La World Boxing prossima alle 50 nazioni per l’ok del CIO.
L’Italia assente agli europei U22 a Sofia e alla rassegna di Skopje. La posizione dell’EUBC.
di Giuliano Orlando
Gli europei schoolboy-girl svoltisi nella prima parte di agosto, sono stati gli ultimi campionati ai quali ha preso parte l’Italia, sotto l’ombrello dell’EUBC che al momento resta legata all’IBA. La FPI il 27 luglio scorso è entrata nella World Boxing, staccandosi dall’IBA in modo ufficiale e definitivo. Gli organizzatori degli europei U22 fissati a Sofia in Bulgaria a ottobre e quelli dei Balcani di novembre hanno mandato gli inviti, respinti dalla federazione italiana. Sarà interessante valutare la consistenza delle nazioni aderenti. La prima manifestazione dopo i Giochi di Parigi.
Salvo alcuni tornei europei di secondaria importanza. Al momento la sede ufficiale dell’EUBC è ad Assisi, attigua al Centro Operativo dotato di tutte le strutture idonee al pugilato. Dove si allenano abitualmente tutte le nazionali italiane, oltre a molte nazioni che vi trascorrono periodi di stage. Il Centro è gestito da Franco Falcinelli, il suo ideatore, una lunghissima carriera da responsabile tecnico della Nazionale Italiana, conquistando allori su tutti i fronti, presidente italiano, europeo e pro tempore dell’AIBA. Al momento, nel ruolo onorario europeo e italiano.
Con la nuova posizione dell’Italia che ha rotto in modo definitivo con l’IBA, quindi anche con l’EUBC, il destino del Centro di Assisi come si pone? Come la posizione di Falcinelli, per nulla chiara. Per quanto riguarda l’Italia nessun problema, ma il rapporto con l’EUBC si è interrotto. Nel frattempo il presidente della Regione Lombardia, Massimo Bugada, è stato designato Direttore Sportivo responsabile di tutte le squadre azzurre. Un ruolo delicato è importante, in particolare dopo il bilancio parigino, definito fallimentare da molte parti. Di certo, qualcosa non ha funzionato.
Al di fuori dei verdetti falsati nella loro sostanza ai nostri danni, in particolare quelli subiti da Irma Testa e ancor più da Abbes Mouhiidine, la squadra nel suo assieme ha reso meno delle attese. Con le eccezioni di Alessia Mesiano (60) che ha ceduto con onore all’irlandese Harrington dominatrice del torneo, centrando il bis olimpico e di Diego Lenzi nei +92, fermato nei quarti dal tedesco Tiafack, europeo 2022, il resto della squadra (Salvatore Cavallaro, Giordana Sorrentino e Sirine Charaabi) sia pure per diversi motivi ha deluso. Il caso di Angela Carini è diverso, ma non meno emblematico della confusione generale. Alla vigilia dei Giochi, aleggiava un clima di grande fiducia. In apparenza era andato tutto bene a livello di preparazione, forse troppo, nel senso che la squadra si era allenata in maniera molto soft, e questo potrebbe essere uno dei motivi dello scarso rendimento al momento delle sfide vere. Affrontando rivali saliti sul ring col coltello tra i denti, mentre noi avevamo il ramoscello d’ulivo.
Lo zero finale di Parigi, si aggiunge a Rio 2016, dove a pagare fu solo il c.t. Raffaele Bergamasco, quindi Tokyo 2021, dove per la prima volta nella centenaria storia dei Giochi, l’Italia al maschile non fu presente. A salvare il bilancio ci pensò Irma Testa col bronzo miracoloso, visto che per arrivare in semifinale aveva battuto la russa Vorontsova, argento mondiale 2019, l’irlandese Walsh, bronzo europeo 2018 a Sofia, battendo la Mesiano, oltre alla canadese Veyre, cedendo solo alla filippina Petecio, boxe da strada e forza da maschio, iridata nel 2019. La terza bocciatura a fila, è arrivata al completo. C’è pure l’assenza di un arbitro italiano nelle ultime due edizioni olimpiche.
Perché? Che l’Italia non abbia peso politico al vertice non è una novità e questo è stato pagato a caro prezzo. Che la situazione giudici-arbitri sia all’anno zero lo si è visto a Parigi, dove troppi verdetti fanno rabbrividire. Non solo, i vertici tecnici scelti dal CIO, per dare le direttive tecniche ad arbitri e giudici, tra i quali ex dai trascorsi di assoluta mediocrità come la romena e il rappresentante di Trinidad e Tobago, detto “banana split” per gli scivoloni nei verdetti, allargando il disorientamento. Tra le altre astrusità hanno invitato i giudici a privilegiare l’aggressività a scapito della scherma, il che spiega in parte la vittoria della cinese Xu su Irma Testa.
Con queste direttive la confusione tocca il punto di non ritorno. Come ho già scritto in precedenti articoli la disparità di giudizio per ogni singolo match a Parigi ha battuto ogni record negativo, raggiungendo la disparità di sette punti in un incontro sui tre round. Il CIO ha operato in piena autonomia, avvolgendo ogni operazione nel silenzio più assoluto. Non si conoscono neppure i designatori delle teste di serie (cervellotiche al 90%). La scelta degli arbitri resta un altro mistero. Ho parlato con due loro colleghi italiani. Il primo ha scelto di restare con l’IBA e quindi escluso a priori dai Giochi, il secondo titolare a Rio, attende chiarezza dal 2016. Svolge attività in Italia, è uno dei migliori in assoluto.
Chi ha scelto l’IBA mi ha spiegato il perché: “Visto il destino del mio collega che attende da otto anni di tornare ad arbitrare fuori dall’Italia, nonostante sia il CIO che l’allora AIBA, di fatto non lo abbiano mai incolpato direttamente, ho scelto di svolgere attività internazionale, peraltro con soddisfazione. Che a Parigi siano andati arbitri e giudici di terza e quarta fascia significa che la maggior parte è rimasta con l’IBA, due più due fa quattro. Che i 36 attendano ancora un via libera, significa che qualcosa non funziona. Io non faccio politica, ma essendo l’arbitraggio la mia passione, ho scelto di non restare a guardare i match, ma di svolgere attivamente questa scelta. In futuro tutto è possibile”.
La risposta dell’arbitro titolare a Rio è ancora più stupefacente: “Nel corso dei Giochi di Rio venimmo convocati e ci fu detto che erano state riscontrate anomalie per alcuni arbitri e di fatto venne sospeso il gruppo dei sette che rappresentavano l’eccellenza. Mentre gli altri proseguirono nel loro compito, compreso il sottoscritto. Tornato in Italia, tutto sembrava essere rientrato, anche perché nessuno di noi ha mai ricevuto una lettera di sospensione o altro. Non solo, arrivò un tweet a ciascuno di noi che affermava come la maggioranza dei 36 presenti a Rio, non era sospettata e appena conclusa l’indagine i non colpevoli sarebbero stati reintegrati.
Stiamo ancora aspettando. Comunque continuai ad arbitrare, andai agli europei di categoria ad Antalya in Turchia nel 2018, sotto l’egida dell’EUBC. Da allora pur avendo inviato la mia disponibilità, gli enti preposti ritennero di non invitarmi più a eventi internazionali. Assieme ad altri colleghi nella mia stessa situazione abbiamo chiesto chiarimenti senza la minima risposta. Sia per Tokyo che Parigi. L’assurdo sta nel fatto che siamo fermi senza alcun apparente motivo. Vista la situazione della categoria vista a Parigi, forse la nostra presenza non sarebbe stata negativa”.
Il gruppo dei sette però fu colto con le mani nel sacco. Ricevettero soldi per orientare alcuni incontri. In particolare l’irlandese Michael Gallagher, l’algerino Kheira Yakoub, il russo Vladislav Malyshev e il kazako Rakhymzhan Rysbayev del quale venne registrata la telefonata incriminata, fermati nel corso dei Giochi assieme agli altri tre, l’argentino Gerardo Poggi, l’inglese Mik Basi e il polacco Mariusz Gorny. Che fine hanno fatto?
“Può sembrare incredibile, ma neppure a loro venne inviato alcun capo d’accusa specifico. Di fatto l’unico che ha proseguito sia pure in Patria è stato l’argentino. Gli altri hanno chiuso definitivamente”.
L’Italia da fine luglio è entrata a far parte della World Boxing, fuori da IBA ed EUBC. Voi arbitri come vi siete posti?
“Abbiamo inviato la nostra disponibilità al nuovo ente, completando i formulari inviatici, ma alcuni punti non trovano riscontro e quindi attendiamo possano completarsi. A proposito di Parigi, ha visto tanti incontri e debbo confessare che non pochi verdetti hanno fatto a pugni con la realtà vista sul ring. Oltre ad atteggiamenti scorretti. Nel match tra Irma Testa e la cinese Xu Zichun, il giudice cubano all’inizio del terzo round invitata la cinese ad attaccare e si capiva il perché. In quel round l’azzurra metteva a bersaglio un destro preciso che valeva la ripresa, invece è stata premiata la disordinata ma continua offensiva della cinese. Semplicemente incomprensibile il doppio richiamo alla Charaabi, nel giro di 30”, atteggiamento sconcertante, che ha purtroppo orientato la sfida in modo definitivo. Cito due esempi, ma molti altri verdetti hanno premiato i meno meritevoli”.
In attesa che sul quel fronte venga chiarita al più presto la situazione, la World Boxing nata ufficialmente il 13 aprile 2023, con sede a Losanna in Svizzera, presidente Boris van der Vorst, vice presidenti Ryan O'Shea (Canada), Mattia De Luca (Inghilterra) e Dina Glykidis (Australia) è ormai vicina al superamento delle 50 nazioni iscritte. I soliti bene informati insistono nell’inconsistenza del nuovo ente, ignorando che nessuno nasce imparato. La crescita dell’associazione creata dall’olandese Boris Ven der Vors nel 2022, prima denominata CCA (Common Cause Alliance), quindi World Boxing con 18 nazioni aderenti è in costante crescita, ormai prossima a superare largamente il traguardo richiesto dal CIO per avallare la richiesta di essere riconosciuta come Associazione internazionale che rappresenta il pugilato mondiale dilettantistico.
In sostituzione dell’IBA definitivamente esclusa dal consesso del Comitato Olimpico Mondiale. Il presidente della W.B. nella sua visita in Asia, ha ottenuto l’assenso della federazione indiana, una delle più importanti del continente, ad entrare nella World Boxing, diventando l’ottava nazione asiatica nell’ambito della nuova associazione. Le altre sette sono: Mongolia, Filippine, Corea del Sud, Taipei Cinese, Bhutan, Pakistan e Singapore. Ma altre federazioni asiatiche sono prossime a chiedere l’ingresso nella W.B. Anche se mancano al momento Cina, Uzbekistan e Kazakistan i tre colossi del continente, interessati ai premi che l’IBA, grazie al contributo della Gazprom (50 milioni di euro annuali), distribuisce addirittura nei tornei giovanili che queste tre nazioni avendo i più forti atleti a tutti i livelli, beneficiano in larga scala.
Sarà interessante vedere l’atteggiamento in vista delle qualificazioni per Los Angeles 2028. Considerando che a Parigi le tre nazioni sono state le grandi protagoniste dei Giochi a conferma che gli atleti vogliono partecipare alle Olimpiadi, il traguardo più ambito in assoluto da tutti i pugili. I tentativi dell’IBA di creare Giochi paralleli, sono clamorosamente falliti, nonostante la sirena dei premi stratosferici. L’Europa è presente con 13 nazioni effettive: Olanda, Inghilterra, Germania, Danimarca, Finlandia, Islanda, Repubblica Ceca, Norvegia, Svezia, Scozia, Galles e Italia, In attesa di entrare praticamente tutte le altre, dalla Spagna a Irlanda, Polonia, Ucraina e Francia, le nazioni baltiche (Lituania, Estonia e Lettonia), mentre al momento molte della ex Jugoslavia, attendono gli eventi, ospitando tornei con Russia e Bielorussia, grazie al supporto finanziario dell’IBA.
Anche per loro, al momento della scelta, fuori o dentro ai Giochi, saranno gli atleti a decidere. E dubito scelgano l’esclusione. L’Oceania ha dato la propria adesione con le due nazioni più importanti: Australia e Nuova Zelanda, oltre alla Polinesia Francese, le Figi e Tuvalu, in attesa delle altre: Samoa, Nauru, Papua Nuova Guinea, Isola Salomone, Palau, Tonga, Micronesia e Kiribati. Le Americhe hanno toccato quota 15 nazioni, altrettante in attesa di entrare. Al momento quelle effettive sono: USA, Canada, Brasile, Argentina, Panama, Perù, Rep. Dominicana, Ecuador, Barbados, Bermuda, Honduras, Jamaica, Isole Cayman, Suriname, Isole Vergini Americane.
Praticamente tutte le più forti ad esclusione di Cuba, che al dunque, vista la situazione interna, non avrà altra scelta. A momento il vuoto riguarda l’Africa, con la sola Nigeria nella W.B. Ma - mi ha informato uno dei membri dell’Associazione - è una questione burocratica, in quanto prima dell’iscrizione ufficiale viene richiesta la situazione amministrativa e normativa, ovvero che rappresenti la federazione nazionale, documenti necessari per far parte della World Boxing. A inizio anno, il presidente del CIO, il tedesco Thomas Bach aveva fatto presente al responsabile della World Boxing di seguire con molta attenzione il percorso della nuova associazione, non avendo la boxe dilettantistica una rappresentanza ufficiale in seno all’Ente Mondiale Olimpico.
Tale situazione escludeva la disciplina dalla presenza ai Giochi di Los Angeles. La W.B. nata appunto per ridare al pugilato dilettantistico una voce ufficiale sta arrivando al traguardo del riconoscimento, avendo iscritte nazioni di tutti i continenti e molte richieste di altri paesi. Lo stesso sta facendo anche sul piano finanziario, in particolare con gli USA, che ha assicurano di aver preso contatti con aziende importanti per avviare promozioni a favore della W.B. Tra queste anche emittenti televisive interessate alla trasmissione dei Giochi. Ai primi di novembre si terrà un torneo internazionale al quale prenderanno parte pugili provenienti da tutti i continenti e l’Italia sarà presente.
Il 3 novembre in Colorado, si terrà il primo congresso esplorativo della nuova associazione per fare il punto su quanto fatto e programmare il futuro. Fermo restando che il traguardo immediato è quello di ottenere dal CIO il riconoscimento di rappresentare l’Organizzazione della boxe mondiale dilettantistica. Ottenuto questo fondamentale okay, tutto sarà più facile, a Giuliano Orlando