Hans Kammerlander – Alti e bassi della mia vita
Libro intervista come va di moda in questi tempi. Due giornalisti, Verena Duregger e Mario Vigl, italiani di lingua tedesca, esperti di montagna, hanno raccontato con dovizia di particolari e centrando il personaggio in maniera forte, Hans Kammerlander, considerato da molti come la “spalla” ideale di Reinhold Messner, col quale ha scalato molti ottomila. Profondamente diversi per cultura e impostazione mentale, hanno saputo realizzare grandi imprese per le opposte caratteristiche.
Hans dice di sentirsi amico di Reinhold e lo afferma con la schiettezza di un uomo cresciuto in Alto Adige, ad Acereto 1500 di quota, punto indefinito, dove non esisteva neppure la strada per scendere a scuola, dove l’acqua è arrivata quando lui era un giovane in cerca di realizzare sogni ancora lontani da realizzarsi.
Carattere forte ma introverso, duro con se stesso e con gli altri, la passione per la montagna era il cordone ombelicale di chi conosceva solo le vette che lo circondavano. Non per caso, la sua prima scalata a 8 anni, sul Moosstock a 3059 metri, la montagna di Acereto fu casuale e addirittura una furbata. Stava andando a scuola, quando due turisti tedeschi gli chiesero la strada per la vetta. “Mi domandai cosa ci andassero a fare lassù. Così senza farmi accorgere, li seguii. Quando mi videro arrivare, temevo mi sgridassero, invece di offrirono addirittura una mela. Graditissima”. Questo ricorda l’allora ragazzino che non amava la scuola e in particolare l’ora di religione. “Il sacerdote era manesco e mi puniva spesso. Per fortuna morì che frequentavo la terza elementare e chi lo sostituì era più benevolo e ci faceva cantare”. La musica lo aiutava a sognare. Questo il ragazzo che in seguito diverrà uno dei più forti alpinisti italiani.
Una vita con alti e bassi, come afferma l’autore, legata a successi e tragedie. La perdita di amici cari, la conquista di cime che sfiorano il cielo, uomo capace di scendere con gli sci dalla cima dell’Everest, un mondo che lo ha sempre affascinato ma che ha sempre temuto e rispettato. In pace solo nella sua terra, in quella nicchia alpina dove ha mosso i primi passi, dove ha fatto anche la fame, dove imparare a sciare significava compiere dieci minuti di salita per un minuto di discesa. Dove il dolore più forte fu la rottura dei primi veri sci. E la più grande gioia la patente di guida alpina. Dove ancora oggi aiuta i fratelli nei lavori dei campi e al taglio della legna. Uomo dai nervi e dalle mani d’acciaio, che non ha paura della morte, perché l’ha vista sfiorarlo troppe volte, per sentirne timore. Libro senza fronzoli, tutto cuore e sentimenti, coinvolgente.
Giuliano Orlando