La Lazio, dopo la sofferta vittoria sul Cagliari, si prepara ad affrontare l’Atalanta di Colantuono, fresco di rinnovo fino al 2016. In questi ultimi giorni si è parlato di un possibile rinnovo anche per il suo collega biancoceleste, quel Vladimir Petkovic arrivato in Italia da perfetto sconosciuto e dopo pochi mesi salito alla ribalta. Eppure, almeno al momento, il rinnovo contrattuale non sembra essere una delle priorità del tecnico bosniaco: “Sono soddisfatto di tutto quello che si è raccolto finora, ma ho un contratto fino al 2014 e questa è l’ultima cosa che mi preoccupa”.
Già, perché nella testa del Dottore c’è solo l’Atalanta, “una buona squadra – spiega Petkovic -, molto quadrata, non lascia spazi e nessuno ha vinto con facilità contro di loro. Noi abbiamo perso con il Catania, ma certe lezioni portano anche a certe certezze. Ho letto che negli ultimi anni ha dato qualche fastidio alla Lazio: dipenderà tutto da noi, ma arriverà una squadra pronta a disturbarci e a colpirci nei momenti di debolezza, e noi dobbiamo averne meno possibile”. Idee chiare sull’atteggiamento da avere, la testa - come detto altre volte - può fare la differenza: “E’ normale, dopo 25 partite, avere un calo psicofisico, non solo noi ma tutte le squadre, eppure ultimamente abbiamo ottenuto risultati, questo è merito e caratteristica delle grandi squadre”.
Loda la sua squadra, Vlado, ma al tempo stesso vuole di più: “Stiamo crescendo, spero di tornare a vedere presto un miglioramento del gioco, dobbiamo essere più convincenti, rimanere sempre concentrati e non subire”. Entrando più nel dettaglio tecnico-tattico, il coach laziale si ritrova a fare i conti con le non perfette condizioni di Marchetti. “È un punto di domanda anche per me – confessa Petkovic -, valuteremo tra oggi e domani mattina, ma non voglio nemmeno prendere tropi rischi: se lui se la sente e vediamo che riesce a sopportare tutto senza dolori allora ha possibilità di giocare, altrimenti abbiamo altri portieri di valore oltre a Marchetti in cui riponiamo piena fiducia”. Ciò che non tormenta il mister è lo schema tattico: “Difesa a tre? Può essere, ma non vedo molta necessità di cambiare. Durante la partita si possono cambiare gli equilibri, se guardate bene c’è sempre questo cambio in alcuni frangenti del gioco, a tre o a quattro non fa differenza".