La trasformazione del Real post-CR7 è stata evidente sin dalla prima partita: gioco armonioso, con un divertente possesso palla a due tocchi che consente ai blancos di aprire tanti spazi (e ricorda quello del primissimo Barça di Guardiola), e poi pressing alto e continue sovrapposizioni sulle fasce. La maggior critica rivolta a Zidane era quella di non aver dato un gioco offensivo spumeggiante ai blancos, troppo dipendenti da Ronaldo, e Lopetegui per ora è riuscito nell'intento, e lo sta facendo nonostante le continue rotazioni degli uomini. Navas e Courtois si sono alternati tra i pali, e neppure Isco e Modric sono titolarissimi ed esentati dal turnover. L'unica grande certezza è l'attacco, con Bale-Benzema-Asensio titolari in ogni match e inamovibili, anche se ora è arrivato Mariano Diaz per dare una mano (con Lucas Vazquez) nelle turnazioni offensive. E proprio Benzema, senza la presenza ingombrante di Ronaldo a togliergli palloni e spazio vitale in area, è tornato letale come ai tempi del Lione: l'anno scorso aveva segnato 5 gol nell'intera Liga, quest'anno si trova a 4 reti dopo tre match.
Il nuovo Real ha il suo volto, ma anche quelli di un Gareth Bale tornato titolare e decisivo, di Asensio e di un Modric che sogna il Pallone d'Oro: i nuovi blancos sono corti, compatti, affiatati e capaci di mettere sotto ogni avversario col gioco, ma soprattutto di non dare punti di riferimento e far ammattire le difese altrui. Lopetegui sorride, e ora attende i primi veri esami: il 15 settembre arriverà il Bilbao, quattro giorni dopo la Roma in Champions, e il 29 settembre invece ecco il Clasico contro l'Atletico. Lì si capirà se il Real privo di Ronaldo è davvero una grande squadra o meno.