Due battute con Alberto Colombo, allenatore del Sudtirol dallo scorso 14 marzo (quando prese il posto dell'esonerato William Viali).
- Mister, cominciamo con i doversi complimenti: è arrivata la salvezza con due giornate d’anticipo. State ancora festeggiando?
"Siamo felici, anche perché la salvezza è arrivata in modo inaspettato, contro un avversario di valore: sfido chiunque a pensare che la salvezza sarebbe arrivata al Tardini. Sapevamo fin dall’inizio che avremmo avuto un finale di stagione difficile contro Parma, Padova e un Mantova in lotta per non retrocedere e l’obiettivo nostro era proprio arrivare a giocarci le ultime giornate con tranquillità. Per fortuna e per bravura ci siamo riusciti".
- Conquistata la salvezza, come approccerete i due prossimi impegni?
"Avremo la testa un po’ più leggera ma non vogliamo regalare nulla agli avversari: c’è una piccola speranza per i playoff ed è giusto provarci. Magari ci sarà qualche piccolo esperimento tattico visto che siamo in un buon momento, soprattutto sotto l’aspetto psicologico".
- Qual è stato il momento più difficile della sua esperienza al Sudtirol?
"La prima partita, contro l’Albinoleffe; una gara non bella dal punto di vista tattico e soprattutto motivazionale. Quando un allenatore subentra di solito può fare affidamento sulla spinta emotiva che può dare questo cambio nel giocatore: quel giorno non vidi invece alcuna reazione e ho avuto un attimo di smarrimento. Ma con il lavoro sul campo e quello psicologico, dando gli stimoli giusti e qualche puntura nell’orgoglio di alcuni giocatori, siamo riusciti a invertire la rotta. In questo senso la vittoria con il Lumezzane è stata il vero viatico della nostra stagione".
- Qual è la sua idea di calcio, la sua “filosofia”?
"Personalmente non sono per il calcio “in verticale” a priori. Credo in un calcio situazionale, capace di adattarsi di volta in volta all’avversario che si trova di fronte, senza però buttare mai via la palla. Sia qui che a Reggio Emilia ho poi lavorato molto sulla difesa: mi piace che tutta la squadra partecipi alla fase difensiva, compresi gli attaccanti (a cui chiedo molto), e che proprio dalla difesa nasca l’impostazione del gioco. Non vorrei passare però per un difensivista: tutti i compiti di gioco vanno equamente divisi tra la squadra. Non amo l’attaccante che non partecipa e nemmeno il difensore che difende e basta. Neanche il portiere deve rinviare e basta: deve essere anzi il primo nella fase di costruzione. Per quanto riguarda l’aspetto psicologico il calcio è poi uno sport con forti pressioni e diversi interessi, dove è difficile mantenere la mente serena. Se si ha la fortuna di avere dei giocatori che vivono questo sport come un gioco allora come allenatori si ha più libertà d’azione a livello tattico: il giocatore non si nasconde ed è disposto a provare e osare di più. La bravura di un tecnico sta anche nel saper creare un gruppo capace di dare peso all’aspetto ludico del calcio, e in campo questo atteggiamento fa la differenza".
- Ha un modello, un allenatore di riferimento a cui ispirarsi?
"Cerco di prendere spunti qua e là. Come allenatore mi piace cambiare e quindi non ho un riferimento fisso. Un po’ come Montella, che al Milan ha dimostrato di saper usare diversi accorgimenti tattici a seconda dell’avversario, come per esempio lo scivolamento della linea difensiva, che passava a tre in certe occasioni. Sto facendo il corso master per allenatori e girando diversi campi con la possibilità di imparare da tutti. Allegri per esempio dà dei concetti ai suoi ragazzi ma poi gli lascia anche grande possibilità di interpretazione: anche questa cosa mi piace molto".
- Dove la vedremo la prossima stagione?
"E’ un punto di domanda anche per me: quello che conta è far parte di una società seria. Non mi piace parlare di progetti perché per un allenatore è difficile programmare la settimana, figuriamoci un’intera stagione (ride, ndr). Il Sudirol è una società seria ma ogni discorso è rimandato alla fine della stagione. Bolzano poi è un posto fantastico e la società non mi fa mancare niente: insomma, sia a livello ambientale che a livello professionale ci sono tutti gli ingredienti per stare bene e vivere bene".