L’Italia con 15 atleti allo storico Strandja di Sofia. Diverse nazioni boicottano i mondiali dilettanti dell’IBA.
di Giuliano Orlando
Da lunedì scatta lo storico torneo Strandja di Sofia in Bulgaria, giunto alla 74° edizione, presenti atleti dei quattro continenti, compresa la Russia e la Bielorussia, come già avvenne nell’edizione della scorsa stagione. Il via alla rassegna lunedì 20 febbraio con le eliminatorie, i quarti il 24, le semifinali il 25 e le finali sabato 26 nell’ampio Palasport della capitale bulgara. La manifestazione verrà ripresa sul canale televisivo apposito per tutta la durata del torneo. L’Italia sarà presente con 15 azzurri, 12 maschi e 3 femmine. Da segnalare il gradito ritorno all’attività internazionale della titolata milanese Rebecca Nicoli, ferma dopo i Giochi del Mediterraneo svoltisi ad Orano in Algeria lo scorso giugno, dove colse il bronzo, fermata in semifinale contro la marocchina Rhaddi con un verdetto di parte e nonostante la condizione precaria. Da allora una serie di infortuni la bloccarono per lunghi mesi. Questo rientro è determinante in previsione di impegni importanti, in particolare i mondiali previsti a Nuova Delhi in India dal 15 al 30 marzo. La compagine femminile è completata da Angela Carini (66) e Melissa Gemini (70). La squadra maschile scelta è composta da Esposito Leonardo (48), Federico Serra (51), Tommaso Sciacca (54), Michele Baldassi (57), Daniele Salerno (60), Gianluigi Malanga (63,5), Paolo Di Lernia (64,5), Manuel Lombardi e Yoel Angeloni (67), Remo Salvati e Francesco Magrì (71) e Vincenzo Lizzi (86). Nella scorsa edizione la compagine azzurra era presente con 19 maschi e 10 atlete con un bilancio inferiore alle attese: tre bronzi maschili, un argento e un bronzo con le donne. Pur tenendo contro che ben 36 nazioni erano rappresentate in entrambi i settori, con la Russia che portò a Sofia 26 uomini e 24 donne, un vero esercito, anche se il bottino finale si ridusse a cinque ori (2 maschili e 3 femminili), sette argenti (2 e 3) oltre alla pioggia di bronzi (6 e 5), che significavano lo stop alle finali. Nel 2022, tra i maschi fu il trionfo dell’Uzbekistan con sei ori su altrettanti finalisti, mentre il settore femminile premiò cinque nazioni oltre alle russe: Kazakistan, Bulgaria, India, Irlanda con due ori e l’Algeria (1) padrona di casa con Iman Khelif, la capitana della squadra. Nessuna delle tre azzurre impegnate a Sofia era presente nel 2022, mentre dei 12 azzurri, sono tornati Esposito, Sciacca, Baldassi e Malanga.
Come avevo previsto e già trattato in precedenza, l’argomento relativo ai rapporti sempre più tesi tra il CIO e l’International Boxing Association, torna di stretta attualità col previsto e temuto boicottaggio di nazioni importanti ai mondiali femminili e maschili allestiti dall’IBA presieduta dal russo Umar Kemler in aperto conflitto col CIO. Ai mondiali femminili fissati a Nuova Delhi in India da metà marzo, hanno già ufficializzato la loro assenza: Usa, Canada, Gran Bretagna, Irlanda, Svezia e la Repubblica Ceca, ma non è improbabile si aggiungano altre nazioni. Più o meno lo stesso discorso per la rassegna iridata maschile programmata in Uzbekistan, nella capitale Tashkent nella prima parte di maggio. Il fronte americano è quello più deciso a rompere con l’International Boxing Association, a sua volta decisa a percorrere la sua strada, consapevole di essere praticamente fuori dai Giochi Olimpici 2028. Per contro l’America e anche buona parte dell’Europa puntano forte sulle olimpiadi per evidenti ragioni pratiche. La prima è che l’anno prossimo a Parigi, quindi la Francia, ospita la rassegna a Cinque Cerchi e nel 2028 saranno gli USA a Los Angeles ad organizzare i Giochi. Il CIO ha già fatto sapere che con questa governance l’esclusione è certa, quindi la rottura appare insanabile. Per molti Paesi rinunciare ai Giochi significa perdere i contributi che arrivano dai Comitati nazionali. L’Italia tra queste.
Salvo cambiamenti, quest’anno si dovrebbero tenere le elezioni IBA per il rinnovo delle cariche. Purtroppo il rischio di una scissione appare concreto. Con quali conseguenze è da capire. Intanto a Cracovia in Polonia, sotto l’egida del CIO, dal 23 giugno al 2 luglio scatta il cammino verso Parigi, con la diminuzione dei maschi, da otto a sette categorie. A Pechino 2008 erano 11, a Rio 2016 solo 10, ridotte a 8 a Tokyo, a Parigi solo 7. Mentre salgono le donne. A Londra 2012 e Rio 2016 erano 3, a Tokyo 5 e a Parigi arriveranno a 6. A Parigi 124 uomini e altrettante donne. L’Europa ha diritto a 44 atleti equamente divisi. Questi i posti maschili (16 nei 51 kg, nei 92 kg e nei +92 kg., 18 nei 57 kg, 20 nei 63,5 kg e 71 kg, 18 negli 80 kg.). Le sei categorie donne. 50 kg, 54 kg, 57 kg e 60 kg. (22); 66 kg e 16 nei 75 kg. (20). Le altre sedi. L’America (22 ottobre-5 novembre) a Santiago, del Cile, nel corso dei Giochi Panamericani. L’Oceania (19 novembre-2 dicembre) a Honiara nelle Isole Salomone, ai Giochi del Pacifico. L’Asia (23 settembre-8 ottobre) ha scelto Hangzhou in Cina, ai Giochi Asiatici. L’Africa sceglierà i suoi primi titolari nel corso dei Giochi Africani ad Accra nel Ghana dal 4 al 19 agosto. Nel 2024 si concluderanno le qualificazioni con due raggruppamenti mondiali. Nel primo si assegnano 28 ticket maschili e 21 alle atlete. Nel secondo 20 agli uomini e 23 alle donne. In entrambi i tornei ogni nazione può iscrivere solo un atleta nelle categorie nelle quali è ancora esclusa. La Francia che ospita l’evento ha diritto a 6 posti (3M/3F), Infine l’Universality Places, formata dagli esperti scelti dal CIO, dispone di 4 pass maschili e 5 femminili. Il CIO a tempi brevi dovrà confermare o meno l’iscrizione del pugilato ai Giochi di Los Angeles 2028. Diversi membri del CIO, sostengono il presidente Thomas Bach, tedesco, in carica dal 2013, per la cancellazione della disciplina, una delle più storiche presente ai Giochi, mentre americani ed europei e in parte asiatici e africani propendono per offrire un’ennesima opportunità all’IBA, per mettere a posto le voci negative, in particolare la finanza più trasparente, la situazione arbitri e giudici, infine la governance proposta dal gruppo del professor Hass, che chiede dal 2021 un cambio di cultura. La decisione delle sei nazioni di boicottare i mondiali femminili e fare altrettanto con quelli maschili ha fatto infuriare il reggente dell’IBA che ha risposto duramente, dichiarando che la decisione delle nazioni dissidenti è un vero e proprio sciacallaggio e che l’IBA continuerà sulla sua strada, premiando gli atleti presenti ai tornei, grazie al contributo di Gazprom lo sponsor finanziario dell’IBA. Che a sua volta il CIO ha diffidato. Di certo la sorte del pugilato dilettantistico è sul ciglio di una rottura clamorosa, che comunque vada a finire, farà solo danni al movimento.
Giuliano Orlando