Tra il Melfi e Leonardo Bitetto esiste un legame profondo, probabilmente uno dei più solidi di tutto il calcio professionistico italiano: negli ultimi quattro anni il tecnico barese, classe 1959, ha scritto le pagine più importanti del club lucano e in questo 2016/2017 proverà ad aggiungere un nuovo capitolo, ovvero condurre alla salvezza la piccola realtà gialloverde. Un’impresa difficile ma non impossibile: il Melfi, nonostante un’estate turbolenta culminata con il ripescaggio (situazione che ha frenato non poco la preparazione), sta lentamente recuperando terreno e il recente 3-0 rifilato alla Reggina ha ridato grande entusiasmo all’ambiente.
"Questo è il club più longevo della Lega Pro, considerando che disputa la categoria da quindici anni – puntualizza il mister con un certo orgoglio – conosco molto bene la società e sono felice di essere tornato su questa panchina".
Già, perché al termine della stagione 2014/2015 la sua strada e quella del Melfi si divisero: come mai?
"In quel momento la società era un po’ indecisa sul da farsi io, dopo tre anni e mezzo importanti, cercavo una nuova sfida: ho sposato il progetto dell’Ischia, ma le cose non sono andate secondo le aspettative per cui a gennaio ho lasciato l’incarico".
Poi, a fine settembre, il Melfi ha esonerato Nicola Romaniello e ha richiamato lei: in quel momento che ha pensato?
"Ero molto felice, con il presidente e con i dirigenti ho sempre avuto un buon rapporto e quando mi hanno proposto di tornare ho accettato, pur sapendo che avrei trovato una squadra partita in netto ritardo rispetto alle altre: la posizione di classifica era ed è ancora critica, ma dal mio arrivo abbiamo sempre offerto prestazioni buone in proporzione ai risultati ottenuti. Dopo cinque pareggi e due sconfitte, è finalmente arrivato un successo: il 3-0 contro la Reggina deve farci capire che siamo una squadra viva".
Una vittoria, quella contro gli amaranto, dal valore doppio.
"Senza dubbio: già altre volte avremmo potuto vincere, penso alle gare con Siracusa, Catania e Catanzaro, ma ci hanno sempre ripresi. Il fatto di non riuscire a vincere ci stava facendo perdere la fiducia, sembrava un incubo: contro la Reggina abbiamo voluto fortemente i tre punti".
Eppure, di questo Melfi, si parla sempre poco: una piazza piccola, con poco movimento attorno. Non avete la sensazione di essere invisibili?
"In realtà questo è uno stimolo in più a fare bene, il fatto di essere una matricola costante ci ha dato una forza incredibile e io cerco sempre di trasmetterla ai ragazzi. Contro le big ci siamo sempre comportati bene, proprio per questo motivo: il mio primo anno a Melfi siamo arrivati ottavi, poi quarti e ancora ottavi. Il bello del calcio odierno è proprio questo, anche le piccole realtà possono togliersi delle soddisfazioni se lavorano con serietà e competenza: prima, in serie C, non era così, si tendeva ad agevolare troppo le grandi".
Nel prossimo turno affronterete in trasferta la Vibonese, che domenica scorsa ha vinto a Monopoli: sensazioni?
"Andremo là per giocarcela: togliendo le sfide contro Paganese e Virtus Francavilla, abbiamo sempre fatto gol questo deve farci prendere consapevolezza delle nostre potenzialità. E poi, contro la Reggina, abbiamo tenuta inviolata la nostra porta per cui stiamo superando i nostri limiti".
Lei allena quasi ininterrottamente dal 1992, eppure non ha mai guidato una squadra del nord Italia. Come mai?
"Perché nessun club mi ha mai contattato: se accadesse sarei pronto. Nei tre anni e mezzo a Melfi molti addetti ai lavori, anche del nord, hanno apprezzato i risultati ottenuti e il modo di giocare della squadra, ma nessuno ha alzato la cornetta…"
Insomma, lei è il classico profeta in patria.
"Ho allenato diverse squadre della mia regione, per cui direi profeta in Puglia".