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Esattamente l'altro ieri, domenica 7 marzo, l'Estudiantes di La Plata giocava contro l'Arsenal di Sarandì. Sul punteggio di 5-0, fa il suo esordio con la maglia biancorossa Deian Veron, completando un percorso di tre generazioni di calciatori a vestire i colori della stessa squadra. In Italia solo i Maldini, Cesare, Paolo e Daniel, sono stati in grado di raggiungere questa impresa, ora, in Argentina, la famiglia Veron ha fatto lo stesso. I colori dell'Estudiantes sono da sempre tatuati sulla pelle di Juan Sebastian, l'unico dei tre, in attesa del figlio, ad aver sfondato anche in Europa con il suo calcio plasmato di immensa classe. Il padre Juan Ramon aveva giocato con i Pincharratas negli anni Sessanta, vincendo tre volte la Copa Libertadores e una volta l'Intercontinentale. Al piccolo Veron, nato il 9 marzo 1975 a La Plata, il compito di continuare e migliorare l'eredità del genitore venne naturale. Abbandonò gli studi per dedicarsi completamente al calcio, debuttando con l'Estudiantes nel 1994. I tempi però erano cambiati, e il suo talento era troppo grande per rimanere a vita in Sudamerica, senza tentare l'avventura nel ricco e talentuoso Vecchio Continente. Fu nel '96 che approdò in Europa, voluto fortemente dal tecnico Sven Goran Eriksson alla guida della Sampdoria. Nei due anni blucerchiati, poco più che ventenne, mostrò subito di che pasta era fatto: regista moderno in grado di effettuare lanci e suggerimenti ai compagni con precisione millimetrica, anche molto efficace con i tiri da lontano, grazie a cui iniziò a segnare i suoi primi gol italiani. Dopo il Mondiale di Francia '98 il Parma decise di puntare su di lui, e fu decisamente una buona scelta. Rimase solo un anno in Emilia, ma che anno: vincitore della Coppa Italia e della Coppa Uefa, ai gialloblu di Malesani mancò solamente la continuità in campionato, in cui finirono quarti. Inutile dire che Veron fu grande protagonista di quell'annata, nonostante avesse segnato solo un gol, meraviglioso, contro il Bari.
Nel frattempo Eriksson si era trasferito alla Lazio, e insistì con Cragnotti per portare il gioiello albiceleste a Roma. L'imprenditore romano spese 60 miliardi di lire per Veron, una cifra enorme, ma che fu ben ripagata. Con i biancocelesti il centrocampista visse gli anni migliori della sua carriera in una squadra stellare, capace di vincere Supercoppa Italiana, Europea, Coppa Italia e soprattutto lo Scudetto del 2000, il secondo della storia degli Aquilotti, grazie a una straordinaria rimonta sulla Juve. Veron mise a segno 8 gol, un contributo fondamentale, memorabile la rete su punizione che valse la vittoria nel Derby contro la Roma. Negli anni laziali fu anche coinvolto in un'inchiesta su alcuni passaporti falsi, in cui gli venivano contestate le proprie origini comunitarie, ma venne assolto e il tutto terminò in una bolla di sapone. Nel 2001 la Lazio non seppe resistere agli 80 miliardi di lire offerti dal Manchester United, vendendo il giocatore in Inghilterra. Ecco, se vogliamo trovare una macchia nella carriera di Veron è proprio questa: non impressionò in Premier League, né con i rossi di Manchester né con il Chelsea di Claudio Ranieri, con cui giocò appena 7 partite. Nel 2004 tornò per l'ultima volta in Italia con la maglia dell'Inter, allenata da quel Mancini che era suo compagno alla Lazio. Nonostante avesse quasi trent'anni, Veron entrò nei cuori dei tifosi interisti per la determinazione e lo spirito di abnegazione che contraddistinguevano le sue presenze in campo, in due annate di ricostruzione in cui i nerazzurri vinsero due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana, partita in cui il gol decisivo, contro la Juventus a Torino, lo segnò proprio Veron. Nel 2006 arrivò il momento di tornare a casa, c'era ancora una faccenda in sospeso: vincere con l'Estudiantes, in patria e altrove. Inutile dire che ci riuscì, vincendo due volte il Torneo Apertura e la Copa Libertadores del 2009, emulando le gesta del padre. Da lì in poi Veron diventerà prima Direttore Sportivo e poi Presidente dei biancorossi, con cui giocherà l'ultima partita ufficiale a 41 anni. E adesso tocca al figlio Deian portare avanti questa bellissima storia familiare.
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