Di fronte ai dettami della religione, anche la passione sportiva può passare in secondo piano. La judoka Wodjan Ali Seraj Abdulrahim Shahrkhani, una delle due sole atlete donne dell'Arabia Saudita presenti a Londra, potrebbe infatti decidere di non partecipare ai Giochi ora che la Federazione Internazionale di Judo le ha espressamente vietato di indossare il velo durante le gare.
La Shahrhrani, solo 18enne, si è presentata nella capitale britannica con l'hijab, il tipico copricapo arabo che nasconde i capelli e lascia scoperto solo il volto. "Questa atleta dell'Arabia Saudita vuole partecipare al torneo - ha detto Marius Vizer, presidente della Federazione internazionale di judo - ma deve farlo rispettando i principi e lo spirito del judo, quindi senza velo".
Ora la palla passa in mano alla judoka che, secondo indiscrezioni, sarebbe indecisa se partecipare o meno, consapevole dei problemi che avrebbe al rientro in patria se dovesse competere senza hijab. Il Principe Nawaf ben Faysal, presidente del comitato olimpico saudita, al momento di autorizzare la presenza di atlete donne del suo paese alle Olimpiadi, ha che esplicitamente richiesto che gareggiassero "vestite secondo il precetto islamico".
L'altra saudita in gara a Londra, la 19enne mezzofondista Sarah Attar, ha già subìto aspre critiche nel suo Paese, rea di aver gareggiato con un body aderente e senza velo. L'atleta, iscritta agli 800 metri, studia alla Pepperdine University, in California, e ha la doppia nazionalità. Dopo l'invito ufficiale del Cio, e in vista dei Giochi londinesi, è stata 'perdonata' dal suo comitato olimpico.