Cento anni di eroi con la penna nera. Dalle disfatte in Africa ai soccorsi al Vajont e all’Aquila.
Stefano Ardito – Una grande storia di guerra e di pace. Alpini – Corbaccio editore – Pag. 278 – Euro 18.00
Un corpo militare molto speciale. L’unico che ha saputo coniugare i venti di guerra e il sole della pace. Gli alpini sono stati quelli che hanno perso e sofferto in Africa, al tempo delle battaglie in Etiopia e Abissinia, da Adua a Dogali, Massaua, Agordat, Halaia fino a Macalle, luoghi sconosciuti e inospitali, affrontando eserciti sterminati che difendevano le loro terre, che ai giovani diranno poco agli anziani daranno brividi e ricordi.
Gli alpini furono eroi e vittime di politiche espansionistiche che ignoravano l’aspetto umano, oltre che essere impreparate sul piano logistico. Ma gli alpini furono anche quelli che difesero i nostri confini nella guerra del 1915-18 con irredentisti che divennero martiri, come Cesare Battisti e Fabio Filzi giustiziati nel luglio 1916 nel Castello del Buonconsiglio di Trento, in modo così crudele, da parte del boia Joseph Lange, giunto appositamente da Vienna, che il volto austroungarico della tolleranza e della libertà, si trasforma nell’impero che invece del pane e delle scuole al popolo offre piombo e caserme. Mentre la Russia zarista esala gli ultimi respiri, il 21 novembre 1916, muore Francesco Giuseppe, nemico giurato dell’Italia. Il suo sostituto Karl, che ha capito come la situazione stia precipitando, cerca una soluzione indolore ma senza rimetterci troppo. L’Italia non ci sta e prosegue la guerra che finirà con il ritorno all’Italia di Gorizia, Trento e Trieste.
Anche qui gli Alpini saranno protagonisti esemplari. Nel 1919 nasce l’ANA, Associazione Nazionale Alpini per ricordare le vittime della Grande Guerra, mentre il corpo degli Alpini era stato fondato nel 1872, dal capitano Giuseppe Perrucchetti e generale Cesare Ricotti Magnani, formato da giovani provenienti da territori montani. L’ANA si adopera affinché il ricordo degli alpini non cada nel dimenticatoio. Negli anni di pace, gli alpini si mantengono attivi e si trasformano in operai per opere varie, dalla costruzione della prima teleferica che unisce Entrèves al Mont Fréty e il rifugio Torino. Nell’ottowabre 1917, muore un alpino che ha fatto parlare molto di se. Si tratta di Italo Balbo, attivo nel battaglione Val Fella e fondatore dell’Alpino diventato poi il giornale dell’ANA. Arriva l’ultimo conflitto mondiale che fotografa gli anni più drammatici della nostra storia. Troppo crudeli per indicare colpevoli e innocenti. Il dopo è il salto di qualità di questo esercito che ha compiuto oltre un secolo di storia, trasformandosi in un corpo dove il traguardo primario e quello di essere utile ai bisogni dell’Italia, pronto a diventare esercito di pace in Paesi in guerra. Un libro imponente, esauriente e molto equo. Pregio non secondario, visto il tema trattato.
Giuliano Orlando