Libri di sport: essere vincitori anche perdendo, la storia di Gimondi

Pubblicato il 24 giugno 2016 alle 13:32:27
Categoria: Notizie di attualità
Autore: Redazione Datasport.it

Felice Gimondi da me in poi – Maurizio Evangelista con prefazione di Eddy Merckx – Mondadori editore – Pag. 230 – Euro 16.90

"Sono arrivato sulla scena dopo di lui e sì, gli ho complicato la vita, lo so: ma nessuno tiene mai conto di quanto lui l'abbia complicata a me. Per batterlo , molte volte, ho dovuto dannarmi l'anima. D'altronde un giovane che arriva al professionismo e vince subito il Tour de France, poi la Roubaix e la Parigi-Bruxelles, poi il Giro e quindi la Vuelta, e Dio sa quante altre corse ancora, non può essere considerato un campione come tanti. E' un fenomeno". Parole di Eddy Merckx, nella prefazione del libro che racconta Felice Gimondi. La storia di un fenomeno che ha insegnato come la modestia sia l'arma contro cui si spuntano tutte le delusioni.

Gimondi ha pedalato sulle strade del mondo senza mai tradire i principi di lealtà, accettando trionfi e sconfitte con la compostezza dei grandi. Leale al punto che il giorno in cui al Giro del 1969, fermano Merckx che guida la classifica, per presunto doping, il giorno dopo, Gimondi rifiuta  di indossare la maglia rosa. Schietto fino al midollo, Quando vince il mondiale nel 1973 a Barcellona, è molto chiaro con Nino Defilippis il ct. "Sto bene - gli dice - ma per vincere debbo essere il capitano assoluto".

Infatti restano a casa Motta e Dancelli, e Felice coglie l'iride e l'anno dopo vince anche la Milano-Sanremo. Non è un esperto di borsa, ma quando le azioni della Bianchi, la casa ciclistica per cui corre, salgono di 25 punti, la moglie Tiziana è chiara: "Vendi tutto e subito". Detto fatto, incassando 600 milioni. Rispetta tutti i colleghi, senza nascondere le preferenze. Con Motta non fila proprio, Adorni lo rispetta e lo ammira, con Bitossi è amico.

Dancelli lo infastidiva, perché era una mina vagante: "Adatto alle corse di un giorno, ma indecifrabile in ogni gara". Felice è capace di vincere un Giro d'Italia a 33 anni nel 1976, come di accettare sconfitte ingiuste. Senza mai drammatizzare. Fedele al principio che nessuno ti regala nulla, ma tu devi anche guadagnarti fiducia e compensi. La maniera curiosa in cui conosce la futura moglie, e come da aspirante calciatore dìventa campione della bici. Passando attraverso la guida dei camion, senza averne l’età, aiutando nell’azienda del padre. I primi approcci con le corse, illusioni e delusioni. Una storia esemplare, da non  perdere.