Mario e Davide Ciaccia, presidente e Ad dell'Atletico Roma, prendono posizione sull'affaire Flaminio, una vicenda che il club capitolino considera certamente penalizzante. Dopo 71 gare la terza società di Roma si appresta così ad emigrare in altro impianto, a partire dalla finale dei playoff.
Davide Ciaccia affida ad una nota ufficiale i chiarimenti riguardo la sua posizione nella querelle: “Voglio precisare che ho sempre sostenuto come l’Atletico Roma, rappresenti un terzo polo importante per la nostra città e non c’è mai stata la volontà di abbandonare la Capitale. Ho scelto Roma ed il progetto di costruire una realtà calcistica professionistica importante, anche quando personalmente avevo la possibilità di poter acquisire altri club lontano da Roma e dalla Regione Lazio, e non l’abbiamo fatto perché credevamo in questo progetto. La realtà è assai diversa.
Non SI PUO’ più giocare allo Stadio Flaminio, a cominciare dalla finale dei play-off ed in questo il Questore di Roma al momento, è stato chiaro e irremovibile . E’ di ieri infatti, la novità che dopo 71 gare giocate allo stadio Flaminio nelle ultime due stagioni, si è deciso che le condizioni di sicurezza ad oggi,non siano più idonee.!!!!
Vorrei anche aggiungere che sempre per la questione del Flaminio, siamo stati penalizzati con un’ammenda anche dalla Lega Pro nella passata stagione, quando è stata presentata la documentazione per ottenere la Licenza di iscrizione al campionato. Peraltro nonostante l’impegno e la disponibilità delle Istituzioni e del CONI alcune procedure burocratiche non permettono in tempi brevi la soluzione del caso, e per questo motivo stiamo valutando alcune ipotesi di impianti, diversi dalla città di Roma e dal Flaminio perché entro il 30 giugno p.v. forse non tutti lo sanno, a prescindere dalla categoria di pertinenza, dobbiamo iscrivere la squadra al campionato con la scelta definitiva e documentata dell’ impianto sportivo idoneo ad accogliere le gare ufficiali .
Non vogliamo scappare da Roma, ma siamo costretti a cercare soluzioni alternative al Flaminio, questa è la verità. Anche la finale del 19 giugno è fortemente a rischio ma non per nostra volontà . E’ bene che tutti si adoperino per superare la vicenda, che ci vede fortemente danneggiati, usurpati di un diritto credo legittimo e costretti ad adottare una decisione diversa, da quella che era nel nostro animo, nel nostro progetto e nelle nostra volontà. Vogliamo dare un futuro ed una continuità a questo progetto sociale e sportivo a Roma e insieme ai romani .“
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