Libri di Sport: una professione che non s'impara a scuola

Pubblicato il 26 marzo 2015 alle 17:42:26
Categoria: Notizie di attualità
Autore: Redazione Datasport.it

Io vi voglio bene assai. Sport, amori e giornalismo - Franco Esposito – Iuppiter Edizioni – Pag. 472 – Euro 18.00.

Un tomo, quasi 500 pagine autobiografiche, cercando per difetto di raccontarsi. La storia personale di un giornalista senza frontiere, nei riguardi delle discipline seguite con passione e competenza, degli amici da non dimenticare e dei viaggi che non dimentichi. Conosco l’autore, dall’ironia pungente, dispensata col sorriso tipico e furbo dei napoletani. Un lungo iter, diciamo dagli anni ’60 ai giorni nostri, seguendo il flusso dei grandi appuntamenti pallonari e non solo, ruolo tipico dell’inviato, che ha seguito olimpiadi, mondiali di varie specialità, calcio e atletica, ma ancor più pugilato per il quale confessa una passione mai sopita. Profondo conoscitore di quel mondo delle palestre dove l’amicizia è una componente imprescindibile e il rispetto ne è la conseguenza.

Apprende l’arte o il nobile mestiere dai grandi nomi del giornalismo campano, a cominciare da Gino Palumbo, l’inventore del gossip nello sport. Scavare dentro al personaggio, dietro al personaggio pubblico, entrando nel privato. I primi servizi a Il Mattino e quello sulla boxe di Napoli imperniato su Tonino Boraccia, primo personaggio del quasi debuttante cronista. Che brucia le tappe, nel calcio soprattutto. Carriera rutilante, in un vorticare di esperienze a tutto campo. Non tralascia neppure l’iniziazione amorosa, ad opera di una signora di grande bellezza e virtù amatorie, Mantenendo stile e misura. I ricordi dei viaggi sono una galleria infinita, dalla magica Parigi, alla pagana Las Vegas, poi i campi di tutto il mondo dove gioca l’Italia del calcio e dove si rincorrono allenatori e i presidenti  più dei giocatori. Nomi famosi a non finire, nel carnet personale. Anche se alla fine la sua Napoli è l’unico porto dove è dolce l’approdo definitivo. Lettore accanito, ha saputo tenere uniti i due estremi di una professione che spesso dimentica la cultura. Eccezione alla regola? Mi è piaciuta la sua confessione: “Prendo tutto sul serio della mia professione, solo con me stesso evito di farlo”. Promosso.