Genitori in gioco. Quando il rugby aiuta a non diventare ultrà – Paolo Sale, Stefano Verza – Absolutely Free Editore – Pag. 160 – Euro 13.00.
Non aspettatevi lanci e mischie nel segno dell’agonismo che illustra le sfide del rugby. La storia è tutta diversa. Si racconta il cammino di Leonardo, che a 5 anni entra nel mondo del “rebbi” e altrettanto fa il padre coinvolto come molti genitori, convinti di essere i maestri ideali a guidare la prole. Niente di più errato. Il libro è un trattato socio psicologico del rapporto tra padre e figlio, nell’ottica di uno sviluppo parallelo, una crescita che ha tappe fondamentali stagione dopo stagione del campionato minirugby. La lettura in questo caso è diversa dal solito.
La "terza voce" in campo rappresenta l’asse di equilibrio, che esprime tutte le sensazioni di un percorso non facile, poiché agiscono i fattori più diversi (rapporti con l’educatore, rapporti col tecnico a livello di fiducia, l’approccio del bambino col rugby, la paura del contatto, la crescita psico agonistica, i progressi tecnici e caratteriali) oltre allo sviluppo fisico e atletico e il rapporto con i compagni di squadra. Un genitore che si mette in gioco è sempre una scommessa delicata, in particolare quando partecipa in modo attivo alla scelta di far fare sport al figlio. Restando sempre presente, vigile ma non invadente, semmai il contrario. In questo caso le situazioni vengono sezionate rigorosamente, con altrettante risposte date da un ipotetico indirizzo paterno, che variano secondo l’impostazione mentale del genitore.
La qual cosa inquadra non tanto il bambino, quanto l’adulto, che viene in tal modo sottoposto alle diverse situazioni, che lo costringono a fornire risposte. La variabilità delle stesse diventano un esame costante, progressivo, perché rappresentano il cammino del figlio. I compagni lo accusano di ave giocato male, il rapporto fisico e atletico dei rivali è sproporzionato, quando apprendono il bloccaggio i ragazzi sembrano intimoriti, gli allenamenti vanno male e i ragazzi diventano scontrosi. Queste e altre domande, in cerca di risposte. Tocca al genitore trovare quelle giuste. Tutto questo lungo il percorso di una gara che continua anche dopo la fine del torneo. In attesa della prossima sfida, per ritrovarsi migliori.