Prima di scrivere questo articolo ci abbiamo riflettuto, perché in fin dei conti a Cesare Albè vogliamo bene. In questi anni, del resto, chi non si è affezionato almeno un po’ all’allenatore della Giana Erminio, il 'Ferguson della Martesana'? Classe 1950, tecnico del club di Gorgonzola dal 1 luglio 1993, ha condotto la società biancoazzurra dai campi di Promozione (quando l’Eccellenza non esisteva ancora) al mondo della Lega Pro, senza mai cambiare il proprio credo né la propria filosofia. Sul suo rapporto schietto e diretto con il presidente Oreste Bamonte sono già stati spesi milioni di parole. Eppure, probabilmente, la situazione è arrivata a un punto di rottura: si è avuta questa sensazione sabato, durante la conferenza stampa al termine di Giana-Mantova.
POST SARRI - Nemmeno troppo tempo fa gran parte dell’Italia e dell’opinione pubblica si è scandalizzata quando Maurizio Sarri, tecnico del Napoli, ha dato del “finocchio” al collega dell’Inter Roberto Mancini durante la sfida di Coppa Italia. Un’uscita infelice senza ombra di dubbio, ma nemmeno così grave come qualcuno ha voluto far credere: nei momenti di tensione, nel bel mezzo di una partita così come in situazioni di vita di grande coinvolgimento emotivo, ci può stare di perdere per un attimo gli equilibri dal punto di vista lessicale. Ma se ciò accade in una conferenza stampa, davanti a dei cronisti, quando una buona parte di stress dovrebbe già essere evaporata, significa che sotto sotto c’è qualcosa che non funziona: Albè, nella sala stampa del Comunale, ha letteralmente dato i numeri con dichiarazioni che non possono e non devono passare inosservate.
INSULTI&BESTEMMIE - Che Albè se la prenda con i suoi giocatori (e il loro scarso rendimento) non è un problema che ci riguarda, così come non è rilevante la dura presa di posizione nei confronti del pubblico, ma che venga tirato in ballo un calciatore di un'altra squadra (nello specifico Balotelli) e che venga apostrofato con insulti e offese inqualificabili non è ammissibile. E qui non si tratta di Balotelli o chicchessia, si tratta di un messaggio che un allenatore (e quindi immagine di un intero club e di una comunità) non dovrebbe mai lanciare. Così come non è tollerabile lasciarsi scappare una bestemmia a microfoni accesi: qui non si tratta di ipocrisia e buonismo, ma in certe situazioni l’autocontrollo dovrebbe sempre prevalere.
VALE TUTTO - Purtroppo, nella società odierna sta prendendo sempre più piede la regola del “vale tutto”. Il calcio, come si dice più volte, è lo specchio della società: al di là degli episodi di violenza di alcune frange di ultras, sembra quasi che tra gli addetti ai lavori ci sia in corso una gara a chi la spara più grossa. Alcuni lo fanno con abbondante uso di ironia (come ad esempio Ezio Capuano, mister dell’Arezzo) ma purtroppo ci sono altri che la fanno fuori dal vaso con una nonchalance stucchevole. L’ultimo caso è quello di Nicola Bignotti, direttore generale del Pavia (e quindi non un dirigente qualsiasi): il manager, nel corso di una trasmissione televisiva, si è scagliato a testa bassa contro i giocatori con frasi francamente inaccettabili, di una violenza assolutamente gratuita, frasi che nemmeno vogliamo riportare. Così non si va da nessuna parte: i primi educatori di un bambino sono i genitori, così come i primi educatori dei tifosi dovrebbero essere gli stessi addetti ai lavori. Dichiarazioni shock e pochissimi giornalisti che hanno condannato fermamente queste uscite a vuoto: dove stiamo andando a finire?