Vuoto a vincere. Cabrini, Panatta, Chechi e altri campioni raccontano la pausa dopo il successo – Giorgio Burreddu, Fabio Cola e Alessandra Giardini – Absolutely Free Editore – Pag. 165 – Euro 13.00.
Il vuoto del giorno dopo. Terribile perché sconosciuto. Dieci campioni assoluti dello sport, si confessano e descrivono le sensazioni, una volta spente le luci della ribalta, si trovano ad affrontare la routine delle persone normali. Andrea Lucchetta è stato l'astro del volley azzurro, negli anni '90, quando gli italiani scoprono un gioco semplice e affascinante, per anni sonnacchioso. Una squadra magica con Tofoli, Cantagalli, Gardini, Bernardi, Zorzi e capitan Lucchetta. "Quando a Rio, mi consegnarono la Coppa come miglior giocatore del mondo, capii che poteva essere la mia lapide". Poi ebbe l'idea vincente: un taglio di capelli fuori dalle righe.
Ha funzionato e funziona ancora. Yuri Chechi è stato l’eroe, "il signore degli anelli", che si tingono d'oro ai Giochi di Atlanta 1996, dopo aver rinunciato a Barcellona dove è favorito, per la rottura dei legamenti. Yuri è l’emblema della tenacia, di chi non si arrende mai. Supera incidenti e interventi e nel 2004, si presenta ad Atene e conquista un bronzo pazzesco, ma avrebbe meritato l’oro. E il giorno dopo? "Devi avere la forza per ricominciare come fosse il primo di una nuova storia. Gabriella Dorio, oro nei 1500 ai Giochi di Los Angeles 1984, aveva iniziato a pensare a quella medaglia quando aveva 14 anni, ai Giochi della Gioventù.
Quarta nel 1980 a Mosca, domina la gara quattro anni dopo. "Non mi sono mai fermata, anche se ho chiuso con l'agonismo. Ho fatto la mamma e ho seguito i giovani che hanno scelto lo sport. Questo ha riempito il vuoto". Giovanna Trillini ha sposato un principio concreto: "Ho sempre pensato di essere una persona normale, anche dopo aver vinto l’oro del fioretto nel 1992 sia nel singolo che a squadre a soli 22 anni, proseguendo a cogliere medaglie sia ai Giochi che ai mondiali". Un bottino pazzesco, eppure non ha mai tradito il principio di sentirsi una persona normale. Altri come Cabrini. Benvenuti, Panatta e Antonio Rossi, Alessandra Sensini e Fioravanti sono passati sotto lo stesso tunnel e raccontano come ne sono usciti.