Il gol al Napoli in Coppa Italia è solo l'ennesima dimostrazione che la carriera di Miroslav Klose non è ancora finita. La Lazio può stare tranquilla, è lo stesso centravanti tedesco a garantirlo nel corso di un'intervista al portale 'So Foot': "Quando deciderò di smettere col calcio - confessa un riflessivo Klose -, mi prenderò un bel bicchiere di birra o di vino e mi metterò a pensare a quanto fatto in carriera. Ma non sono ancora finito".
E' sicuro di sé Klose, e del resto di uno con il suo palmares c'è da fidarsi: 253 reti in 638 gare ufficiali, 71 in 137 con la maglia della Nazionale tedesca, due campionati tedeschi, una Coppa Italia con la Lazio e un Mondiale conquistato proprio la scorsa estate, a coronamento di una carriera mostruosa. "Per ora ho solo deciso di non allenare più quel vecchio cadavere del mio corpo per la Germania: quando ho dovuto decidere se lasciare la Nazionale ho preso una barca e sono andato a pesca da solo. Ho riflettuto sul numero di partite giocate, 137, capendo che la somma delle tre cifre fa 11, il mio numero. Quando me ne sono accorto ho capito tutto, e sono andato a comunicarlo all'allenatore. Loew sa che non tornerò indietro nella mia decisione: non l'ho mai fatto".
Da uno così bisognerebbe prendere esempio, anche se al giorno d'oggi non sembrano molti i giovani calciatori disposti a farlo: "Ho cominciato la mia carriera con il Kaiserslautern, in allenamento quando un giocatore più anziano calciava il pallone lontano ero sempre io ad andarlo a prendere. Se a 20 anni ti permettevi di fare un tunnel ad un 'vecchio', poi ti prendevi le botte - i suoi ricordi -. Adesso invece le cose sono cambiate, se in partitella fai un contrasto ti senti dire: 'Attento, quello ci è costato 20 milioni'. I giocatori giovani dormono da subito in hotel di lusso, girano con macchinoni, guadagnano un'infinità di soldi: è dura tenere i piedi per terra". Parola di Miroslav Klose, il capocannoniere d'ogni epoca nella storia dei Mondiali.