La Juventus 2015/2016 targata Max Allegri è la prova vivente di come i cavalli di razza si vedano all'arrivo, non alla partenza. Un anno dopo e due categorie più in basso, la storia ci riporta ad una cavalcata dai contorni simili: protagonista di tale analogia, ovviamente con le dovute proporzioni, è il Livorno, "croce e delizia" del girone A di Lega Pro. Retrocesso in terza serie dopo quattordici anni, il club toscano in estate ha cambiato completamente pelle, affidando la panchina a Claudio Foscarini e rivoluzionando la rosa sul mercato con un solo obiettivo: l'immediato ritorno in Serie B. I labronici hanno collezionato nove punti nelle prime quattro partite, ma è tra settembre ed ottobre che sono sorte le prime vere problematiche: con la miseria di sette punti raccolti in altrettante partite, gli amaranto sono scivolati a metà classifica, mettendo in discussione l'intero progetto.
Il patron Spinelli, però, nonostante tutte le difficoltà del caso, ha rinnovato la propria fiducia nello staff tecnico: da lì in poi la squadra si è ricompattata, ottenendo dodici risultati utili consecutivi e portandosi al terzo posto, a sole tre lunghezze dalla Cremonese e a -8 dall'Alessandria capolista (sconfitta proprio nell'ultimo turno prima della pausa invernale). Come nella più classica delle montagne russe, il viaggio del Livorno, in questa prima metà di stagione, si è rivelato turbolento ma, al contempo, entusiasmante: frutto sì di un gruppo da rodare e di un potenziale inizialmente inespresso ma anche di una furente riscossa e di una fame di vittorie da vera "big".