Ad Assisi, sono stati presentati i sette azzurri che difenderanno l’Italia sul ring di Londra. Atmosfera molto positiva e grande speranza di imitare i magici Giochi di Pechino dove gli azzurri raccolsero tre medaglie: Cammarelle +91, Russo 91 e Picardi 51, rispettivamente oro, argento e bronzo, un bottino storico. Ripetersi sarà assai difficile, molto dipenderà dal sorteggio, ma riteniamo che un paio di podi siano alla portata dei nostri. L’Italia ha conquistato il primo pass alle World Series, con Clemente Russo, cinque ai mondiali di Baku lo scorso ottobre (Picardi 52, Parrinello 56, Valentino 60, Mangiacapre 64 e Cammarelle +91), mentre il settimo ticket è arrivato nei 49 kg. col sardo Manuel Cappai, 19 anni, nome di fresco conio, grazie al bronzo conquistato nel torneo di qualificazione europea, svoltosi a Trebisonda in Turchia in aprile. Squadra esperta: Cammarelle, Russo e Valentino sono alla terza olimpiade, Picardi e Parrinello alla seconda.
I giovani Manuel Cappai e Vincenzo Mangiacapre
Debuttano Mangiacapre della scuola di Marcianise nel casertano e Cappai, figlio d’arte. Il padre Fabrizio, ottimo dilettante e professionista negli anni ’70, ora ottimo insegnante, lo ha forgiato sul modello paterno. Grande scelta di tempo e un pizzico di fantasia che non guasta. L’esperienza di Londra è un regalo oltre le aspettative. Servirà per il traguardo del 2016 a Rio de Janeiro, quando il ragazzo avrà messo i rostri per compiere il balzo che conta. Il superleggero Vincenzo Mangiacapre ha 23 anni e una boxe deliziosa. Difficile da eseguire, finte e rientri sul centesimo di secondo, come lo sprint di un velocista, per arrivare prima e non farsi cuccare dopo. Ha vinto il bronzo europeo nel 2010 ad Ankara e quello mondiale a Baku l’anno scorso. Se riesce ad acquisire il rendimento ottimale per i tre round, non sarà facile eliminarlo. Ad Assisi, contro il cubano Iglesias, oro ai mondiali 2009 a Milano, bronzo a Pechino, per un round e mezzo lo ha fatto impazzire. Ed è stato bravo a non farsi trovare, quando si è trovato in debito d’ossigeno, portando a casa una vittoria generosa e importante.
Picardi nei mosca e Parrinello nei gallo
Nei mosca c’è Vincenzo Picardi, 29 anni, altro campano inossidabile. E’ l’esempio di quanto il lavoro premia anche chi non ha il talento cucito addosso. Applicazione e professionalità lo hanno portato ai vertici della categoria. Tre bronzi indimenticabili: ai mondiale di Chicago 2007, ai Giochi di Pechino 2008, europei ad Ankara 2010. Nel curriculum, vittorie su tutti i migliori del mondo, l’ultimo è stato Ramirez, il gioiellino caraibico, classe ’93 che nonostante la classe ha dovuto inchinarsi al nostro alfiere. Vittorio Parrinello classe ’83, peso gallo, alla seconda esperienza olimpica. Il 2012 sembra l’anno del salto di qualità. Ha fatto tesoro della partecipazione alle WSB, ottenendo successi importanti. In marzo ha battuto il campione del mondo attuale, il cubano Alvarez nel torneo di Usti nella Repubblica Ceca e si è confermato in finale superando l’indiano Thapa, iridato youth. Ai primi di maggio a S. Pietroburgo si è tolto lo sfizio di battere il russo Vodopyanov, campione del mondo 2007 a Chicago, argento nel 2009 a Milano.
Mirco Valentino nei leggeri e la star Clemente Russo nei massimi
Per il leggero Mirco Valentino 28 anni, gli esami non finiscono mai. Talento puro, ha cominciato a vincere a 16 anni. Ai vertici tra i leggeri dal 2004, bronzo europeo, titolare ad Atene e a Pechino. Sempre sul podio mondiale: bronzo nel 2005, argento nel 2007, oro nel 2009 e ancora bronzo nel 2011. Va a Londra, cercando di ritrovare il filo magico che lo porti al podio, che ancora manca nel suo ricco medagliere. Anche il massimo Clemente Russo, ha in bacheca titoli e podi da super. Oro mondiale a Chicago, argento olimpico a Pechino. Ha vinto lo scorso anno il titolo delle WSB, primo azzurro a conquistare il pass olimpico. E’ stato il più attivo nelle ultime due stagioni, ma ha dovuto snaturare la boxe per reggere ai cinque round e all’ibrido del torneo inventato dall’AIBA. Idea interessante, che dovrebbe traghettare il meglio dei dilettanti dopo i Giochi, nel professionismo (Aiba Pro Boxing) sotto l’ala dell’Associazione, presieduta dall’architetto di Taipei Ching-Kou Wu, anche se il cervello di tutto è il segretario coreano Ho Kim, sergente di ferro. L’idea è ambiziosa e rivoluzionaria, ma di questo avremo occasione di riparlarne. Tornando a Russo, dopo l’argento di Pechino, il sogno è quello di conquistare l’oro a Londra. Un sogno assai difficile da realizzare, in quanto le ultime prestazioni del casertano, non hanno incantato. Per questo ha rinunciato a combattere il 9 giugno a Londra nella finale per categorie, che vinse lo scorso anno. Decisione necessaria per riadeguarsi alle tematiche dilettantistiche. Non sarà facile, ma niente è semplice alle Olimpiadi se vai per vincere. Clemente Russo compie 30 anni il 27 luglio, giorno di apertura dei Giochi. Nelle ultime tre stagioni è stato l’atleta immagine della nostra boxe. Servizi fotografici sulle riviste maschili e femminili, interviste come una star, anche un pizzico di gossip e per concludere, film e fiction. Tutto questo porta guadagni, ma distrae parecchio. E’ onesto dire che Russo è stato bravissimo a gestire la situazione senza eccedere. Ha mantenuto il peso, si è sempre allenato. Purtroppo una fascite al piede destro lo tormenta da tempo e questo non aiuta un atleta che punta tutto sul movimento e sulla velocità. Clemente inizia da superwelter (kg. 69) nel ’97 a 15 anni, vince il titolo campano e italiano Primi Pugni e Novizi A, bronzo agli europei cadetti. L’inizio di una escalation che non si è ancora fermata. Nel suo medagliere il bronzo europeo nel ’98, successi notevoli negli jr. dove è ancora terzo ai mondiali a Budapest. Tra le oltre cento vittorie, figurano nomi illustri, dal bulgaro Terver Pulev al russo Rakhim Chakhiye, battuto a Chicago nel 2007, mentre ai Giochi di Pechino, dovette lasciargli l’oro olimpico. Nel 2008 ha battuto l’ucraino Usyk e nel 2011 il russo azero Medzhidov, attuali campioni del mondo nei massimi e supermassimi. In semifinale ai giochi del 2008 stoppò il più alto americano Deontay Wilder, oggi lanciatissimo nei professionisti, indicato come il prossimo campione del mondo. Questo è il nostro massimo. Chiamato ad una impresa difficilissima, ma non impossibile.
La speranza Cammarelle
Il settimo azzurro del gruppo si chiama Roberto Cammarelle, il meno giovane della squadra (31 anni) e il più titolato in assoluto del dilettantismo italiano. Pugilisticamente nasce alla Rocky Marciano di Cinisello Balsamo, suo scopritore è il maestro Biagio Pierri. Debutta anche lui a 15 anni nel 1995. Precoce in tutto. Campione italiano II serie nel ’97, assoluto dal 2000 al 2007, otto tricolori a fila, nessuno come lui, A livello internazionale, spunta nel ’98 ai mondiali jr., crescendo anno dopo anno. La maturazione dal 2000, argento ad Halle in Germania, vice campione europeo nel 2002 a Perm in Russia. La sua bestia nera è il russo Povetkin, che lo batte ben cinque volte. Non sempre correttamente. Compresa la semifinale di Atene, dove i giudici sono molto generosi con Alex. Dopo l’oro olimpico, il biondo moscovita passa professionista e da quel momento inizia l’era di Roberto Cammarelle, che si presenta a Londra con un book sontuoso di risultati. Bronzo 2004 e oro 2008 ai Giochi, un bronzo e due ori mondiali, due argenti europei e decine di tornei vinti, l’ultimo a metà maggio a S. Pietroburgo, battendo la grande speranza russa Ivan Veryasov, che non conosceva sconfitte dal 2010. Dopo il secondo trionfo iridato a Milano nel 2009, Cammarelle sembra aver imboccato il viale del tramonto. Fuori nei quarti agli europei di Mosca nel 2010 ad opera di Kuzmin, l’ennesimo russo. Lo scorso anno va tutto storto: argento ad Ankara per il titolo continentale, ma la sconfitta finale contro Omarov è uno scippo dei giudici, Nonostante il calo finale dell’italiano, il russo aveva perduto. E’ ancora la difficoltà a tenere il ritmo alto per tutte e tre le riprese, il motivo dello stop ai mondiali di Baku, contro l’astro emergente inglese Anthony Joshua, un gigante di colore di 1,98 dal fisico statuario, anche se con mascella non proprio granitica. Finisce sul filo del punto, quindi del colpo, che Roberto non riesce a mettere a bersaglio. A quel punto sorgono dubbi notevoli, sull’effettiva possibilità di partecipare da protagonista per il mancino azzurro. La risposta, è quella del campione che non tradisce mai. Lavora in silenzio per mesi, ricostruisce fisico e morale, fatica più degli altri, essendo noto che la schiena di Cammarelle è a rischio da anni. Il fisioterapista Fabio Morbidini continua a compiere miracoli, rimettendolo in sesto dopo ogni incontro. Al resto ha pensato il campione olimpico. Quest’anno ha messo tutti in castigo, compreso il cubano Savon ad Assisi e, come già detto, vincendo il torneo di S. Pietroburgo. L’aspetto positivo è la condizione atletica, la ritrovata potenza del sinistro e l’autonomia sui nove minuti. Per i tecnici Francesco Damiani e Lello Bergamasco la fiducia è d’obbligo.
Alle Olimpiadi le donne in tre categorie
A Londra i qualificati sono 250 in rappresentanza di 80 nazioni e il coinvolgimento di 150 stati, tra mondiali e tornei di qualificazione, i pugili che lotteranno per le dieci medaglie d’oro olimpiche. Nel 2008 erano 36 in più, quota trasferita alle donne, che per la prima volta, trovano riconoscimento ufficiale in tre categorie: 51, 60 e 75 kg. Nessuna italiana, come era nei pronostici. Chi sono i favoriti nelle dieci categorie a Londra? Ve lo diremo in un prossimo servizio. Scoprirete anche il mondo della boxe al femminile, che non è un movimento di nicchia. Ai mondiali di maggio, iscritte 70 nazioni con oltre 300 atlete presenti.