Da riserva di legname alla rinascita dell’Alta valle Varaita nelle Alpi Occidentali – Mattia Bianco – Il bosco dell’Alevé. Camminare nel Parco del Monviso – Fusta Editore – Pag. 144 – Euro 16.90.
Il bosco dell’Alvé nel versante orientale del Monviso è una delle foreste più ricche delle Alpi. Già la sua formazione di pino cembro, tra le più estese dell’arco alpino, territorio già noto al tempo dell’Impero Romano, citato da Plinio il Vecchio e riscontrabile nell’Eneide di Virgilio. Questa immensa foresta è uno scrigno contenente flora, fauna e lingue, un affresco fiabesco che merita di essere protetto per le generazioni future. Purtroppo la caccia in tempi non lontani ha cancellato animali che davano vita all’ambiente, come la lince e la lontra, mentre l’abbandono della montagna ha permesso al cembro di sopravvivere dopo il disboscamento selvaggio utilizzato come legname per erigere le barricate. Merito anche della nocciolaia, minuscolo corvide nero, che raccoglie i pinoli caduti a terra e li nasconde nel terreno, per cibarsi nell’inverno. Quelli che restano, quando la neve si scioglie germogliano dando vita a nuovi alberi. Camminando in questo bosco vi sembra di entrare in una favola, dove i rumori sono soltanto il canto dei ruscelli e lo stormire delle foglie mosse dal vento. In questo paradiso naturale esistono regole precise da rispettare. Puoi portare un cane, tenendolo a stretto controllo evitando che disturbi la fauna, nel parco è vietata la caccia e la pesca. La raccolta dei funghi è possibile solo se si è in possesso dell’autorizzazione. Nell’area del parco non si possono raccogliere fiori, fuori dai limiti e in numero limitato. Consentito il campeggio, esclusa la zona delle torbiere alpine, per un massimo di 48 ore. Auto e moto solo sulle strade, il fuori strada è vietate in tutta la regione Piemonte. Come l’abbandono dei rifiuti, che vanno portati a valle e depositati nei cassonetti. Nel 2013, l’UNESCO ha riconosciuto il territorio attorno al Monviso riserva della Biosfera. Area di 400.000 ettari, 300.000 abitanti, 87 comuni italiani e 21 francesi. A questo punto il lettore può scegliere tra i vari itinerari proposti dagli esperti. Il primo riguarda i Laghi dell’Alevé, il Bagnour dove si può sostare nel rifugio, una passeggiata di 6 km. con possibili varianti al lago Secco arrivando a Pontechianale il paese più a Nord della valle Varaita, il secondo entra nel cuore del bosco partendo da Villaretto con diverse varianti, rifugi e ampie distese boschive. Il terzo inizia da Borgata Caldane, tocca grange Auriol, grange Cruset, croce di Ciampagna, la baita Paieim borgata Alboin, Serre e Caldane, percorso di 13 km. che richiede almeno 5 ore, percorrendo il bosco da seme, dove in passato operavano gli acrobati dell’Alevé, giovani che salivano in cima ai cembri scuotendoli per far cadere le pigne. Quarto itinerario. I forni di Casteldelfino, che tutto il paese li usava per il pane, i pascoli e i borghi di Bertines. Al riparo della cembreta, lungo l’antica strada di valle, si snoda il quinto itinerario, tra Sampeyre e Casteldelfino fino ai rifugi Bagnour e Alevé. Seguono altri sei percorsi, che l’opuscolo descrive con ogni dettaglio, a completamento di un lavoro perfetto di conoscenza di questo territorio di incomparabile bellezza.
Articolo e recensione di Giuliano Orlando