Il basket piange la scomparsa di Gianfranco Benvenuti. Ieri se n'è andato a 79 anni uno degli allenatori più longevi e carismatici della storia della pallacanestro tricolore. E' morto ieri nella sua Livorno dopo avere sofferto per una lunga malattia che ne ha minato la sua salute. Benvenuti lascia la moglie Graziella, il figlio Alessandro e i tantissimi sostenitori che lo hanno seguito per tanti anni.
Nato a Borgotaro il 12 settembre 1932, Benvenuti ha iniziato la carriera nei giovanissimi della Libertas Livorno, con cui ha vinto lo scudetto contro la Simmenthal Milano. Da allenatore di prima squadra ha guidato Trapani, Reggio Calabria e Montecatini, tutti club con cui ha ottenuto brillanti risultati.
A lui il merito di avere lanciato ottimi prodotti del nostro basket come Alessandro Fantozzi e, soprattutto, la leggenda Mario Boni. Artefice di diverse promozioni con Montecatini, è stato pure ct della Nazionale femminile che ha portato al bronzo nel 1974. Viene ricordato non solo come un grande tattico, ma anche per essere un uomo carismatico che trasmetteva grinta e umanità.
Dan Peterson lo ha omaggiato con queste parole: "Gianfranco Bevenuti - dice la leggenda del basket al Tirreno - era rispettato e temuto come allenatore. L'ho affrontato molte volte. Ricordo questa sensazione: lui aveva sempre il quintetto giusto in campo, lui faceva tutto in maniera semplice e non faceva mai una cosa strana. Proprio il tipo di coach che mi faceva molto scomodo. Preferivo cento volte affrontare un 'mago' che uno 'schiavo della semplicità'. La geniata ti batte raramente, la cosa semplice fatta bene ti fa soffrire. E lui mi ha fatto soffrire ogni partita". Frasi commosse per ricordare Benvenuti, un uomo destinato a restare impresso nella memoria dei grandi appassionati di basket.