«Il calcio non è la cosa più importante, la salute viene prima di tutto e dovrebbe rimanere la nostra priorità fino a quando questa malattia non sarà sconfitta» dalla video conferenza organizzata nella giornata di ieri, rimbalza forte e chiara la voce di Gianni Infantino, il presidente della Fifa che ha affrontato tutti i principali temi legati al mondo del calcio professionistico.
Il primo concetto espresso è stato più che altro un monito affinchè: «Il calcio segua le istruzioni delle autorità sanitarie e dei governi. E’ molto importante che il calcio dia il buon esempio, perché è chiaro che nessuna partita è più importante di una vita umana. Questa è la lezione che il calcio può dare: lavorare in squadra».
Allo stesso tempo, però, Gianni Infantino ha voluto confermare che la Fifa non se ne starà con le mani in mano: «l nostro mondo e quello dello sport saranno diversi quando torneremo alla normalità. È nostra responsabilità come amministratori del calcio, in primo luogo garantire che il calcio possa sopravvivere e guardare avanti».
In merito al calendario, il presidente della Fifa ha spiegato che: «Dobbiamo cercare soluzioni globali in uno spirito di cooperazione e solidarietà. Ognuno ha interessi diversi, ma dobbiamo mettere sul tavolo argomenti che forse non abbiamo discusso in passato».
In merito al dibattuto tema dei contratti e degli interventi economici, Gianni Infantino ha specificato che: «Abbiamo una task force che sta già lavorando sul piano giuridico per fornire assistenza in tema contrattuale e presenterà proposte molto presto al fine di proteggere i club e i giocatori. La FIFA – ha aggiunto in tema di interventi economici - è sinonimo di credibilità, cosa che non potevamo dire alcuni anni fa. Stiamo lavorando per vedere come possiamo aiutare. Valuteremo i danni, parleremo di questo argomento in un altro gruppo di lavoro con le confederazioni e consulteremo tutte le parti interessate e risponderemo sostenendo il calcio. Questa è la FIFA che tutti noi desideriamo. Una FIFA forte e preziosa che rende tutti orgogliosi».