Andare ai Giochi Olimpici per un atleta di qualunque sport è un sogno, un obiettivo, un punto di riferimento a cui ambire per raggiungere il massimo livello. Se un infortunio, però, ti priva di un'Olimpiade dopo che hai ottenuto il pass per andarci, il timore di un contraccolpo psicologico è dietro l'angolo ma le parole di Larissa Iapichino raccontano la tenacia e la forza d'animo di una saltatrice in lungo destinata a fare la storia dell'atletica italiana: «Sono triste e amareggiata, però non mi butto giù. Cerco sempre di prendere il buono da ogni cosa, la vivo come un’esperienza che, a 18 giorni dal mio 19esimo compleanno, mi farà crescere. L’Olimpiade di Parigi è lontana solo tre anni: una motivazione in più per continuare a lavorare e migliorarmi», ha dichiarato Larissa in un'intervista al Corriere della Sera. La 19enne saltatrice in lungo delle Fiamme Gialle, vittima sabato scorso a Rovereto di un infortunio in pedana, è costretta allo stop da una "distrazione dei fasci anteriori del legamento deltoideo" del piede destro, quello di stacco. Un incidente la cui entità verrà valutata con attenzione nelle prossime ore, ma che purtroppo cancella già la possibilità per l'azzurrina di partecipare alla sua prima edizione dei Giochi Olimpici.
«Dopo l’atterraggio del quinto salto, già zoppicavo un po’. Ho pensato a una piccola storta, ma dentro di me sentivo che il dolore era un po’ strano. A quel punto il babbo mi ha detto di non saltare più. Ma io sono testarda, è più forte di me. E in pedana c’era una certa confusione: il salto dell’avversaria nullo ma inizialmente dato buono, contestazioni, il tabellone che segnava una misura per cui sarei stata seconda. Insomma, ho scelto di fare l’ultimo salto, non avrei dovuto, ma dopo siamo tutti bravi a giudicare. Ho avvertito dolore dopo la fase di stacco, lì ho capito che era qualcosa di più di una semplice storta», ha confermato Larissa che però non si è persa d'animo e già mira a Parigi 2024. Dopo tutto, avrà solamente 22 anni, anche se la possibilità di andare a Tokyo è svanita a meno di un mese dal via dei Giochi Olimpici. Un boccone amaro da digerire e che lascia una ferita aperta: la 19enne, però, ha lanciato un messaggio importante e che evidenzia il potere dello sport perché dopo una caduta c'è sempre l'opportunità di una risalita, a patto di non smettere di crederci: «Il sogno olimpico mi è scivolato via dalle mani. Ma non mi arrendo: continuo a sognare, ai miei obiettivi di atleta non rinuncio». In attesa di capirne di più sui tempi di recupero per l'infortunio, l'allenatore, il padre Gianni, ha ammesso come ci sia la possibilità che possa partecipare al Mondiale junior di Nairobi solo se le condizioni fisiche saranno al 100%. «Dispiace che Larissa debba fermarsi - il commento del Presidente federale, Stefano Mei - ma è tanto giusto quanto inevitabile che le cose vadano così. Un'atleta del suo valore, con le sue prospettive, deve puntare per prima cosa all'integrità. Sono certo che questo inconveniente non arresterà la crescita: ci si ferma ora, per tornare più forti». Attestati di stima e di fiducia dal mondo dell'atletica italiana per un'atleta di livello - è la detentrice del record mondiale under 20 indoor e ad Antona lo scorso febbraio ha fatto registrare 6,91, record italiano indoor e seconda miglior misura dell'anno - e una ragazza coraggiosa e di spessore che non si farà abbattere da un evento negativo che le impedirà di lottare per le medaglie a Tokyo ma che le darà tutto il tempo per recuperare e presentarsi, a Parigi, ancora più forte. L'Atletica leggera e tutta l'Italia la aspetteranno e la osserveranno nel nuovo lungo percorso di crescita di quattro anni, con la speranza di poterla vedere sotto la Tour Eiffel con una medaglia al collo, viste le potenzialità incredibili mostrate nei primi anni di carriera a livello pro. Sotto la guida di papà Gianni e, da lontano, di mamma Fiona May che - come ha ammesso Larissa - non vuole incidere nelle scelte sportive ma che si augura, come tutti gli italiani, che la sua Larissa possa ambire a sognare le due medaglie olimpiche (entrambi argenti) ad Atlanta 1996 e a Sydney 2000.