In Pulp Fiction Winston Wolf, magistralmente interpretato da Harvey Keitel, risolve problemi. Nel calcio, Giorgio Roselli riassesta le squadre in difficoltà e le porta in alto: un paragone non così azzardato, per un tecnico di sostanza che può esporre nella vetrina personale risultati di primissimo livello. Oggi Roselli, umbro classe 1957, sta facendo le fortune del Cosenza ma nel suo palmares compaiono società di tutta Italia: Inter, Lanerossi Vicenza, Sampdoria (oltre 100 presenze), Bologna, Pescara, Bari, Taranto, Alessandria. E poi, da tecnico, Alessandria, Triestina, Varese, Viterbese, Mantova, Cremonese, Grosseto, Bassano Virtus, Lecco, Pavia e Gubbio. Un giramondo in salsa tricolore, chiamato spesso al capezzale di squadre in cerca di rilancio: “Sono stato fortunato – se ne esce con una battuta – nel calcio ho incontrato diverse difficoltà, ma le ho sempre superate. Del resto ho una certa esperienza”.
- Un mister che ha lavorato un po’ ovunque, da nord a sud.
“In effetti mi mancano solo Sicilia e Sardegna, prima di smettere dovrò andarci (ride). Ma ora sto benissimo qui a Cosenza”.
- Smettere? Perché lei intende farlo?
“Assolutamente no, non penso proprio: ho una passione sfrenata per questo lavoro, senza sarebbe veramente dura”.
- E poi la sua squadra sta viaggiando forte: nove vittorie in diciotto giornate, quinto posto e qualificazione ai playoff ampiamente alla portata.
“Siamo una squadra tenace, di buon livello: abbiamo iniziato alla grande, dopo 66 anni il Cosenza ha vinto a Catanzaro, dopodiché sono arrivate cinque vittorie ed un pareggio seguite però da un periodo di scarsi risultati, nonostante un buon gioco. Ma ora abbiamo ripreso la marcia”.
- Decisiva, in questo senso, la vittoria contro il Messina firmata dal suo pupillo Statella.
“Vero: lui è un giocatore fantastico, che però io odio. Perché? Ha un talento incredibile, poteva già essere in serie B invece è ancora qui in Lega Pro. Quando lo allenavo al Pavia, aveva l’abitudine di giocare sulla riga, nel mio 4-4-2 stava troppo largo e non riusciva ad incidere: c’erano dei limiti tattici, bisognava creargli la situazione giusta e qui a Cosenza ce l'abbiamo fatta, infatti ha già segnato sei gol. Vorrà dire che in serie B ci arriveremo insieme. (In quel momento, insieme al tecnico, c’è Edoardo Blondett, altro calciatore del Cosenza: “Mister al massimo sarò io a portare lei in B”). Lo vede? Io ho solo giocatori di personalità (ride)”.
- Sembra tutta un’altra situazione rispetto al 28 ottobre 2014, quando lei prese in corsa il Cosenza dopo l’esonero di Roberto Cappellacci.
“In quel momento la squadra aveva ottenuto sette punti in dieci giornate, ma non era scarsa: i problemi erano solo di carattere psicologico, infatti quell’anno chiudemmo decimi e vincemmo la Coppa Italia Lega Pro contro il Como. Cosenza è una piazza straordinaria, che si esalta nei momenti migliori ma che allo stesso tempo si deprime nei periodi peggiori, come spesso accade nel calcio e al sud in particolare. In questo sport capitano i momenti no: lo scorso anno, ad esempio, partimmo al rallentatore ma chiudemmo al quinto posto con una squadra di giovani. Tutti ragazzi che potrebbero essere miei figli”.
- Lei ha dei figli, giusto?
“Si: un maschio di 30 anni e una femmina di 25. Mio figlio Mattia ha giocato a calcio, anche in Svizzera: oggi lavora al Genoa”.
- Ma come: lei ha vestito per anni la maglia della Sampdoria ed oggi si trova con un figlio al Genoa?
“E’ un bel derby ligure in effetti…ma lo posso perdonare (sorride)”.
- Torniamo al Cosenza: il presidente Guarascio, in un’intervista, ha spiegato che la squadra non deve avere timore di nessuno e che, nel caso, sarà pronto a rinforzarla nel mercato di gennaio. Per lei aumenteranno le responsabilità.
“Ma sono contento di questo, io sono quel tipo di uomo che quando non ha responsabilità va a crearsele: pensi che quando accettai il Pavia, presi in mano alla ventesima giornata una squadra che aveva ottenuto due punti nelle precedenti quattordici gare. I rischi mi piacciono. Tornando a noi, concordo con il presidente sul fatto che possiamo giocarcela con tutte: i playoff sono l’obiettivo di tante rivali e noi dobbiamo sempre avere rispetto delle avversarie, ma la squadra è buona. Anzi, la mia squadra è sempre la migliore”.
- Lo ripete sempre anche Josè Mourinho…
“Se non pensi questo dei tuoi giocatori è impossibile allenarli nel modo migliore. Se a gennaio, tenendo tutti, arriveranno un paio di tasselli a darci una mano io sarò ben felice di accoglierli. E so che il nostro presidente non si tirerà indietro”.
- Un’ultima domanda: se porterà il Cosenza in B, come festeggerà?
“Non posso rispondere a questa domanda: dico solo che, ad inizio stagione, dissi che avremmo centrato l’obiettivo entro il 2018. E lo ribadisco: se poi lo raggiungeremo prima, tanto meglio”.