Ricordi di uomini talmente straordinari da non saperlo.
il Centogiro: 99 storie (più una) dal Giro d'Italia
Autore: Bidon - Ciclismo allo stato liquido
edicicloeditore - 258 pagine - 14,50€
I rintocchi di un secolo scandiscono le pagine di un libro che racchiude l’anima vera del ciclismo su strada, quelle di una volta, ricche di polvere e sassi, macchiate dal sudore e anche del sangue di uomini che procedevano a colpi di pedale su biciclette che oggi non servirebbero neppure come attaccapanni. Eppure con quei ferrivecchi il ciclismo ha scritto pagine indimenticabili. Che vari autori hanno raccontato, diluendo il grande romanzo e idealizzando il Giro d’Italia, come riferimento, anno dopo anno, impresa dopo impresa. Spesso incredibili, sempre umane e a volte spassose. Già, questi eroi, emblema della semplicità a loro modo erano i Charlie Chaplin di strada che allestivano il racconto teatrale quotidiano per far divertire il pubblico e loro stessi. Si parla di Binda e Guerra, di Girardengo e Ganna, ma anche del piemontese Ticozzelli, l’ercole che partiva col solito equipaggiamento: un panino e una gazzosa, capace di dare oltre un’ora al gruppo nella tappa Torino-Genova nel 1926, di Gordini, facchino di mestiere e ciclista per passione. In grado di mettere dietro una cavalla in un km. Il bergamasco Giovanni Gotti prende parte al Giro del 1934, perché fa tappa a Trieste, dove è sepolto il padre. Per posare sulla tomba un mazzo di fiori. Ginetto Bartali nel 1936 vince il primo d’Italia e a Gardone Riviera, dal Vittoriale, Gabriele D’Annunzio per festeggiarlo fa sparare dalla nave Puglie ventuno cannonate. Gino non la prende bene, a lui il fuoco serve solo per accendersi le immancabili sigarette. L’anno dopo, D’annunzio per festeggiarlo gli regala un portasigarette. E gli altri? Basta sfogliare il Centogiro e sarete accontentati oltre che esservi divertiti.
Recensione a cura di Giuliano Orlando