Le infinite strade della Vespa. Piccole ruote per andare lontano.
Il risultato di un ardito cocktail tecnologico nato nel 1946 che ha reso questo scooter unico al mondo - Lorenzo Franchini – Le infinite strade della Vespa. Piccole ruote per andare lontano. edicicloeditore – Pag. 96 – Euro 9,50.
di Giuliano Orlando
Quanti sono i miracoli italiani? Tanti e fra questi la Vespa merita un posto nei quartieri alti. Nasce ufficialmente il 23 aprile 1946 presso l’Ufficio brevetti per invenzioni in quel di Firenze. Un motociclo rivoluzionario, realizzato dalla tenacia di Enrico Piaggio e dall’inventiva dell’ingegnere Corradino D’Ascanio, consulente della Piaggio fin dal 1932 per l’aeronautica, che realizzò un motociclo partendo dal principio che non doveva essere una copia delle moto classiche, scomode e anche pericolose. La Vespa nacque come mezzo facile da guidare, una linea invitante ed elegante, meccanicamente nuova in assoluto. A distanza di quasi 80 anni, resta la regina del settore. In tanti, giapponesi compresi, hanno provato ad imitarla, senza successo. Nel 2017, ricorda l’autore, dopo l’ennesimo tentativo (cinese) di produrre una “similvespa”, il tribunale di Torino ha stabilito che lo scooter made in Pontedera deve essere tutelato con l’articolo 2, comma 10 della Legge sul diritto d’autore, riconoscendone il carattere creativo e il valore artistico. Il libro di piccole dimensioni è un atto d’amore a questo veicolo e ancor più al ricordo di Giorgio Bettinelli che della Vespa ne fece l’appendice indivisibile, girando il mondo, compagna fedele e instancabile. L’autore fa parte di quella schiera infinita che possedendo una Vespa entrano in un contesto esclusivo, dove non sei il proprietario, ma il compagno inseparabile. Il suo modello PX che chiama Charley, leggendo Steinbek, gli procura sensazioni incredibili e diventa l’amica più fidata. Il suo primo viaggio ne fotografa il concetto di fiducia cieca. Doveva risolversi in una giornata, si trasformò in un inseguimento infinito per salire sul piroscafo che li doveva portare in Sardegna. Secondario che sbarcassero in Corsica, quello che contava è che Charley non l’avesse mai traditi. Imperturbabile e instancabile, fino alla meta. Uscendo dal ruolo di recensore, confesso di essere stato a mia volta, possessore di una Vespa, meglio del modello GT 200, piombata per non volare, essendo piuttosto veloce e la ricordo con tanta nostalgia, compagna fedele e discreta in ogni occasione. Gustosi i viaggi attorno al mondo di Lorenzo Franchini, dall’Europa ad altri continenti. In India e a Singapore poi a Hong Kong, fino a Ushuaia nell’estremo Sud del mondo. Cavalcando l’inossidabile Charlie. Quanti hanno scritto sulla Vespa? Tanti, tantissimi e in particolare sulla sponda genovese, con Bruno Morchio avanti agli altri. Ma molti altri hanno sentito la necessità di raccontare questo sublime ed elegante mezzo di trasporto. Nel libro “Ci si mette una vita” la Vespa si chiama Monica Vitti. Il colpo a sorpresa per l’autore è scoprire che papà e mamma lo avevano anticipato di un paio di decenni, andando a Parigi in Vespa. Vatti a fidare dei genitori!