Nella presentazione dell’evento, mi ero espresso per la vittoria sia pure di misura di Lomachenko, sbagliando pronostico. Ne prendo atto. Al The Bubble MGM di Las Vegas, la grande sfida tra l’emergente Teofimo Lopez (16) e l’ucraino Vasyl Lomachenko (14-2), tre cinture iridate in palio (WBO, WBA e IBF) si è conclusa con la chiara vittoria del giovanotto di New York, nato nel quartiere di Brooklyn, un tempo popolato da italo americani, il 30 luglio 1997, papà dell’Honduras, nazione per la quale l’allora diciannovenne Lopez prese parte ai Giochi di Rio 2016, uscendo all’esordio nei leggeri, battuto dal francese Oumiha che arrivò all’argento e l’anno dopo ai mondiali di Amburgo in Germania, colse l’oro. Lopez torna negli Usa, e quattro mesi dopo, il 5 novembre, passa professionista, battendo a Las Vegas, il messicano Ishwar Siqueiros (3-4-1) KO2. Dopo di allora per Lopez è stato un crescendo rossiniano, culminato con la vittoria sulla leggenda ucraina, apparso meno brillante del passato, oltre che appesantito, confermando che nei leggeri regala almeno una categoria. Può permetterselo contro gli inglesi Crolla e Campbell, gli ultimi due avversari affrontati nel 2019, mentre contro Lopez che ha il fisico da superleggero, ha pagato una serie di situazioni a lui sfavorevoli. Nelle prime otto riprese ha lasciato l’iniziativa al rivale che ne ha fatto ottimo uso, colpendo col diretto sinistro, muovendosi bene e non dando spazio a Lomachenko, salvo il secondo round, che l’ucraino si aggiudicava in virtù di alcuni colpi precisi. Premetto che non è stato un match selvaggio, neppure nella parte finale, quando Lomachenko, consapevole di essere indietro ha spinto al massimo, vincendo la nona, decima e undicesima ripresa grazie al maggior numero di colpi a bersaglio. L’ultimo round, lo considero pari, per cui il successo di Lopez mi è parso chiaro, con tre punti di vantaggio. Detto questo, ho visto un Lomachenko più macchinoso e meno rapido, anche nel gioco di gambe, mentre Lopez, in grande condizione fisica, ha dato dimostrazione di personalità e anche di lucidità tattica.
Mai soffrendo più di tanto, neppure nei round conclusivi quando Vasyl ha gettato tutte le energie sul ring per recuperare una sfida che gli stava sfuggendo. Senza essere un fenomeno, Lopez al momento tra i leggeri non vedo chi possa batterlo. Che sia destinato a salire di categoria questo non è escludere, anche se nei 60 kg. ci milita da quando aveva 16 anni. Dire che questa sconfitta segni il tramonto di Lomachenko mi sembra prematuro, anche se dopo una militanza iniziata oltre vent’anni fa, qualche segnale può averlo dato. L’ucraino ha tirato i primi pugni a sei anni, ovvero nel 1994 e in maglietta ha disputato 397 match con un pari e una sola sconfitta ufficiale, subita ai mondiali 2007 a Chicago, in finale contro il russo Albert Selimov, ritenuta un vero furto. Riscattata un anno dopo ai Giochi di Pechino, battendo nettamente il russo al match d’esordio. Dopo il secondo oro olimpico ai Giochi di Londra 2012, d’accordo col padre Anatoly che gli è sempre stato all’angolo, ha deciso il salto nel professionismo. In maglietta nessuno come lui: oltre ai due ori (2008 e 2012), tre ori iridati dilettanti: 2006 jr., 2009 e 2011, tutti i tornei più importanti vinti e le sei vittorie nelle WSB nel 2013, con la squadra ucraina, prima di passare pro. Debutta il 12 ottobre 2013 a Las Vegas a 25 anni, sotto l’ala organizzativa di Bob Arum. Mondiale piuma (2014), superpiuma (2016) e leggeri (2018). Era fermo da 14 mesi e questo può anche aver influito, ma la mia opinione è che la sua condizione non fosse al meglio. Di certo, ha lasciato l’iniziativa a Lopez per troppe riprese e il recupero era impossibile, salvo il KO.
Mi ricorda la tattica che il 21 novembre 2009 a Kiel in Germania, adottò Fragomeni, su suggerimento di Oliva all’angolo, perdendo la cintura WBC cruiser, di fronte al magiaro Zsolt Erdei, salito di categoria, pagando i primi round passivi. Lomachenko potrebbe ottenere la rivincita, visto che entrambi fanno parte della Top Rank di Bob Arum. Il neo triplo campione, dopo la vittoria ha sfidato con l’usuale tono provocatorio, l’imbattuto Devin Haney (24) il californiano di 21 anni, che difenderà la cintura WBC regolare il 20 novembre a Hollywood, contro l’assalto del cubano Yurirkys Gamboa (30-3), 39 anni a dicembre. Il caraibico è reduce dalla sconfitta subita dall’altro giovane rampante Gervonta Davis (23), 25 anni, di Baltimora nel Maryland, che nell’occasione fece contare Gamboa ben tre volte. Il 31 ottobre a S. Antonio nel Texas, Davis affronta il mitico messicano Leo Santa Cruz (37-1-1), 31 anni, unico a detenere le cinture WBA piuma e superpiuma, in un confronto assai equilibrato. Davis ha talento e caratterino difficile. Potrebbe essere interessato a salire nei leggeri, per entrare nel discorso di vertice. Sempre a Las Vegas, nei superleggeri, il californiano Arnold Barboza Jr (25), 28 anni, nei top ten WBC e WBO mantiene l’imbattibilità superando il valido Alex Saucedo (30-2), 26 anni, messicano di nascita, passaporto e attività negli USA, battuto nel 2018 dal texano Maurice Hooker 27-1-3) per il mondiale WBO, che deve accettare il miglior tasso tecnico di un avversario che punta al mondiale. Si pensava che supermedio Edgar Berlanga (Usa) 15 ko tutti al primo round, origini portoricane, dovesse allungare i round contro Lanell Bellows (Usa 20-6-3) 34 anni di Kansas City, ex campione d’America, che non era mai andato KO. Stavolta è crollato in meno di 2 minuti. Prima scosso dall’uno due, non ha retto ai due colpi successivi e l’arbitro lo ha fermato dopo 1’19”, ormai privo di difesa. L’altro superleggero Josue Vargas (18-1) portoricano di 22 anni, pro dal 2015, una sola sconfitta nel 2015, per squalifica, deciso a salire ai vertici, si conferma speranza della categoria, stavolta ai danni di Kendo Castanedas (Usa 17-3) di 26 anni, pro dal 2012 a 18 anni, che rimedia la terza sconfitta consecutiva.
Venerdì 23 ottobre, torna la Matchroom Italy dei Cherchi all’Allianz di Milano, a porte chiuse con diretta streaming DAZN, col ritorno del massimo leggero fiorentino Fabio Turchi (17-1) contro il lettone Nikolajs Grisunins (12-1-1) in palio il vacante titolo Internazionale IBF sulla distanza delle 10 riprese. L’11 ottobre 2019 a Trento, Turchi venne sconfitto con decisione non unanime contro l’inglese Tommy McCarthy. Verdetto punitivo determinato dal giudice italiano Barrovecchio, più realista del re, per fortuna messo a riposo per età. In quell’occasione, Turchi perse il titolo internazionale WBC. Molto interessante la prima fase di un torneo riservato ai pesi welter: il campione internazionale IBF Maxim Prodan (18-0-1) contro l’ex tricolore Nicola Cristofori (11-2-2), mentre Dario Morello (15-1) se la vedrà con Andrea Scarpa (24-6), sulla distanza dei dieci round. Il montepremi del torneo è di 50mila euro, da dividersi tra i partecipanti. Sul ring anche Ivan Zucco (11-0), Francesco Grandelli (13-1-1), Mirko Natalizi (7) e Samuel Nmomah (13). Il giorno dopo a Massa, per la Loreni Boxe, doppio tricolore. Il locale Francesco Barotti (8-1) sfidato dal campano Tommaso Melito (4-6-1) per il titolo mosca, vacante dal 2004. Nei piuma, il campione in carica Suat Laze (25-6-1) ha dovuto dichiarate forfait per essersi incrinato il polso destro in allenamento, rendendo il titolo vacante. Se lo disputeranno il massese Davide Tassi (10) 29 anni, buon tecnico e il veterano romano Emiliano Salvini (19-31-2) di 41 anni, attivo dal 2000, cinque sconfitte negli ultimi match, tutte ai punti e quattro in Francia. Sempre pronto a tappare tutti buchi. Per Tassi un match da vincere, poi dovrà affrontare l’albanese residente a Como. Un programma interessante con Dragan Lepei (19-2-2) contro Vadim Gurau (6-6) nei supermedi, oltre al giovane e promettente superwelter Yassin Hermi (2), 19 anni, contro Gomez Vargas (3-15-1).
Giuliano Orlando