"Lotito mi ha scelto perché parlo sei lingue, perché conosco il calcio estero e perché sono fuori dall’ambiente romano e dalle malizie del calcio italiano". Così il d.s. della Lazio Igli Tare ha commentato a La Gazzetta dello Sport il rapporto col numero uno biancoceleste, che dieci anni fa scelse l'ex attaccante albanese per costruire una grande Lazio: "All’inizio io e Lotito abbiamo avuto scontri durissimi su una comune linea di comunicazione: costruivamo e lui con un’intervista distruggeva. Ma se mi chiedono come faccio ad andare d’accordo con uno come lui, io rido. Lotito è il presidente ideale per d.s. e allenatore: conosce il limite dove si può arrivare e non lo oltrepassa mai". Il d.s. albanese racconta anche come ha fatto a strappare alla concorrenza il talento serbo Sergej Milinkovic-Savic, autore di 9 reti in 24 partite quest'anno in Serie A: "Ho iniziato a seguirlo dai tempi del Vojvodina grazie a un amico. Alto come me e con grandi doti tecniche: un crack, però non potevo garantirgli di giocare quanto gli serviva. Lo monitorai al Genk per mesi e nel 2015 andai a prenderlo. La Fiorentina aveva contattato suo padre: Sergej andò a Firenze quel giorno per essere rispettoso nei suoi confronti, poi però rispettò me e il rapporto creato con i suoi agenti. Funziona così". Il d.s. biancoceleste si è espresso anche sulla Juventus, battuta dalla Lazio in Supercoppa italiana lo scorso agosto all'Olimpico: "Il potere Juve lo avvertivi anche 15 anni fa, come oggi avverti che hanno i mezzi per controllare il mercato italiano. Hanno una politica aggressiva sui giovani di prospettiva. Il contrasto politico Lotito-Agnelli è lampante, ma con Paratici zero problemi: neanche per Keita, Milinkovic o De Vrji, che non andrà alla Juve anche se il suo nome è passato sul loro tavolo. Li considero un esempio per mentalità e metodi di lavoro: il meglio del calcio italiano".