Era il 30 giugno 1998 e un 18enne di nome Michael Owen, negli ottavi di finale dei Mondiali francesi tra la sua Inghilterra e l'Argentina, realizza un gol capolavoro - mix di velocità, tecnica ed efficacia - che lo consacra nuova stella del calcio internazionale e gli vale l'appellativo di "Golden Boy". Oggi, a quasi 15 anni da quella magica sera, il centravanti britannico annuncia il suo imminente ritiro dalle scene: "Con immenso orgoglio annuncio la mia intenzione di ritirarmi dal calcio al termine di questa stagione - si legge in un comunicato emesso dallo stesso Owen -. Dopo avere giocato 89 partite con la nazionale inglese, e indossato le maglie di alcuni dei club più importanti al mondo penso che sia arrivato il giusto momento per ritirarmi. Sono stato molto fortunato, ho avuto la carriera che sognavo".
Cresciuto nelle giovanili del Liverpool, debutta in Premier nel '97 proprio con la maglia dei Reds e segna all'esordio contro il Wimbledon. Per molti il prototipo dell'attaccante moderno, Owen riceve il Pallone d'Oro nel 2002 al termine di una stagione esaltante costellata di trionfi: Coppa Uefa, Supercoppa Europea, Coppa d'Inghilterra, Coppa di Lega e Community Shield. Con la maglia del Liverpool gioca 216 partite ufficiali e sigla 118 gol, prima di trasferirsi al Real Madrid nell'estate 2004 per 25 milioni di euro. E di lì in poi la sfortuna si accanisce su di lui. Dopo una stagione con poche luci e molte ombre decide di tornare in Inghilterra, al Newcastle, ma ai Mondiali 2006 si procura da solo un grave infortunio al ginocchio che lo tiene fuori per oltre un anno. Nel 2009 si trasferisce allo United, senza però essersi prima fratturato una caviglia con i Magpies. A Manchester i guai muscolari continuano e in tre anni gioca solo 31 partite, segnando 5 gol. La scorsa estate il trasferimento da svincolato allo Stoke: i problemi fisici continuano, Owen - ora 34enne - dice basta.