L’ultimo libro del fuoriclasse dell’alpinismo, deceduto in Himalaya
Il passo successivo
Autore: Ueli Steck con Kain Streinbach
Corbaccio Editore - 224 pagine - 19,90€
Il destino non gli ha permesso di superare “Il passo successivo”. A fine aprile giunge la notizia che Ueli Steck, uno dei più importanti alpinisti in attività, in allenamento nella Valle del Silenzio - quasi un presagio: nel libro pubblica una foto della Valle, in cui spiega che bisogna essere molto accorti, perché il ghiacciaio è frastagliato, solcato da crepacci ampi e profondi - lungo la via normale dell’Everest, salendo in direzione del Nuptse a quota 7600 metri, dopo un volo di oltre 1000 metri, è morto. Le cause restano scritte lungo le pareti di roccia, senza dare una risposta precisa. Basta un appoggio che cede, un colpo di piccozza sbagliato, l’equilibrio già instabile ti tradisce ed è la fine. La tragedia. Che Ueli aveva evitato tante volte, salendo non solo sulla vetta più alta del mondo, ma scalando le cime meravigliose nell’arco delle Alpi dove si trovano vie meravigliose che Ueli ha raccontato nell’ultimo suo libro, una specie di testamento di un grande, eppure umile campione. Dotato di grandi qualità atletiche, l’alpinista svizzero si era specializzato nella velocità delle imprese, usava il parapendio e si allenava sia in bici che disputando trail running, non tanto per l’ambizione del record, quanto per guadagnare tempo in un ambiente dove la variabilità del meteo è l’incubo degli alpinisti. Nel libro descrive più che raccontare, la sua passione per l’Everest, iniziata con assaggi su pareti meno impegnative. Nel 2011 al primo tentativo, arriva a 100 metri dalla vetta, ma ha il coraggio di fermarsi, con le dita in via di congelamento. Ci riprova nel 2012 e arriva al traguardo. L’anno dopo passa dall’Europa al Nepal in un susseguirsi di imprese da record. Si allena sull’Eiger, la montagna austriaca simile su certe pareti dell’Annapurna, affrontata sul versante Sud col canadese Don Bowie, intenzionato a girare un film. Il racconto della salite e della discesa è una cronaca asciutta ed emozionante. Lo stesso per la altre scalate, le sue montagne del gruppo Mishabel, l’Aiguille di Midi, il Bianco sul granito dell’Arete du Diable e altre cime. Purtroppo in destino non gli ha permesso di portare a termine il progetto “82 summits” a cui teneva tanto.
Recensione a cura di Giuliano Orlando