società e magari allacciare nuove collaborazioni: i progetti non mancano, nonostante le comprensibili difficoltà. Patera ci crede davvero e alle parole fa seguire i fatti, basti pensare che pochi mesi fa il Città di Cologno ha raccolto quasi 5 mila euro con delle lotterie e quei soldi sono serviti per pagare i buoni pasto di ventidue bambini che, a scuola, non se lo potevano permettere.
Il calcio, sfortunatamente, è pieno di storie nate così e terminate nei modi più brutti immaginabili, tra fallimenti e situazioni ancora più gravi. E’ qui che Allegretti mette la sua faccia per dare credibilità al tutto: “Nella mia carriera ho vissuto per tre volte il fallimento di una società per cui so riconoscere le persone: lo scorso anno, prima di firmare per il Benevento, mi sono allenato a Cologno e ho iniziato a conoscere l’importanza di questo progetto, all’inizio ero un po’ prevenuto e pensavo che volessero solo sfruttarmi, ma non è così”.
“L’ho corteggiato a lungo, è cresciuto nelle mie stesse zone e mi è piaciuto fin da subito” sottolinea Patera: l’amicizia comune con Limetti, poi, ha fatto il resto. Allegretti, dopo i mesi a Benevento in cui non sono mancati infortuni e cattiva sorte, stava per accordarsi con il Monza (retrocesso nel frattempo in serie D dopo un fallimento) ma la trattativa non è andata in porto. Gli han dato del mercenario, del traditore, sui forum i tifosi lo hanno attaccato in maniera sconsiderata: lui, pur con l’esperienza di un professionista navigato, ci è rimasto male ma risponde alle critiche con stile.
“Volevo solo giocare a calcio per il piacere di farlo, a Monza non mi è stata data la possibilità per cui eccomi qui a Cologno. Mercenario? Ma se sono in Terza Categoria, non sono mica andato al Renate o alla Giana Erminio…auguro a mister Delpiano e al ds Filippo Antonelli le migliori fortune, ai tifosi del Monza dico solo che mi spiace per come sono andate le cose, ma non avevo scelta. Quel che è successo mi ha nauseato, per questo ho deciso di dire basta con il calcio di alto livello: ora sto bene a Cologno e rimarrò qui, gioco e faccio l’allenatore. Se mi chiamasse di nuovo una squadra importante? Rifiuterei: in carriera ho guadagnato tanto, adesso voglio solo divertirmi”.
In questo inizio di stagione i cigni neri non si sono comportati male: il recente 4-3 esterno sul Real Crescenzago ha proiettato la squadra nelle zone alte della classifica, del resto l’obiettivo di andare in Seconda Categoria non è tenuto nascosto. “L’aneddoto? Un giorno un avversario, parlando ad un compagno, ha detto: "Gioco contro Allegretti, ai tempi di Fifa prendevo sempre il Bari proprio per sfruttare le sue punizioni". Calandomi in questa realtà ho capito realmente la passione per questo sport, alleno ragazzi che durante il giorno lavorano duramente ma alla sera sono qui al campo con il massimo impegno”.
Ma che effetto fa passare in poco tempo dalla Lega Pro ai dilettanti? “In effetti è strano, ma ora sono felice - continua il giocatore - e non mi importa del giudizio degli altri. Il Città di Cologno, per come è strutturato, assomiglia già ad un club vero, gli manca solo un centro sportivo più grande. Sarò sincero, sto facendo tutto questo gratis ma non intendo fare beneficenza: apriremo presto una scuola calcio a mio nome e nei prossimi anni spero di trasformare questa avventura in un lavoro”.