Il leader calmo. Come conquistare menti, cuori e vittorie – Carlo Ancelotti, Chris Brady e Mike Forde – Rizzoli editore – Pag. 336 – Euro 18.00
Giocatore di alto livello, vice allenatore della Nazionale al tempo di Arrigo Sacchi, sulle panchine di Juve, Milan, Chelsea, Paris St. Germain, Real Madrid e da quest’anno il Bayern Monaco. D'obbligo togliersi il cappello parlando di Carlo Ancelotti, unico italiano ad aver alzato al cielo per tre volte, la Champions League. Un vincente dalla lunga longevità. Tutto questo senza mai alzare la voce. Meritevole di essere radiografato per capire come sia possibile mantenersi in alto, in un mondo tanto difficile quello del calcio ad alto livello. Per capire il fenomeno, ci si sono messi in tre, libro a sei mani, la guida al protagonista, il resto agli altri due, non certo dei principianti.
Non la solita biografia – ne sono già uscite due per la stessa Rizzoli – ma la ricerca di quei principi fondamentali di un percorso quasi inimitabile. Ancelotti ha guidato alcune delle più forti squadre al mondo, trovando in ciascuna non solo una storia diversa, ma culture e ambienti gelosamente custoditi ai quali adeguarsi. Che Sacchi sia stato fondamentale lo conferma Galliani, per trent'anni l’amministratore del Milan: "Nell'87, io e Berlusconi non eravamo convinti perché Ancelotti aveva un problema al ginocchio, ma Sacchi non aveva dubbi e lo acquistammo. Furono cinque stagioni fantastiche. Chiuse nel 1992, e nel '94 entra come assistente di Sacchi alla guida della Nazionale. Carlo ricorda: "Quando la Reggiana in serie B, mi chiamò ad allenare la squadra, non avevo ancora il patentino. Ero stato un giocatore famoso ed ero del posto. Dopo sette giornale eravamo ultimi. Pagavo l'inesperienza in panchina, ma imparavo il mestiere, mettendo a frutto quanto avevo appreso da aiutante di Arrigo Sacchi".
Il resto sembra una favola dei nostri giorni. Panchine che scottano come quella bianconera e rossonera, non meno quella del Chelsea: "Trovai un ambiente molto coeso e i leader sono fondamentali”, poi al Paris St. Germain: “Cambiai il capitano, perché Sakho, bravo ma molto giovane, sentiva troppo la pressione, essendo un parigino. Lo sostituì con Thiago Silva e le cose andarono meglio. A Madrid le gerarchie erano consolidate. Un capitano e tre vice. Solo loro parlavano col vice presidente per decidere su tutto, bonus compresi. Una convivenza non facile. Infatti risultò la società dove trovai più problemi". Un libro sulla leadership, intesa come capacità di restare ai vertici, considerato che un recente studio assicura che per il leadership trainning si spendono ogni anno cinquanta miliardi di dollari. Ancelotti è l’esempio del risparmio globale.