La gang russa, ruba all’Italia il mondiale massimi dilettanti. La reazione della FPI.
di Giuliano Orlando
Si sono conclusi i mondiali maschili a Tashkent in Uzbekistan, boicottatati da una ventina di nazioni, tra le quali USA, Ucraina, Inghilterra, Canada, Irlanda le nazioni nordiche e baltiche, nonostante la sirena di premi spropositati, che essendo mal distribuiti, sono entrati nelle tasche delle nazioni più vicine all’IBA: Uzbekistan (9), Kazakistan (5), Russia e Cuba (6 a testa), lasciando al resto delle nazioni salite sul podio le briciole. Il fatto che gli ori abbiano premiato solo cinque paesi la dice lunga, visto che si sono presentate in 107, alle quali, quasi la metà a carico dell’IBA che ne ha pagato trasferta e soggiorno. A parte questo particolare, i giudici hanno confermato la loro servilità nei riguardi del paese ospitante e dell’Ente mondiale presieduta dal russo Umar Kremlev, che ritiene di poter comandare la boxe mondiale in maglietta inondandola di dollari. Ignorando che la storia insegna che tale politica non ha mai vinto. Certo, può condizionare i giudici come è successo col verdetto che ha rubato l’oro iridato al nostro Aziz Mouhiidine, che lo aveva vinto meritatamente sul ring, dominando il russo Gadzhimagomedov, ripetendo lo stratagemma messo in atto ai Giochi di Londra, quando rubarono l’oro olimpico a Roberto Cammarelle per darlo all’inglese Anthony Joshua, che serviva pee il suo passaggio nei pro e l’ingaggio milionario col titolo a cinque cerchi. A Tashkent alla fine della sfida per l’oro iridato l’italiano aveva vinto 3-2, e questo non andava bene ai vertici russi, delusi da un solo oro. Così chiesero la rivisitazione con lo score dei colpi, che rilevarono un vantaggio di 3-2 per il russo. Non fosse scandaloso e grottesco, lo potremmo definire ridicolo. Ma come potevano venire meno al richiamo sia della federazione russa e del presidente IBA, guarda caso pure lui russo. Che fosse un furto politico ai danni dell’Italia non aveva alcuna importanza. I tempi in cui Franco Falcinelli aveva un peso nell’allora AIBA, sono lontani ed oggi contiamo come il due di briscola. La Russia aveva inviato il meglio di ciascuna categoria e trovarsi con due soli atleti in finale era molto riduttivo, d’obbligo che almeno loro tornassero a casa con l’oro. Così è stato e non è la prima volta. Ai Giochi di Rio 2016 nella finale dei 91 kg. il kazako Levit aveva condotto l’incontro al meglio contro il russo Tishchenko, ma la Russia non poteva restare all’asciutto e il Kazakistan aveva poco peso, per cui la vittoria andò al peggiore, tanto i giudici basta indirizzarli e da eterni pecoroni, fanno quello che il responsabile tecnico consiglia. Felici di essere richiamati ai prossimi campionati e tornei. Quella tra Gadzhimagomedo e Mouhiidine era la terza sfida. La prima avvenuta nel 2019 ai Giochi europei di Minsk in Bielorussia, e la vittoria del russo fu netta. Molto meno quella ottenuta alla preolimpica di Londra nel maggio 2021, sempre 5-0, ma col 29-28 indicativo che il gap continuava a diminuire. A questi mondiali la superiorità dell’italiano è stata costante, ma si è capito subito che gli ordini erano già orientati, infatti 3 giudici hanno segnato il round al russo, mentre il bulgaro e l’australiano fuori dai giochi hanno visto sempre le riprese per l’azzurro. Alla fine del match l’azzurro risultava in vantaggio per tre giudici su cinque. Ma la Commissione d’appello capovolgeva il verdetto assegnando la vittoria (4-3) al russo, col parere favorevole di altri osservatori. L’afgano ha assegnato tutti e tre i round al russo e questa fedeltà meritava un premio. Infatti l’IBA lo ha indicato come il miglior arbitro e giudice dei mondiali. Per il bulgaro e l’australiano (30-27) per l’italiano, sicuramente saranno guai seri. Circola anche una voce che il presidente dell’IBA, indispettito e resosi conto che l’Italia e molte delle europee, si staccherà dall’ente, restando al momento con l’EUBC per compiere successivamente il salto sull’altra sponda, abbia voluto vendicarsi togliendo l’oro all’azzurro. Personalmente non condivido, penso che alla Russia servano soldi e vittorie. Comunque le ottieni. Un’agenzia di casa nostra pubblica a firma di un certo Stefano Villa, che il match è andato di stretta misura al russo. Purtroppo questi incompetenti fanno parte della spazzatura sempre più ampia che impiastra i siti e falsa la realtà dei fatti a deprimento di quanto è realmente accaduto sul ring.
Per contro, con piacevole stupore ho letto il comunicato della FPI, sempre parca di commenti, stavolta non solo con le parole del c.t, Renzini ma anche del presidente federale. Che riporto integralmente: Per quanto riguarda la finale dei 92 Kg, in cui è stato impegnato il nostro Abbes Mouhiidine, c'è poco da dire: i giudici hanno dato la vittoria al russo Gadzhimagomedov, ma il ring sa che il vero vincitore è Abbes. Il match, in cui il nostro avrebbe chiaramente meritato di vincere, è stato deciso ai punti, dopo revisione del verdetto (da 3-2 per Abbes a 4-3 per il suo avversario), a favore del russo. "Ringrazio - così si è espresso Abbes a fine match - tutte le persone che hanno fatto il tifo per me e mi hanno supportato durante questo mondiale. Ora testa, cuore e anima per le prossime qualificazioni Olimpiche." "Un verdetto allucinante e totalmente sbagliato - queste le dichiarazioni di coach Renzini - Abees avrebbe strameritato la vittoria, avendo dominato tutte e tre le riprese. E invece la vittoria è andata al russo. Purtroppo non è la prima volta che capitato questi errori/orrori, e io mi sono stancato di assistervi." "Per Abbes si tratta - queste le parole del Presidente Flavio D'Ambrosi - del secondo argento mondiale consecutivo dopo quello ottenuto nel 2021 a Belgrado. Dopo Irma Testa e Sirine Charaabi è la volta di Aziz Abbes Mouhiidine che ha vinto una splendida medaglia d'argento, laureandosi vice campione del mondo. Il movimento pugilistico italiano torna ad essere ai vertici del palcoscenico internazionale. I successi delle Nazionali Azzurre si rincorrono uno dietro l'altro, riportando l'Italia pugilistica tra i Paesi che giganteggiano nella nobile arte. Non siamo da meno nel circuito Pro dove l'Italia ha consolidato la sua posizione di vertice a livello europeo con i tanti titoli continentali conquistati in questo quadriennio. Peraltro, diversi pugili italiani si avvicinano a grandi passi, nei vari ranking delle liste internazionali, a diventare sfidanti al titolo mondiale che spero possa essere preda, entro la fine di questo quadriennio, di uno dei nostri pugili. Tuttavia, non posso non esprimere il mio forte disappunto sul verdetto che ha riguardato la finale disputata da Abbes. Già lo spostamento della programmata finalissima dei 92 kg., da sabato a domenica, con un giorno di recupero in più per l'avversario che aveva subito una dura semifinale, era apparsa come una sorta di stampella! Non è stato sufficiente. Il delitto andava perpetrato fino in fondo. Il verdetto della finale è stato, a parere di tanti addetti ai lavori tra i quali il sottoscritto, assolutamente non in linea con l'andamento del match che ha visto dominare, dall'inizio alla fine, il nostro pugile Azzurro. I valori dello sport ed il rispetto degli atleti richiederebbero serietà. Forse è giunto il momento che questa Federazione ed il movimento pugilistico italiano traggono le giuste conclusioni su questo operato. Siamo stanchi di continui ribaltamenti di verdetti e siamo stanchi del mancato rispetto delle fatiche dei nostri atleti. Adesso però è il momento di pensare alle prossime qualifiche olimpiche ed al nuovo progetto di definitivo rilancio del movimento Pro. Siamo fortunati, le qualifiche ai Giochi olimpici 2024 verranno gestiti dal Cio”. Il 27 maggio si tiene il Consiglio Federale e potrebbe arrivare anche una prima risposta orientativa a quanto ha fatto capire il presidente. Le parole del Presidente, solitamente molto prudente, da leggere con attenzione, vanno ben oltre i mondiali. L’Italia prende la strada delle preolimpiche e quindi del CIO, seguendo le direttive del CONI che non sono certo pro IBA. D’altronde un ente che gioca sporco come ha fatto ai mondiali e premia addirittura l’autore della truffa nel verdetto contro l’Italia, non è solo una sfida all’onestà sportiva, ma un invito a proseguire sulla strada opposta. Normativamente se l’Italia esce dall’IBA ma resta nell’EUBC, ha il riconoscimento del CIO in attesa di traghettare in un nuovo ente al momento in fase di realizzazione, per sostituire l’IBA. Relativamente ai risultati dei mondiali, l’Uzbekistan si conferma la nazione col potenziale più forte in assoluto. Aver portato 9 dei 13 presenti sul podio, aver vinto 5 ori, con pochi verdetti casalinghi, la dice tutta. L’unica a difendersi bene è stato il Kazakistan, non certo una scoperta, una scuola più datata di quella uzbeka come dice il medagliere si mondiale che olimpico. Russia e Cuba non sono più al vertice da tempo. Dei due ori russi, uno lo hanno rubato e l’altro ha premiato Ataev negli 86 kg. vincitore dell’azero, nato a cresciuto a Cuba, dove è stato anche campione nazionale, della vecchia scuola dei La Cruz, boxe di rimessa fuori moda. Ad. Ataev che non è un predestinato ma ha 23 anni ed energie da spendere, è bastato andare all’attacco e costringere il trentunenne azero alla difesa senza repliche e la vittoria del russo non è mai stata in dubbio. La Francia con tre finalisti, ha portato a casa l’oro nei leggeri con Oumiha, professionista (3), argento a Rio 2016, al terzo oro mondiale, ha domato tutti gli avversari boxando di rimessa una specie di fantasma imprendibile per tutti, compresi il russo e il cubano che sembravano favoriti. La ex grande Cuba, torna a casa con un oro nei medi (Hernandez) e ben tre sconfitte in finale. Nei 57 Horta è stato dominato dal locale Khakolov e nei +92, il giovane Lopez (20 anni) arrivato in finale grazie alla pochezza dei supergiganti, contro il mancino di casa Jalolov, professionista con 13 vittorie tutte per KO, gigante di oltre due metri, ha confermato di avere solo un fisico prestante, ma di essere una pippa tecnicamente, oltre che un fifone. Al primo pugno è stato contato e alla fine del primo round, ha preferito abbandonare. Jalalov porta a casa 200.000 dollari, immeritati perché li ha sottratti ai dilettanti, torna a depositarli a New York dove risiede, poi disputerà la preolimpica asiatica, fissata in Cina tra settembre e ottobre, la vincerà e andrà a Parigi per il secondo oro olimpico, dopo Tokyo, mentre i dilettanti veri dovranno starlo a guardare. Più avanti proverà anche a vincere un mondiale pro, con buona pace di tutti. Grazie alla normativa dell’ex AIBA, che ancora vige. Degli uzbeki da segnalare Khakolov (57), il giovane Aboullaev (63,5) 20 annii, capace di battere nettamente l’armento professionista Bachkov, campione uscente, facendolo anche contare, imponendosi in finale contro l’ottimo mongolo Baatarskm. Il campione dei 67 kg. Muydinikhujaev dopo aver sconfitto col dubbio nei quarti il titolatissimo cubano Iglesias, oro mondiale a olimpico, ha meritato il titolo vincendo bene col mongolo e col kazako. Non lo si scopre certo oggi il mancino Dusmatov, 29 anni, oro di Rio, al terzo tentativo iridato. Stavolta l’ha colto e in finale ha messo KO il pur ottimo francese Bennama, bronzo a Belgrado, argento amaro, visto il risultato tecnico. Fuori dalle finali nazioni come l’India e un solo finalista cinese. Sfortunate la Spagna (3) e l’Armenia (2) solo bronzo. Il Brasile si è difeso bene, argento e bronzo, bronzo anche per Tajikistan e Kyrgyzstan giunte al completo o quasi, idem per Jordania e Messico. Tutte le altre a casa con la borsa vuota. L’IBA ha già annunciato che ai mondiali femminili 2024, i premi saranno identici a quelli maschili. Nulla di nuovo sotto il sole, semmai una scarsa fantasia, che specchia l’incapacità di trovare un accordo sia pure all’ultima ora col CIO che pur avendo scheletri nell’armadio ha il pallino a Cinque cerchi, quello originale e non la copia. Che non vale nulla e lo sanno bene tutte le nazioni anche quelle che sembrano fedelissime all’IBA. I pugili vogliono andare ai Giochi veri non quelli fasulli. In caso contrario c’è il rischio delle defezioni verso altre nazioni accoglienti dalla cittadinanza facile. Vedremo alle preolimpiche da che parte spira il vento.
Giuliano Orlando