I duellanti. Quando non c’è offesa, il motivo dell’odio profondo è il duello stesso – Paoli Condò – Baldini & Castoldi editore – Pag. 225 – Euro 15.00.
Lo spagnolo Pep Guardiola ha un autocontrollo esagerato, ma il suo sguardo incenerisce come un raggio laser. Il portoghese Josè Mourinho ha nella gestualità l’arma che turba l’iberico, abituato a tessere la sua tela tecnica nella serenità delle vigilie, costruendo i temi tattici come calcoli algebrici, privi di dubbi. Il suo Barcellona è il frutto di studi a tavolino, capace di esprimere un gioco armonioso e innovativo, una grande orchestra dove ottoni e percussioni esprimono melodia affascinante. Per arrivare a tanto il tecnico non alza mai la voce, teoria monastica dove il silenzio costruisce la perfezione.
Tra il 2010 e 2011 il Barca raggiunge il top, quando sulla sponda del Real irrompe Josè, l’esatto opposto del vate in Catalogna. Il Mau è tutto fuoco, abile a scompaginare tattiche altrui con formazioni che sorprendono. Ha la dialettica da tribuno politico, sfottente e ironico. Che abbia talento e intuito non ci sono dubbi, ma l’approccio è quello dell'imbonitore. La sfide tra Barca e Real con i due tecnici su opposte panchine, sono la gioia dei cronisti, il festival delle previsioni e delle smentite. Ogni scusa è buona a cominciare dall’altezza dell’erba sul campo. Per il Barcellona va bene meno alta, sia per lo sviluppo del gioco basato su passaggi al millimetro. I vignettisti impazzano e il piccoletto Messi inseguito da Pep, in un prato dove l’erba è più alta di entrambi, esalta i loro disegni. Le sorti di ogni sfida è un gioco di intuizioni, di tranelli e capolavori.
I nomi dei protagonisti sono una carrellata di giganti da Cristiano Ronaldo a Sergio Ramos, da Casillas a Iniesta, Piqué, Xavi, Albiol, Benzema e tanti altri che forniscono gli spunti per rinfocolare tensioni e pronostici. Poi i destini dei due duellanti sembrano scindersi e per qualche stagione ognuno cresce ancora con ingaggi che fanno notizia e record. Ma non dura molto, Guardiola approda in Germania, Josè dopo l’Inter del triplete e il Real ecco il Chelsea, ma il colpo di teatro è quando il Pep va al Mancester City e Maurihno allo United e la musica ritrova gli stessi direttori d’orchestra. Ci si avvicina alla ventesima sfida e i due continuano, calcisticamente ad odiarsi, consapevoli che una volta esaurita questa carica, sarà il tempo dell'oblio. E pensare che la storia inizia con i due allo stesso club: il Barca, dove Jose allenava e Pep giocava da capitano. Era il 1996, tanti anni fa.