Correre con il branco – Mark Rowlands – Mondadori Editore – Pag. 210 – Euro 18.
Studio ad ampio raggio su una tematica molto popolare come la corsa lunga, nello specifico la maratona. Quella che viene considerata la distanza ideale per capire i limiti del nostro corpo, viene sviluppata su molteplici aspetti, dall’approccio mentale a quello dell’allenamento, dal carattere del praticante all’attitudine fisica. L’autore vive e condivide su se stesso ogni esperienza, dal debutto a Miami della prima maratona al seguito di tante altre prove, in simbiosi col suo branco: Brenin un lupo, i cani Nina e Hugo e il cucciolo Tess. Libro ironico e molto riflessivo, ricco di citazioni da Zatopek l’uomo locomotiva, ai teorici Descartes, Kolnai, Spinoza e Murakami, il biologo Bernd Heirinch che riuscì nell’impresa non facile di risultare famoso in entrambi i campi, ognuno offrendo la propria interpretazione della corsa lunga. Mark cerca di dare un senso ad ogni sfaccettatura di questa passione nata con l’uomo anche se in alcuni passaggi indulge troppo sull’aspetto introspettivo, scusabile per un insegnante di filosofia.
Ma anche siparietti spassosi come la descrizione della convivenza con Brenin, il lupo pagato 500 dollari a soli 6 mesi, inseparabile a tempo pieno, oltre che cresciuto in modo esponenziale fino a raggiungere i 90 centimetri al garrese, incapace di staccarsi dal padrone. Il distacco costa disastri di notevoli proporzioni. Viene scomodato anche Schopenhauer il filosofo polacco, per spiegare la termodinamica che rientra nella condizione del corridore al quale viene chiesto se sia prevalente la sofferenza o il godimento, che derivano dallo stesso esercizio. Nel frattempo Mark continua a correre, convivendo con acciacchi e dubbi, con i polpacci fuori uso e la famiglia aumentata di un Brenin in più, il figlioletto al quale ha dato il nome del fedele compagno. Con una considerazione fondamentale: “quando corro sono pervaso dal Bene”.