Raffaele Di Napoli è un uomo semplice e diretto, a cui la parlantina non manca: da giocatore ha vinto un campionato con l’Akragas nel 1992 e ora siede proprio sulla panchina dei Giganti. La società agrigentina gli ha messo in mano una rosa molta giovane e gli ha chiesto di traghettarla verso la salvezza nel minor tempo possibile: al momento il bilancio è positivo, in dodici gare i siciliani hanno raccolto tredici punti e si trovano fuori dalla zona playout. “Il bicchiere è mezzo pieno, anche se la mancanza di esperienza si è vista in certe partite. Ci mancano quattro punti, mi riferisco ai pareggi contro Fidelis Andria e Reggina: in quest’ultima gara abbiamo giocato per un tempo con un uomo in meno ed abbiamo preso gol allo scadere. Rispetto allo scorso anno la rosa è cambiata quasi totalmente, io ho sposato questo progetto ben sapendo che con tanti ’96, ’97 e ’98 avremmo concesso qualcosa in termini di maturità”.
- In effetti la vittoria manca dal 25 settembre…
“E’ vero, ma i ragazzi hanno sempre offerto ottime prestazioni: a Matera abbiamo perso 3-1 ma sul 2-1 avremmo potuto pareggiarla, anche contro il Foggia ci siamo espressi bene. Pure contro il Melfi, nell’ultimo turno, la squadra mi ha soddisfatto anche se alla fine i ragazzi erano un po’ delusi per non aver centrato il successo”.
- C’è però un dato statistico interessante: la vostra ultima affermazione è arrivata nel derby contro il Catania e domenica affronterete un’altra siciliana, il Siracusa.
“A Catania siamo stati bravi a sacrificarci e a vincere al 93’ con un gol di Zanini: sappiamo però che quello di domenica sarà un altro derby difficile, il Siracusa ha calciatori importanti come Baiocco, Turati, Giordano, Dezai, Valente, Talamo, Filosa e un mister preparato come Sottil, che fa giocare bene le proprie squadre. Sarà una sfida salvezza, contro di loro abbiamo vinto 3-0 ad agosto, in Coppa Italia Lega Pro, ma quello era un altro Siracusa. Di certo non avremo niente da perdere”.
- Essendo una squadra così giovane, quali sono le vostre armi?
“Corsa e aggressività, se riusciamo a giocare con intensità possiamo dare fastidio a tutte: perché appena abbassiamo i ritmi andiamo in difficoltà. L’Akragas è una squadra garibaldina, tosta, che non si arrende e che gioca sempre in verticale. Come detto, ci capita di rilassarci un po’ a livello mentale e quando affronti giocatori come Caturano e Torromino la paghi: per questo io devo trasmettere la carica ai miei ragazzi, il mio modello di riferimento è Antonio Conte. Non amo le etichette, a me non fa differenza se un giocatore mi chiama Mister o Lello: basta che ci siano sempre rispetto ed impegno”.
- Sette pareggi, la squadra con più X del girone insieme al Catania. Soddisfatto?
“Ripeto, io vedo il bicchiere mezzo pieno: ovviamente con i pareggi non si va tanto lontano, ci vuole maggiore cinismo tuttavia dando la possibilità di giocare a molti giovani ci possono stare certi errori. Ma a Siracusa sarei ben felice di muovere ancora un po’ la nostra classifica”.
- Quindi lo slogan “Andiamo a comandare” non va bene per voi, in vista di domenica.
“No, noi andiamo a divertirci: non siamo all’altezza di poter comandare a Siracusa, loro in casa stanno andando forte. Per me la base di ogni cosa deve essere sempre l’umiltà, unita alla consapevolezza nei propri mezzi: ovvio, un buon risultato ci darebbe tanto entusiasmo e il buonumore aiuta nel lavoro settimanale”.