"Il maestro e il campione. Una storia di boxe" - La recensione di Datasport

Pubblicato il 26 agosto 2020 alle 12:30:04
Categoria: Libri di Sport
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Se amate fare a botte non leggete questo libro. Converti e Imparato: vite di ring parallele. Luisa Mandrino – Il maestro e il campione. Una storia di boxe – Blonk Editore – Pag. 284 – Euro 16.00.

di Giuliano Orlando

Conosco Vincenzo Imparato e Ciro Converti, i protagonisti di questa storia vera, da molti anni. Ne ho apprezzato la correttezza del primo, ottimo dilettante e poi bravo professionista come le qualità del suo maestro che nella palestra di Vigevano ha saputo far crescere numerosi campioncini. Non sapevo nulla dell’autrice per cui ho letto il libro con la giusta curiosità, ma anche con la certezza che le parole di stima spese dal professor Mario Ireneo Sturla, nei suoi riguardi, non potevano venir meno, scorrendo il libro. Storie di pugilato ne sono state scritte a centinaia, con risultati non sempre confortanti. La noble art è una disciplina facile in apparenza, assai difficile nella sostanza. Ci hanno provato esperti ed orecchianti, convinti di trasformarsi da ranocchi in principesse. Sbagliando il bacio. La prima impressione positiva, l’ho avuta leggendo il retro della cover: “Per entrare in questa storia ha sceso gli scalini di una palestra di pugilato e indossato i guantoni. Laggiù il ring, con tutte le sue luci, le ha insegnato ad amare la boxe”. Brava Luisa, hai iniziato dalla parte giusta. Non la prima, ma nel segno dell’umiltà vera. Ci sono stati esempi clamorosi, di sociologi e scrittori già famosi che per capire questo straordinario sport, sono entrati in palestra e provato a salire sul ring. Qualcuno ne è rimasto così affascinato da voler combattere realmente. Questa sua esperienza inedita, si è trasformata in un piacevole dipanarsi di situazioni, nella sua stesura cronologica, dove i vari protagonisti vengono descritti con misura, senza usare toni trionfalistici o denigratori. Da Joe Leone, realtà e fantasia, agli avversari di Vincenzo, come gli uomini d’angolo del maestro Converti, a sua volta ottimo dilettante e allievo insegnante di un grande campione come Guido Ferracin. Lo stesso approccio di Vincenzo verso la boxe, passa dal calcio, come migliaia di ragazzi. Il debutto sul ring, la carriera brillante nei dilettanti, quella ancor più titolata da professionista, la prima conquista tricolore battendo Pompilio a Follonica e poi il dramma per la morte dell’amico Fabrizio De Chiara, sfidante al suo titolo italiano, dal quale due anni prima era stato sconfitto per KO. Pagine delicate, dove i pugni come in una tragedia greca hanno il sapore della fatalità. Fabrizio muore sul ring, e questo infame destino, Vincenzo lo porta dentro come un macigno che gli opprime il cuore. Il libro ha il pregio della precisione dei fatti e nella descrizione di tutti gli attori chiamati sul palcoscenico. Una storia di ring, ma anche sociale e umana. Imperdibile l’arrivo dei Converti a Vigevano da Taranto, dove papà Vincenzo conduceva un avviato negozio di frutta, costretto a chiudere per la grave crisi dei primi anni ’60. Quando giunge in auto con la famiglia, nella capitale della produzione calzaturiera, mentre sta per entrare nella nuova casa, sente le urla del proprietario: “Via da casa”. Il motivo è semplice: sono terroni. Ma Vincenzo che aveva già pagato in anticipo, non si perde d’animo. Chiama i carabinieri e i Converti hanno via libera. Pochi giorni dopo, l’affittuario chiede scusa. La tragedia di Di Chiara, fece riflettere su cause e conseguenze. Importante fu il contributo sia del maestro Converti e del professor Mario Sturla, che introdusse importanti modifiche a tutela dei pugili, iniziando dal diminuito numero di riprese per i titoli nazionali. Oggi Vincenzo Imparato vive a New York dove conduce una fattiva attività commerciale nel campo del caffè in capsule. Marito e padre felice di due gemelle, ha realizzato la soddisfazione di essere protagonista in un libro, confermando la tenacia che è sempre stata la sua dea ideologica. Con la fortuna di aver trovato la persona giusta nel raccontare la sua storia, che senza aver cambiato le regole della boxe, ha dimostrato che si può scrivere un bel libro, anche se non sei Sugar Ray Robinson o Rocky Marciano.

Giuliano Orlando