Da Beitar Jerusalem a Beitar Trump Jerusalem. Una scelta decisamente insolita, che così farà entrare il cognome del presidente USA all'interno della denominazione di un club che da anni vive e regala situazioni controverse. Il Beitar Jerusalem, più che per i sei titoli e le 7 coppe nazionali vinte nella sua storia, è universalmente conosciuto per la sua tifoseria estremista e a tratti razzista (il gruppo ultras ''La Familia''), dominata da un'anima anti-araba e anti-palestinese. I cori contro la parte arabo-palestinese di Israele si sprecano durante le partite (insieme alle multe/sanzioni per il comportamento della tifoseria), e tra l'altro il Beitar per politica aziendale non può tesserare giocatori di matrice araba (e non l'ha mai fatto): quest'anima anti-araba è talmente radicata che, dopo l'ingaggio di due giocatori di nazionalità russo-cecena e dunque di religione musulmana, la sede del club venne messa a ferro e fuoco dai suoi stessi tifosi in segno di protesta. Stavolta, però, il Beitar Jerusalem non balza agli onori della cronaca per il razzismo dei suoi tifosi, ma per una questione decisamente più curiosa.
Dopo il trasferimento dell'ambasciata USA da Tel-Aviv a Gerusalemme, che ha significato il riconoscimento internazionale della città santa come capitale d'Israele (e scatenato qualche rappresaglia dalla Palestina), Donald Trump è diventato un personaggio estremamente popolare in Israele: potrebbero essere intitolati al presidente degli Stati Uniti parchi, vie e addirittura una stazione della ferrovia che costeggia la Città Vecchia di Gerusalemme, e ora gli è stato parzialmente intitolato anche un club. In una decisione che farà discutere, il Beitar Jerusalem ha scelto di onorare il miliardario statunitense cambiando denominazione sociale in Beitar Trump Jerusalem e premiando, come si legge nella notte allegata all'annuncio del cambio nome: ''Il coraggio del Presidente Donald Trump, che ha riconosciuto Gerusalemme come unica ed eterna capitale d'Israele dopo 70 anni di dure battaglie politiche. Trump ha mostrato vero amore per il popolo israeliano - prosegue il Beitar -, ed ha tracciato la strada per altre nazioni, che ora stanno seguendo il suo esempio. Per questo motivo il presidente e proprietario del club Eli Tabib e il segretario Eli Ohana hanno deciso di aggiungere il suo nome a quello del club, cambiando nome in Beitar Trump Jerusalem: amiamo il presidente, e torneremo a vincere''. Il cambio nome del Beitar Jerusalem è realtà, e c'è solo uno scoglio da superare: dal 2008 Donald Trump è un marchio registrato in Israele, dunque servirà l'approvazione dello stesso presidente USA per ottenere l'ok all'inserimento del suo nome nella denominazione dello storico club israeliano. Trump non dovrebbe opporsi, anche perchè trovarsi all'interno del nome di una squadra di calcio è un po' il sogno di tutti.