di Giuliano Orlando
MONZA. Un Lorusso ad orologeria ha spedito lo spagnolo Perez KO al 12° e ultimo round, dopo averlo dominato per tutto il match, diventando il nuovo campione d’Europa dei pesi gallo, titolo vacante. Questo almeno per tutto il pubblico e penso anche per gli spettatori che l’hanno seguito in televisione. Ma dietro questo successo meritatissimo, ci sono ombre sia pure non ufficiali, ma molto credibili, che hanno il sapore della beffa sfiorata. Chi ha visto i cartellini dei tre giudici, assicura che al penultimo round, uno aveva sei punti e l’altro due per lo spagnolo, il terzo segnava un punto per Lorusso! Se questo è vero, siamo al punto in cui l’EBU è arrivato al fondo di un tunnel senza ritorno. Cosa sarebbe successo se si fosse andati ai punti, con la vittoria di Perez? Come avrebbero reagito i tanti spettatori, straconvinti del largo successo del loro beniamino? Ci chiediamo come possono essere designati questi giudici inadeguati o in malafede. Per la precisione erano il belga Daniele Van De Wile che ha arbitrato mondiali importanti, ma forse è arrivato al capolinea, il lettone Vladislav Kadikis (ci chiediamo se valeva il costo di una strasferta niente male, per un soggetto tanto incapace) e il francese Cristophe Fernandez. Arbitro lo svizzero Fabis Guggeheim, supervisore l’altro svizzero Pete Stuki di provata esperienza. Ci chiediamo cosa scriverà nel rapporto sui giudici. Il match si è snodato senza emozioni nel senso che Lorusso con apparente facilità arrivava al bersaglio colpendo preciso lo spagnolo, con un rapporto di dieci a uno. Perez più basso non è mai arrivato a chiudere la distanza e a colpire preciso un Lorusso troppo rapido negli spostamenti e in assoluta tranquillità. E’ vero che non forzava, ma i pugni arrivavano sia sul viso che al corpo di un Perez, tecnicamente molto limitato. Personalmente avevo quattro punti per Lorusso ed ero stato molto severo con l’italiano. A questo punto, trovo anche la giustificazione, sia pure colpevole, da parte dell’arbitro svizzero Guggeheim, che non ha fermato il match dopo il primo conteggio, come andava fatto, facendo subire a Perez pugni pesanti e precisi gratuiti e pericolosi, tanto che il professor Mario Sturla dopo il match, ha fatto ricoverare Perez in ospedale per accertamenti. Fortunatamente con esito negativo. Evidentemente l’arbitro conosceva la situazione dei giudici è ha cercato di salvare lo spagnolo. Atteggiamento scriteriato e ingiustificato. Questa EBU va commissariata e riformata! Dopo 15 anni, ovvero dal 2007, l’Italia torna sul trono europeo. L’ultimo nostro campione di categoria fu il sardo Simone Maludrottu (30-3), di Olbia, detto Boom-Boom per la potenza dei pugni, che l’aveva conquistata nel settembre del 2004, scalzando il francese Frederic Patrac (26-8-1) e difesa ben otto volte. L’aveva lasciava per tentare il mondiale gallo WBC in Giappone, contro Hozumi Hasegawa, contro il quale perse onorevolmente ai punti. Dopo tanti anni un italiano con pieno merito a dispetto di due giudici inetti, Alessio Lorusso riporta l’Italia a possedere una cintura europea. Sono tempi di magra e purtroppo la situazione non è delle migliori. Le nazioni più forti, in particolare Inghilterra, Spagna e Francia, non solo conquistano titoli con merito, ma all’occorrenza fanno proprio anche quello che non meriterebbero. D’altronde l’EBU che dovrebbe essere equa, si adatta alla situazione e per non correre rischi, fa come le tre scimmie indiane (non vedo, non sento e non parlo) e va avanti, mantenendo salde poltrone che scaldano il culo dei solti noti da oltre trent’anni. Il sottoclou era affidato al tricolore piuma. Titolo in possesso dell’anconetano Mattia Occhinero (9-1-1), 26 anni, inedito per i nostri ring, conquistata lo scorso maggio a Ferrara in modo sbrigativo contro Mattia Musacchi finito KO al terzo round, davanti ai suoi tifosi sbigottiti. Il campione, vincitore degli ultimi cinque incontri per KO, compreso quello inflitto il 28 agosto 2021 a Copenaghen, al fino ad allora imbattuto pugile di casa Michael Nielsen (5-1) messo al tappeto nel secondo tempo, ha affrontato un altro Mattia, l’emiliano De Bianchi (14-1) detto “Lo Spartano”, origini nomadi e temperamento di fuoco. Già campione italiano, un anno addietro subì la prima e unica sconfitta da Luca Rigoldi, ovvero l’ex campione d’Europa. I due hanno disputato un match spettacolare e intenso, con alterni vantaggi fino all’ottavo round, che a giudizio personale li vedeva in perfetta parità. Sfida condotta a ritmi altissimi, scambi frenetici senza soluzione di continuità. Talmente corretti che l’arbitro Antonio Marogna non è mai intervenuto. Alle serie dello sfidante, rispondeva il campione con grande precisione e un pizzico di potenza in più. Questo fino all’ottava ripresa. Le ultime due hanno segnato l’esito, con De Bianchi che ha aumentato il ritmo e Occhineri più stanco e meno preciso. Un pari non avrebbe scandalizzato nessuno, ma tra i due il premio tricolore lo meritava lo sfidante. Tanto di cappello ad entrambi e una rivincita ci starebbe tutta.
Negli altri match che hanno preceduto i main event, il ventenne mediomassimo casertano Mattia Vinciguerra, già azzurro nei dilettanti ha debuttato col brivido contro il serbo Milos Keljanovic (1-1), 27 anni, che lo ha incrociato in avvio di match, facendolo contare. L’italiano si è subito ripreso, attaccando con furia e nella terza tornata restituiva la “cortesia” al rivale, distanziandolo nettamente al termine dei quattro round. A parte la distrazione iniziale, Vinciguerra conferma temperamento e continuità. La non più verde superleggera padovana Silvia Bortot (10-1-1), 37 anni compiuti, pare decisa a puntare all’europeo che detenne anni addietro. Primo passo verso il traguardo, la vittoria sulla montenegrina Alexsandra Vujovic (5-21-2) dieci anni meno e tanta esperienza messa sul ring, che le ha permesso di tenere testa per tre round alla Bordot. Situazione cambiata nella seconda parte, con la veneta più registrata e veloce che imponeva il ritmo e vinceva chiaramente la sfida. Il superleggero campano Gianluca Ceglia (18-4-1) 32 anni, di S. Valentino Torio, non è tipo che si arrende. Dopo la sfida europea fallita in Francia, intende ripartire per riprovare. Il primo test contro il collaudatore Maycol Escobar (10-30-2) del Nicaragua, di 35 anni, residente in Italia, pronto per ogni incontro. Così è stato anche a Monza, dove pur perdendo netto ha fatto la sua bella figura. Il superwelter catanese Simone Buremi (1-1), anni 23 è stata un grande speranza nelle categorie giovanili tra i dilettanti, ma gli è sempre mancato lo spunto per il salto di qualità. Anche in questo caso, pur mostrandosi tecnicamente migliore ha ceduto d’un soffio alla vigoria di Mohammed Graich (3), veronese d’importazione, 27 che ha supplito col carattere alla minore base pugilistica. Guadagnandosi, pur non trovando d’accordo l’angolo di Buremi, la finale del torneo federale. Il superleggero Hugo Micallef (4), residente a Montecarlo 24 anni con grandi ambizioni, ha tenuto a bada il coetaneo tedesco Ilias Kallouch (8-2), usando bene il sinistro che andava spesso a bersaglio. Ilias ha tentato di accorciare, ma l’intento non è andato a buon fine, perdendo chiaramente sui sei round.
Giuliano Orlando