La storia di David Di Michele parla da sè. Nato a Guidonia Montecelio, in provincia di Roma, ha segnato la bellezza di 83 reti in 299 partite in Serie A, lasciando agli appasionati di calcio ricordi indelebili. "Re David", così soprannominato ai tempi di Salerno, non è riuscito a stare a lungo lontano dai campi: appena appesi gli scarpini al chiodo, infatti, è entrato nello staff tecnico della Lupa Roma prendendone ufficialmente le redini il 18 aprile 2016. La sua avventura con la Lupa è segnata dall'esonero dello scorso 11 ottobre: una ferita subito rimarginata dal ritorno sulla panchina dei capitolini datato 12 novembre. Contro la Cremonese è maturata la prima vittoria dal giorno del suo rientro e, cogliendo la palla al balzo, lo abbiamo intervistato in esclusiva, facendoci raccontare aneddoti e storie della sua lunga vita calcistica.
- Innanzitutto le chiedo una battuta sull'exploit di domenica. Nessuno si aspettava un vostro successo e invece avete sconfitto una grande squadra.
"Contro corazzate di quel tipo metti in campo tutto quello che hai, sapendo che hai tutto da guadagnare e nulla da perdere. Tutti ci davano per sconfitti in partenza, ma non bisogna mai dare nulla di scontato, il calcio regala spesso sorprese. Abbiamo fatto una partita perfetta sotto tutti i punti di vista, i ragazzi hanno fatto una grande prestazione sia a livello mentale che fisico. Gli elogi vanno tutti a loro, io ho preparato la partita ma sono i giocatori quelli che fanno la differenza".
- È stata la prima vittoria dal suo ritorno sulla panchina della Lupa. Ha la sensazione che questo successo possa svoltare una stagione fino a questo momento un po' turbolenta?
"Sicuramente la vittoria fa sempre morale, a maggior ragione se avviene così, però allo stesso tempo può essere anche un'arma a doppio taglio perché quando vinci contro una grande squadra puoi inconsciamente montarti la testa. Adesso dobbiamo essere bravi sia noi dello staff che i ragazzi a capire che da qui in poi dobbiamo continuare così, per acquisire fiducia attraverso risultati e prestazioni. Ora affronteremo l'Arezzo, che è una grande squadra con ottimi giocatori".
- Lei ha iniziato ad allenare da poco tempo, possiamo definirlo un giovane in rampa di lancio nel panorama professionistico. Dei tanti allenatori che ha avuto in carriera, da quali ha preso maggiormente spunto?
"Io ho preso spunto un po' da tutti però, essendo un amanto del calcio offensivo, direi Zeman e Spalletti, che è quello da cui ho preso maggiore ispirazione. Lui predilige un calcio offensivo ma allo stesso tempo di palleggio: sicuramente in Lega Pro ci sono più difficoltà perché le squadre sono molto coperte, però se dai alla tua squadra una certa mentalità e se riesci a fare questo calcio nei momenti giusti, penso diventi un'ottima arma".
- Lei ha condotto una carriera di tutto rispetto, raggiungendo livelli altissimi. A quali piazze è rimasto maggiormente legato?
"Sicuramente Salerno, Reggio Calabria, Lecce e Palermo. Mi sono sempre trovato bene nelle squadre del sud".
- Facendo un salto nel passato, se le dico: 9 maggio 2004, Reggina-Milan, stadio Granillo. Lei vestiva la maglia amaranto, segnò un gol pazzesco e vi salvaste con una giornata d'anticipo. La considera una delle più belle giornate della sua vita calcistica?
"Un ricordo bellissimo, giocare contro il Milan in casa e fare un eurogol di mezza rovesciata con Nesta in marcatura e Abbiati in porta fu pazzesco. In più, vincere e salvarsi con una giornata d'anticipo con la Reggina era impensabile prima del campionato. È stata un'emozione grandissima perché tra l'altro il Granillo era stracolmo: un'annata sofferta ma allo stesso tempo goduta a 360°".
- Quello appena citato lo considera il gol più bello della sua carriera?
"Uno dei più belli sicuramente. Nella mia carriera purtroppo mi mancano i gol "brutti". Non è bello da dire e non lo dico per presunzione, però la mia carriera dice che di gol facili ne ho fatti pochissimi, avrei potuto aumentare il mio bottino".
- Lei ha avuto la possibilità di lavorare con Maurizio Zamparini ai tempi di Palermo, da sempre uno dei personaggi più discussi del calcio nostrano. Che rapporto ha avuto con lui?
"Ho avuto un buon rapporto con Zamparini. Sarà pure un "mangia-allenatori" e via dicendo, ma è uno che di calcio ne capisce tanto e, avendolo vissuto da vicino, lo posso dire con certezza. Mastica tanto di calcio, ma mastica anche troppo gli allenatori: quando vede che la squadra non va bene e in quel momento pensa che deve cambiare, porta avanti il suo pensiero, giusto o sbagliato che sia. Alla fine, però, l'ultima parola giustamente spetta sempre a lui".
- Nel 2008 lei decise di trasferirsi in Inghilterra, nel West Ham. Che ricordo si porta dietro di questa esperienza all'estero?
"Un ricordo fantastico. Se lo avessi saputo, mi sarei trasferito in Inghilterra molto prima. Esperienza bellissima sia sotto il punto di vista lavorativo che umano. Il calcio in Inghilterra è considerato solo uno sport, non c'è nessuna polemica, a fine partita non c'è nessuna intervista in cui si vanno a commentare i falli o gli errori arbitrali. È molto più soft, ci sono pressioni diverse. In Italia il calcio lo viviamo a 360° nel bene e nel male, gli inglese quando vanno allo stadio è come se andassero a vedere uno spettacolo a teatro, ci sono tante famiglie, tanti bambini. Allo stadio lì chi sbaglia paga, non è come in Italia dove certe situazioni sono ancora di complicata gestione. Alla fine, comunque, è assolutamente uno dei campionati più belli d'Europa".
- Tornando all'attualità, domenica vi aspetta una trasferta complicata al Città di Arezzo, dove la squadra di Sottili è ancora imbattuta. Cosa si aspetta dai suoi ragazzi?
"Affrontiamo una squadra ostica che non ha mai perso in casa. Dai miei ragazzi mi aspetto una partita di attenzione e concentrazione, come contro la Cremonese. Abbiamo un tour de force importante: Arezzo, Como e Alessandria. Il livello dell'asticella dell'attenzione si deve alzare moltissimo e saranno dieci giorni importanti anche per capire di che pasta siamo fatti noi. Dobbiamo metterci nella condizione di sbagliare il meno possibile".
- In conclusione, anche lei è uno di quelli che considera l'Alessandria come una squadra "fuori categoria" e dunque strafavorita per la vittoria finale?
"In questo momento è la squadra che sta sbagliando meno perché anche a Prato con il minimo scarto è riuscita a portare a casa un risultato importante ma, d'altronde, i campionati si vincono battendo le piccole. L'Alessandria sta sbagliano molto meno rispetto alla Cremonese e sta avendo continuità, fattore determinante in Lega Pro. Al momento sono avvantaggiati, ma anche la Cremonese è una corazzata e può dar fastidio. L'Alessandria, proprio conoscendo il potenziale della Cremonese, sa che non può sbagliare mai. Sarà una corsa a due".